venerdì 16 novembre 2018

Luigi Natoli: La conversazione di Donna Felice Orsini Colonna. Tratto da: La dama tragica.

Donna Eufrosina, come aveva promesso aveva già cominciato a frequentare la conversazione della Viceregina.
Donna Felice Orsini era sui quaranta, e se non bellissima, aveva un aspetto gradevole, e una dignità di modi e di parola, non disgiunta da un certa grazia, che la rendevano ancor più simpatica. V’era nella sua persona e nei suoi atti quella compostezza che appare nelle statue delle antiche matrone romane.
La sua conversazione alla quale spesso prendeva parte anche il marito, era perciò frequentata volentieri dalle dame di Palermo. Da vera matrona romana, abituata alle grandi corti pontificie, aveva portato nella sua dimora, e nel suo ufficio semiregale, qualche cosa di quei gusti intellettuali: cosicchè non mancavan mai in quelle conversazioni uomini virtuosi nelle arti e nelle lettere E vi sonava il liuto don Mario Cangialosi, giudicato il più valente sonator di liuto che fosse in quei dì in tutta Italia; vi recitavan versi siciliani, toscani e spagnoli Argisto Giuffredi, il barone di Montemaggiore, il cavaliere Tomaso Ballo; don Bartolomeo Bonanno, don Geronimo e don Vincenzo di Giovanni, don Geronimo Branci, altri letterati, e qualche volta Antonio Veneziano, che era spirito troppo libero per piegarsi a usi di corte. V’era stato da qualche giorno introdotto un pittore poeta d’umore bizzarro e così strano che divertiva dame e cavalieri, e lo stesso Marcantonio Colonna ci si spassava. Era Francesco Potenzano.
Donna Enfrosina fu accolta in quella società, con benevolenza da donna Felice Orsini, con ammirazione dai cavalieri, con simpatia dalle dame.
Su le prime ella provò una certa soggezione. Vissuta nella prima giovinezza in monastero; entrata nell’austera solitudine della casa del suocero: costretta nell’ombra dalla morte della suocera, non aveva altra pratica del mondo che quella piccola corte, che s’adunava in sua casa, e della quale ella era il centro. E questa corte, a lei, che usciva dalla solitudine, pareva una gran cosa.
Ora invece si trovava d’un tratto in una società più vasta; fra dame di nobiltà e ricchezza maggiore della sua. Grandi nomi, che avevano scritto pagine nella storia del regno. Ventimiglia, Lanza, Moncada, Branciforti, Del Carretto, Valguarnera, Calvello, Filingeri, Aragona, Bologna, La Grua; grandi stati che occupavan mezza isola. I Corbera erano anche essi vecchia nobiltà, ma non da stare a paro dei Ventimiglia o dei Branciforti; e il loro feudo del Misilindino spariva dinanzi a quelli dei Branciforti, che avevan principati, duchee, marchesati e contee. Quanto a lei veniva da una famiglia di cadetti, che si rinobilitavano con la toga.
E centro di quella nuova società nella quale essa entrava, era una dama di antichissima famiglia e delle più illustri di Roma; moglie di un uomo pari di nobiltà, e di gran fama, che in Sicilia faceva le veci del re, e aveva onori e prerogative sovrane.
Ma donna Eufrosina possedeva la ricchezza maggiore che una donna possa desiderare, e che tutte le dame le invidiavano: aveva la bellezza, una bellezza piena di seduzioni che il giorno dopo, nella stessa corte, le procurò un trono, diverso da quello della Viceregina, ma non meno dominatore.
Così la terza volta che ella andò alla conversazione della Viceregina, aveva già ripreso il dominio di sè, e aveva cominciato a dar saggi del suo spirito colto e versatile; di quella cultura superficiale che basta a render più piacevoli i frivoli discorsi delle dame; e di quella versatilità dilettantesca, sufficiente a dare diversi atteggiamenti allo spirito e ad affinarne il gusto.
Il primo a rendere omaggio a donna Eufrosina fu Marcantonio Colonna. La qual cosa diede il tono ai cavalieri, e destò una piccola e segreta invidia nelle dame. Nube passeggera. Donna Eufrosina conquistava anche le dame, con la sua graziosa civetteria quasi infantile….

Luigi Natoli: La dama tragica. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1563, al tempo del vicerè Marco Antonio Colonna. 
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1930.
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