lunedì 19 novembre 2018

Luigi Natoli: dalla Biblioteca Comunale alla Chiesa di S. Giuseppe - Tratto da: Guida di Palermo e suoi dintorni 1891

Nella via S. Michele Arcangelo a sinistra della chiesa si trova la
Biblioteca Comunale alla quale si accede da un severo portico di stil dorico. Fu fondata nel 1760, nel palazzo municipale; e trasportata ove ora trovasi nel 1775, dopo la cacciata dei Gesuiti. La Biblioteca contiene più di 150 mila volumi, circa 3 mila manoscritti di Siciliani, tesoro unico nel suo genere, fra cui dei codici di altissimo valore, una preziosa collezione di edizioni aldine e siciliane del secolo XV; un medagliere arabo.
Accanto alla Biblioteca trovasi la Chiesa di S. Michele Arcangelo, costruzione del secolo XVII, sopra altra chiesa antichissima, fondata nel 1149, dal chierico Crisanto, del quale diceva una iscrizione quatrilingue conservata dagli eruditi ma or perduta, “Crisanto chierico dell’Augusto re Guglielmo, signore d’Italia, di Lombardia, di Calabria, di Sicilia e d’Africa”. La chiesa ora è aggregata alla Biblioteca, i quadri furono trasportati al Museo. Sotto la chiesa, diramandosi sotto la sagrestia di Casa Professa e sotto la chiesa dei SS. Quaranta Martiri esistono importanti catacombe cristiane, alle quali, però, non si è procurato di dare accesso. Nella vicina piazzetta dei SS. Quaranta Martiri, al muro della chiesa è apposta una lapide che ricorda i dieci cittadini fucilati nel 1822, che ivi cospirarono. Da questa piazza si esce nella via Macqueda presso alla
Chiesa di S. Orsola, compiuta nel 1662. Di notevole contiene un Martirio di S. Orsola, una bellissima Madonna del Novelli, e un San Girolamo dello Zoppo di Gangi.
Presso alla chiesa di S. Orsola, e a fianco del palazzo Comitini, s’apre la via Bosco, nella quale si scorge qualche vestigio di antico palazzo, ed ha sede l’Istituto Ventimiliano eretto nel 1835 dalla liberalità del conte Gaetano Ventimiglia, per raccogliere e indirizzare alle arti e ai mestieri i fanciulli poveri. Tornando indietro per la via Macqueda, ripassando innanzi alla Regia Università si giunge alla
Piazza Vigliena o Quattro Cantoni, (P. E4) che forma il centro della città murata, ed è il ritrovo ordinario dei palermitani, come la Galleria a Milano, la piazza Colonna a Roma. La piazza fu cominciata l’11 dicembre 1608; ha forma ottangolare, e le quattro facciate, le cui decorazioni non furono finite prima del 1662, sono uguali. Ne fu architetto Giulio Sasso, romano. Ciascun cantone o facciata ha tre ordini di architettura, il primo dorico, il secondo ionico, il terzo composito: nel primo ordine vi è una fontana sormontata da una statua che rappresenta una delle Stagioni; nel secondo dentro una nicchia uno del re della casa d’Austria, nel terzo, parimente entro nicchia, una delle sante vergini palermitane. Nella facciata appartenente alla sezione Palazzo Reale le tre statue sono, la Primavera di Gregorio Tedeschi, Carlo V di Carlo Aprile, e Santa Cristina: nella facciata opposta – che appartiene alla sezione Castellammare, l’Autunno di Nunzio La Matina, Filippo IV dell’Aprile e S.Oliva; nel cantone a destra – rispondente alla piazza Pretoria
– Sezioni Tribunali, l’Inverno del La Matina, Filippo III dell’Aprile e S.Agata; nel cantone a sinistra – Sezione Monte di Pietà, l’Estate del Tedeschi, Filippo II dello stesso Aprile e S. Ninfa.
Delle quattro statue dei re fu creduto autore Scipione, o Giambattista Li Volsi; in vero Scipione Li Volsi fece due statue di bronzo, quella di Carlo V e quella di Filippo IV; ma il Senato palermitano, mutando pensiero, collocò la prima in piazza Bologni, dove ancora si vede; la seconda innanzi al Palazzo Reale e fu abbattuta e rifusa come si disse; e ordinò all’Aprile le quattro statue di marmo per le decorazioni della piazza Vigliena.
L’edifizio al quale appartiene il cantone di S. Cristina o del palazzo Reale è la
Chiesa di S. Giuseppe, (P.19, E 4) di colossali proporzioni e magnifica architettura e ricca decorazione. Ne fu architetto Giacomo Besio, che cominciavala nel 1612 e fu inaugurata nel 1645 dal vicerè marchese Los Velez; di grandioso effetto sono le otto colonne di un sol pezzo, alte, senza i capitelli, e le basi, 10 metri, le quali sostengono la cupola. Le pile dell’acqua benedetta sono del Marabitti; gli affreschi della volta, tutta decorata di pesanti stucchi, del messinese Filippo Tancredi; quelli della cupola del fiammingo Borremans; quelli dell’abside maggiore del trapanese Andrea Carrega e del palermitano Giacomo Calandrucci. D’importante vi è un San Gaetano del Novelli in una cappella, e un S. Andrea Avellino del napoletano Sebastiano Conca.
Sotto la chiesa di S. Giuseppe si trova un’altra chiesa, o specie di cripta, dedicata alla Madonna della Provvidenza, e più ancora una cappella sotterranea dedicata a S.Rosalia: l’una e l’altra curiose a vedersi.
La chiesa di S. Giuseppe è celebre per gli avvenimenti del 1647: in essa infatti, il battirolo Giuseppe d’Alessi, capitan generale del popolo insorto, riuniva nell’agosto di quell’anno il popolo in assemblea per discutervi e votarvi i capitoli imposti al Vicerè spagnuolo.
Uscendo dalla chiesa di S. Giuseppe, montando per la via Vittorio Emanuele verso Porta Nuova, oltrepassata la piazza Bologni, s’incontra….



Luigi Natoli: Guida di Palermo e suoi dintorni 1891. Una guida turistica che riporta il visitatore al tempo dell'Esposizione Nazionale del 1891, ma ancora validissima per quello che è il centro storico palermitano. 
Nella versione originale pubblicata dall'editore Carlo Clausen nel 1891 e corredata dalle foto e dalle pubblicità dell'epoca, con allegato il pieghevole della cartina di Palermo (sempre del 1891)
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