mercoledì 7 novembre 2018

Luigi Natoli: La morte di Majone da Bari. Tratto da: Gli ultimi saraceni

L’Almirante riconobbe la voce: e vide nel tempo stesso uscire dalle arcate e avanzarsi delle figure, che la torcia illuminava biecamente. 
- Sei tu, Bonello? – gridò Majone non senza ira e dolore; – vieni tu dunque veramente in forma di nemico? 
- No! – gridò Matteo Bonello, balzandogli addosso col pugnale alzato; – ma di vendicatore!...
- Non mi coglierai! – rispose Majone parando bravamente e cercando alla sua volta di colpire il giovane signore. 
Matteo de Ajello e Adenolfo sguainate le spade si lanciarono in difesa dell’Almirante; ma ecco accorrere una folla d’armati, e innanzi a tutti messer Matteo da Partinico e Orsello, dall’aspetto feroce. 
Le arcate della via risonarono dello stridore delle armi e della furia della zuffa; ma fu come il passare rapido e travolgente di un nembo. Il protonotaro, ferito malamente fuggì, Adenolfo cadde; Majone colpito lievemente una prima volta, ebbe un secondo colpo tremendo nella gola. Così tremendo e furioso, che Bonello gli cadde addosso, e l’arma pel suo peso si spezzò dentro il petto dell’Almirante, che non potè dir neppure: Domine, aiutami!
Matteo Bonello si levò tutto intriso di sangue, col troncone del pugnale stillante in mano, gridando potentemente con feroce gioia di trionfo: 
- Giustizia è fatta!... Il tiranno è caduto!...
Allora la folla si raccolse, urtandosi, pigiandosi. La torcia che era caduta per terra, in un canto, mandava lampi balzellanti di rossa luce, che si alternavano con le tenebre, e illuminando appena, a sprazzi intermittenti, di sbieco quelle figure scomposte e confuse, accrescevano l’orrore di quella scena. 
Un armato raccolse quella torcia, la squassò, ne rinnovò la fiamma: e allora tutta quella turba, levando in alto spade e pugnali, gridò: 
- Morte ai tiranni! Giustizia e libertà!...
E si mosse; innanzi a tutti Matteo Bonello, esaltato dal gesto compiuto. 
Ma a un tratto un uomo si avanzò; fermò la folla, col viso raggiante di gioia. 
- È caduto? È caduto? – domandò. 
E fattosi largo, tolta di mano all’armato la fiaccola si avvicinò al cadavere di Majone, lo illuminò, e si chinò a spiarlo. 
Il grande Almirante giaceva supino, con le gambe distese, le braccia distese, i pugni serrati, gli occhi spalancati nello spasimo della morte, la bocca piena di sangue; ma nell’insieme superbo e feroce anche nella morte. 
Quell’uomo lo guardò un istante, con le nari dilatate, come iena che fiuti il sangue; poi sollevatosi, alzate le mani, fece sugli astanti un segno ieratico di benedizione, e gridò:
- Dio vi ha liberati dalla schiavitù di Faraone!...
E la folla riconosciuto quell’uomo, gridò: 
- Viva messer Ugo! Viva l’arcivescovo!...
- Gridate viva messer Bonello, viva il nostro liberatore!
E tutti a ripetere quel grido. 
Messer Ugo si avvicinò all’eroe di quel gesto, lo abbracciò, gli domandò: 
- Dov’è l’arma della giustizia e della vendetta?
- Eccola, non ne è rimasto che questo! – disse Bonello mostrando il troncone. 
- Dammelo! – disse l’arcivescovo – vo’ che rimanga come monito eterno!...
E preso il troncone sanguinante ancora, branditolo come una croce, lo levò in alto, e gridò alla folla: 
- Andate! E compite l’opera di liberazione!...
La folla si rovesciò per la via Coperta, empiendola di grida; uscì per strade di traverso nella via Marmorea, battendo alle porte delle case, urlando, cantando, sghignazzando sulla morte del gran tiranno; e intanto messer Ugo picchiava alla porta dell’episcopio. 
- Nicola! Nicola! Apri, su!.. E porta una lanterna, un martello e dei chiodi!...
Quando Nicola mezzo spaventato aprì la porta, e recò quanto l’arcivescovo gli aveva domandato, questi gli disse enfaticamente: 
- Inchioda questo troncone di pugnale sulla porta, perché vedendolo i tiranni tremino della vendetta dei popoli!
E per la via Coperta risonarono lugubremente i colpi del martello, intanto che di lontano giungeva l’eco delle grida della folla briaca di sangue; e per terra, a pochi passi il corpo del grande Almirante proiettava la sua ombra spaventevole e sanguinosa.


Luigi Natoli: Gli ultimi saraceni. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1100, al tempo di Guglielmo I
Pubblicato per la prima volta a puntate in appendice al Giornale di Sicilia dal 05 agosto 1911, viene raccolto per la prima volta in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori. 
Pagine 719 - Prezzo di copertina € 25,00
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

Nessun commento:

Posta un commento