giovedì 29 novembre 2018

Luigi Natoli: Il segreto del romito. Tratto da: Il paggio della regina Bianca

Il romito finalmente levò il capo, guardò il giovane, e con una voce lieve, ma con un tono che lo fece rimescolare, gli disse:
- Siedi accanto a me…
Il giovane non gli vide muover le labbra; la voce pareva uscisse dalle profondità della terra: era la voce di un altro mondo. Egli ubbidì con una specie di religiosa commozione.
Così, forse, nei tempi preistorici, gli uomini si chinavano sulle tombe per ascoltare le voci dei trapassati, ai quali chiedevano consigli, auguri, benedizioni.
Dopo un minuto di silenzio, il romito disse lentamente e quasi scandendo le parole:
- Figlio di Andrea Chiaramonte, t’ho aspettato lunghi anni… eccoti qui, dunque. Dio sia benedetto!... Siedi e ascolta.
Attonito, Giovannello  ubbidì, e guardato ancora di più fissamente il vecchio, cedendo alla curiosità, gli domandò:
- Chi siete? padre, chi siete?
- Lo saprai…
Vi fu un istante di silenzio. Un non so che di religioso pesava nella grotta e sull’anima di Giovannello. Il romito parve raccogliersi; sulla sua fronte si vedeva l’ombra dei pensieri, come sul cielo le nubi. Egli cominciò con voce bassa, che pareva uscisse dall’invisibile:
- Tu eri ancora un fanciullo quando avvenne la catastrofe della tua casa… Forse non sarebbe avvenuta, e tu saresti il primo barone del regno, se Andrea avesse accettato le offerte del duca di Montblanc… Tu ignori che il padre del re desiderava destinarti marito della figlia di don Ferrante Lopes de Luna, una cugina del re… Andrea rifiutò per non imparentarsi con lo straniero… Dio gli perdoni!... Egli credette nella concordia dei baroni convenuti a Castronovo; credette che in tutti fosse vivo e potente il sentimento dell’indipendenza del regno… e i baroni lo tradirono… Forse tu sai quel che ne seguì: la guerra, le persecuzioni, il tradimento. Andrea si sottomise, ebbe fede nella lealtà del vecchio Martino, e il vecchio Martino finse di perdonargli e di accoglierlo, e lo gittò nelle mani del boia. C’era chi lo istigava… c’era chi voleva la rovina del conte…
- Chi, padre? – domandò fieramente Giovannello, che ascoltava con religioso raccoglimento.
- Messer Bernardo Cabrera…
- Ah!
- Dopo la morte di Andrea, venne la volta dei parenti. Uno di essi cercò uno scampo nella fuga, inseguito come un lupo di borgo in borgo, per valli, per monti… Egli aveva dinanzi agli occhi la visione della scure lampeggiante in aria… del capo reciso e sanguinante preso pei capelli… e dietro, alle calcagna, una muta di cani anelanti di strage, sitibondi di sangue… Era così giunto a Messina. Sperava di trovavi una feluca, una galea, una barca, per recarsi a Napoli e invocare la protezione di Costanza… Ma ecco la feroce muta sopraggiungere, gridando: “Eccolo! eccolo!... Morte al Chiaramonte!... Morte al traditore!”. Quell’uomo ebbe il tempo di balzare in sella, e fuggire, senza saper dove, trasportato dalla furia del cavallo, che pareva impazzito anch’esso… Un istante che avesse indugiato, egli sarebbe stato preso, e, forse, fatto a pezzi… perché alle grida dei suoi inseguitori s’era adunata a un tratto anche una folla minacciosa. Ah! quella fu una fuga incredibile, terrificante… Il cavallo non sentiva più il freno, e la mano non aveva più coscienza per governarlo… Volavano su per un sentiero selcioso, che sfavillava sotto le zampe… Il sentiero saliva; portava in una montagna? chi lo sapeva? né cavallo né cavaliere vedevano… Il cavaliere si accorse improvvisamente che dinanzi a lui la roccia finiva e si spalancava il vuoto mostruoso, immenso… Ebbe la coscienza del pericolo, tentò arrestare la furia del cavallo, ma invano. La bestia infellonita e cieca spiccò un salto… Un grido!... cavallo e cavaliere sparvero: un gran tonfo, le acque del mare si apersero, spumeggiarono, si richiusero sopra di loro…
 I soldati che l’inseguivano si affacciarono con orrore sull’orlo della rupe, che cadeva a picco sul mare, e stettero lì vedendo le acque ancora frementi e rosseggianti, sulle quali poco dopo videro galleggiare il cavallo con le gambe spezzate…
- E il cavaliere?
- Lo credettero morto…
- E non lo era?...
- No: il cavallo lo salvò…


Luigi Natoli: Il paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1400, al tempo che segnò la fine dei Chiaramonte...
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1921
Pagine 702 - prezzo di copertina € 23,00
Disponibile presso Librerie Feltrinelli. 
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