mercoledì 31 agosto 2016

Luigi Natoli: Rivendicazioni.

Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul risorgimento siciliano. Pagine 525.

Il volume contiene:
- Introduzione storica da "Storia di Sicilia dalla preistoria al Fascismo". Ed Ciuni anno 1935.
- La rivoluzione siciliana nel 1860 - narrazione. ...
Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 - Palermo 1910
- Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille.
Estratto dal mensile "Rassegna storica del Risorgimento Anno XXV Fascicolo II Febbraio 1938 - XVI"
- I più piccoli garibaldini del 1860
Estratto da "La Sicilia nel Risorgimento italiano - anno 1931"
- Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848 - 1860
Cattedra italiana di pubblicità - Editrice in Treviso 1927.
Per acquistare:
http://www.ibuonicuginieditori.it/catalogo_prodotti/natoli_luigi_rivendicazioni_la_rivoluzione_sici
liana_del_1860_e_altri_scritti_storici_sul_risorgimento_siciliano.html

 

Luigi Natoli narra di Rosalino Pilo. Tratto da: La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti sul Risorgimento siciliano.


Rosalino Pilo-Goeni, dei conti di Capace, biondo e bello e di gentile aspetto, cuor di leone in gracile petto, cospiratore innanzi al 1848; combattente nella rivoluzione; esule, amico devoto di Mazzini, cooperatore della spedizione di Carlo Pisacane, anelava alla liberazione della Sicilia. Giovanni Corrao, popolano, nerissimo di capelli e di barba, volto tagliente e fiero, incolto, coraggio senza pari, combattente valoroso nel ’48, esule, non era meno ardente per la liberazione della sua terra. E venuto per tentare un moto, arrestato e confinato a Ustica, poi chiuso nella Cittadella di Messina, vi aveva languito fino al 1855. Liberato, ripresa la via dell’esilio, era tornato alle cospirazioni. Palermitani, della stessa fede, s’erano intesi.

Rosalino, per lettere inviate agli amici e per le assicurazioni ricevute, aveva manifestato a Garibaldi il proposito di andare in Sicilia, per capitanare la insurrezione e aprir la via alla spedizione che Garibaldi avrebbe dovuto guidare. Domandava perciò fucili e mezzi. Garibaldi ne lo dissuase, non giudicando maturi i tempi. Nessuno dei suoi amici credeva alla possibilità di un buon successo: non Medici, non Sirtori, non Bixio ancora; soltanto Crispi, Pilo, La Masa, La Farina, gli esuli siciliani tutti. E Pilo si ostinò. Non ebbe le armi che domandava. Ma non importava. Disse a Garibaldi di prepararsi, che egli andava a preparargli il terreno.

Il 26 di marzo egli e Corrao, soli, senz’altre armi che le loro rivoltelle, delle bombe tascabili e pochi fucili, con poco denaro fornito da Mazzini e dagli Orlando, soli col loro coraggio, con la loro fede, pronti al sacrificio, nella paranza di Silvestro Palmarini, pilota Raffaele Motto, argonauti della libertà, salparono da Genova, sebben sconsigliati da Garibaldi. Affrontarono le tempeste del Tirreno; videro la piccola nave lì lì per sommergersi; rischiarono di cadere su le spiagge napoletane; stettero quindici giorni fra cielo e mare con la morte sospesa sopra di loro. Ma si ostinarono a navigare, contro il parere del pilota e dei marinai. Il 10 di aprile sbarcarono alle Grotte presso Messina, dove Rosa Montmasson, moglie di Crispi li aveva preceduti.
Nella foto: Rosalino Pilo in una foto dell'epoca. 
Luigi Natoli - Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Per acquistare:
 

lunedì 22 agosto 2016

Luigi Natoli e l'impresa dei Mille: Rivendicazioni - La rivoluzioen siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.


I Mille che seguirono Garibaldi sono veramente mille eroi, e l’impresa alla quale si accinsero, fu meravigliosa e miracolosa; ma per esser tali non è necessario tacere, travisare e qualche volta calunniare il potentissimo aiuto che direttamente e indirettamente ebbero in Sicilia dai Siciliani; non è necessario tacere l’efficacia risolutiva dello ambiente; giacchè è bene affermarlo ancora una volta e chiaramente, se la spedizione dei Mille non avesse trovato, neppure il solo concorso morale di tutto un popolo in rivoluzione (dico rivoluzione, non ribellione) Garibaldi e i Mille avrebbero incontrato la sorte dei fratelli Bandiera e di Carlo Pisacane. Anzi, per rimanere in tema garibaldino, la campagna di Sicilia del 1860, non avrebbe avuto esito diverso della campagna dell’Agro Romano del 1867, che pure si compiè in condizioni numeriche e d’armamento superiori. Vincitori, anche, a Calatafimi, i Mille avreb­bero avuta a Palermo una Mentana assai più disastrosa.

Ora gli esperti di cose militari, che studiano le cose senza lirismo, hanno oramai riconosciuto che la marcia trionfale da Marsala a Palermo e le vittorie strepitose dei legionari, oltre che al valore di essi e all'azione dell’ambiente, si debbono anche agli errori innumerevoli e madornali del comando generale delle truppe borbo­niche; e questi errori madornali furono l’effetto della paura. Paura di combattere in un paese nemico in rivo­luzione; paura di vedersi assaliti da ogni parte dalla popolazione; paura di vedersi tagliate le comunicazioni e la ritirata; paura di mancare – come mancarono – ­di viveri, di ospedali, di medicine, di tutto.

Il che risulta dai documenti, che hanno maggior valore delle lettere di un esaltato.
 
Luigi Natoli
 
Tratto da: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860
 
 
Per acquistare:
 
 
www.ibuonicuginieditori.it
 

Luigi Natoli: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860.

Prefazione di Luigi Natoli in "Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860"  stampato nel 1927 da Cattedra italiana di pubblicità - editrice in Treviso ed edito oggi da I Buoni Cugini Editori.
 
Raccolgo in questo volume alcuni scrittarelli, dei quali alcuni veggono ora la luce per la prima volta, altri, già pubblicati su giornali, sono così interamente rifatti, che possono considerarsi nuovi.
Quali gli intendimenti che m'indussero a com­porne un libro, il lettore vedrà da sè; e gli farei un torto se mi trattenessi a illustrarglieli. Dirò soltanto che que­sti scritti nacquero dalla mia passione per la Sicilia e specialmente per Palermo mia città natale: passione che invece di affievolirsi con gli anni, è divenuta più intensa via via che mi sono addentrato – quanto è pos­sibile a una vita umana assillata dai bisogni della vita cotidiana – nello studio della storia; e mi sono accorto degli errori, dei pregiudizi, della superficialità e anche dell'ignoranza di che son pieni scrittori, anche valorosi, quando parlano e giudicano delle cose siciliane. Delle quali non si può parlare con tanta facilità e leggerezza; così vasta, molteplice, ricca di cose ancora ignote, ine­splorate è la nostra storia; tanti problemi sono ancora insoluti: e non soltanto della preistoria e dell'epoca greca, ma anche delle epoche posteriori e più vicine a noi. V'è negli archivi pubblici e privati ancora grande materiale da esplorare: v'è nelle biblioteche altro mate­riale accumulato nel corso dei secoli dal paziente lavoro di uomini oscuri, frugato in parte dagli studiosi; ai quali, più che s’avanzano nelle ricerche, e più ampio si rivela il campo di esse.
 

Due epoche hanno finora attirato gli studiosi, più che le altre: l’antica e la medioevale; e dell'una e dell'altra la storiografia vanta opere di capitale importanza, che servono di guida e di lume a chi vorrà continuare le indagini. Ma vi sono secoli, che, non so per qual pregiudizio, son lasciati da parte; e nei quali bisogna pur cercare l'azione lenta, quasi inavvertita, per cui, nell'asservimento politico e nell'isolamento, l'oscuro istinto di italianità va trasformandosi in coscienza nazionale; per cui si cerca di rompere la cerchia dei tre mari per vivere la vita del mondo. Vi sono secoli più vicini ancora, nei quali avviene un profondo rinnovamento nella cultura, e si foggiano anime nuove; e che intanto rimangono ignorati, come un tempo lontano e oscuro. Tale l'ottocento siciliano che ha scrittori, storici, critici, poeti, scienziati, artisti dei quali ogni regione potrebbe gloriarsi; del cui carattere e valore soltanto la incompetenza di un ignorantissimo di cose siciliane potè dar giudizio spiccio, con leggerezza punto filosofica. Ed è fortuna che di questi nostri scrittori alcuni, soltanto, perché vissuti nel continente, e perché stamparono nel continente, sono meritatamente noti; chè altrimenti anch'essi si troverebbero, non ostante il loro valore, travolti in quella oscurità nella quale giacciono altri ingegni valorosi e onorandi. A questi dovrebbero i giovani, or meglio preparati, rivolgere le loro cure amorose.

Gli scritti qui raccolti non pretendono neppur lon­tanamente sfiorare uno degli aspetti di questo otto­cento siciliano: nacquero per ribattere accuse, correg­gere errori; per istinto di difesa e amore di verità e di giustizia. Pure tra essi appresi qualche spiraglio; come dalle fessure dello steccato i fanciulli ficcando gli occhi vedono l’arena del circo, così da esso può qualcuno scoprire 1'ampiezza del campo ancora non dissodato, e invogliarsi a entrarci, con la fervida volontà di rivan­garlo, e trarne alla luce e a vita nuova e più rigo­gliosa messe di gloria pei nostri vecchi dimenticati e per la nostra isola.
All'arte avevo dato io i primi sogni della giovi­nezza: li sacrificai a quello che mi apparve dovere di cittadino; e ho frantumato la mia attività in mille pic­cole cose, di vita effimera, per esumare, divulgare le memorie del nostro passato; per farle amare; per spronare altri alla storia nostra, che non defrauda, ma aggiunge nuove immarciscibili foglie all’alloro di che si inghirlanda l’Italia madre; e per far sentire ai giovani l’orgoglio di essere siciliani, ma nel tempo stesso il dovere che incombe sopra di loro, di esser degni del passato glorioso; e render nelle opere feconde della pace l’isola nativa emula delle altre regioni d’Italia, come emula, se non pur superiore, fu per rinuncie, per sacrifici, per sangue generosamente versato.
Troppo io presunsi; lo so: ma se da questi scritti movesse qualcuno di maggior ingegno e più matura pre­parazione, e con maggior agio, a studiare profonda­mente e a rivelare questo o quell'aspetto del nostro Ottocento, io mi sentirei pago, e non rimpiangerei i sogni della mia giovinezza oramai tramontata da un pezzo.
 
Palermo, nel maggio del 1927.
 
L.N."
 
Per acquistare:
 
Il volume contiene:
 
- Introduzione storica da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo".
- La rivoluzione siciliana nel 1860 - narrazione.
- Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille.
- I più piccoli garibaldini del 1860.
- Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848 - 1860.

 

 

 

giovedì 11 agosto 2016

Luigi Natoli e Francesco Bentivegna


Francesco Bentivegna: adunava molti animosi in un magazzino nella campagne di S. Maria di Gesù, e rivolte loro calde parole di incitamento, li apparecchiò alla prossima battaglia. Ma il convegno e i discorsi seppe da un delatore la polizia, che per maggiore sicurezza, fece trasportare i già prigionieri nelle segrete della cittadella di Messina, e arrestò il Bentivegna ed altri della congiura. Contro questo “branco di scellerati” come col consueto linguaggio le polizie di tutti i tempi chiamavano i novatori, si istruì un voluminoso processo.

(1856) Intanto che l’emigrazione apriva sottoscri­zioni e raccoglieva i mezzi per l’acquisto di 10 mila fu­cili, Francesco Bentivegna correva al comitato di Pa­lermo, prendeva accordi, e stimato giunto il tempo di sostituire l’azione ai disegni, la sera del 22 novem­bre 1856, congregati in Mezzojuso alquanti fedeli, con David Figlia, Spiridione Franco, Nicolò Di Marco e altri, inalberò il vessillo tricolore al grido di viva l’Italia.

Disarmata la guardia urbana, solleva Villafrati, corre a Ciminna in arme per opera di Luigi La Porta, ma giunto alla Pianotta, riceve annunzio che Palermo è tranquilla, e che invece movevano contro di lui forti colonne di fanti, cavalli e cannoni e compagni d'arme.

Il comitato di Palermo e i paesi della provincia sgo­menti degli apparati del governo, non seguirono il moto rivoluzionario, onde il Bentivegna si trovò solo e ab­bandonato: allora per non esporre i pochi seguaci a un vano sacrificio, sciolse la squadra, e cupo, silen­zioso, dolente riparò a Corleone.

(1856) Il Bentivegna fu preso, per tradimento, il 3 dicembre, e tradotto il Palermo fu sottoposto a giudizio con procedura illegale, contro la quale ricorsero i suoi difensori, ma invano; ed egli venne dal consiglio di guerra, il 19, condannato alla fucilazione, da eseguirsi in Mezzojuso entro le ventiquattro ore. Ricondotto fra la sbirraglia e le truppe a Mezzojuso, impavido e sereno sostenne il martirio, il 20 dicembre, un’ora e mezza circa del pomeriggio. Aveva trentasei anni. Il De Simone infierì sul cadavere, vietandolo alle cure pietose dei parenti, e facendolo buttare con le vesti del condannato in un carnaio, donde, di notte, la pietà di congiunti e di amici, celatamente lo trasse.

La sentenza illegale e crudele ebbe pubblico biasimo, e svergognò il governo che la volle; ma né il biasimo né la vergogna lo arrestarono nella voluttà del misfare.

Luigi Natoli - Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti sul Risorgimento siciliano. - Pag. 575 - Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto 15%.

Luigi Natoli e Niccolò Garzilli.


Aquilano d’origine, palermitano d’adozione, studente dell’università, di soli diciannove anni aveva fatto concepire alte speranze di sé, per un suo scritto filosofico. Scoppiata la rivoluzione aveva lasciato la penna pel fucile, combattuto da prode, preso parte alla spedizione Ribotti nelle Calabrie: fatto prigioniero con gli altri, era stato chiuso nelle fortezze borboniche. La prigione non spense la sua fede: uscitone, prese attivamente a cospirare con altri animosi. Illudendosi che le violenze poliziesche avessero negli animi acceso tanto sdegno, che bastasse rinnovare le audacie del 12 gennaio, per far divampare l’incendio della rivoluzione, sebbene sconsigliato dal Lomonaco, divisò co’ suoi compagni d’insorgere pel 27 gennaio 1850. Ma traditi da un Santamarina, che era dei loro, scesi il giorno designato nella piazza della Fieravecchia, al grido di Viva la Costituzione, trovarono le vie occupate dalle milizie regie, e si sbandarono. Il Garzilli poco dopo, preso con altri cinque, e condotto al Castello, vi fu giudicato da un Consiglio di guerra, al quale il Satriano scriveva in precedenza, che sentenziasse per tutti e sei quei giovani la morte, da eseguirsi la stessa giornata. La sera stessa del 28, condannati senza alcuna prova legale, condotti nella piazza Fieravecchia, vi furono moschettati. Un marmo tramanda alla memoria dei posteri i loro nomi: furono Nicolò Garzilli, Giuseppe Caldara, Giuseppe Garofalo, Vincenzo Mondino, Paolo De Luca e Rosario Aiello.

Al supplizio seguì un processo contro sessantacinque presunti rei di cospirazione, dei quali oltre la metà la­titanti, e fra essi il Bentivegna. Contro gli arrestati la polizia incrudelì; il tribunale prosciolse ben trentasei dall’imputazione, gli altri condannò a pene ben gravi.
Nella foto: Piazza Fieravecchia, oggi Piazza della Rivoluzione - Palermo.
 
 

Luigi Natoli - Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti sul Risorgimento siciliano. Pag. 575 - Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto 15% - Spedizione gratuita.
Per acquistare:
www.ibuonicuginieditori.it
Questi scritti vogliono essere una narrazione dei rivolgimenti siciliani del 1860 e nascono dalla mia passione per la Sicilia e specialmente per Palermo, la mia città natale: passione, che invece di affievolirsi con gli anni, è diventata più intensa via via che mi sono addentrato nello studio della storia; e mi sono accorto degli errori, dei pregiudizi, della superficialità e anche dell'ignoranza di che son pieni gli scrittori, anche valorosi, quando parlano e giudicano di cose siciliane. Procuro di correggere secondo verità tutta quella parte che i nostri vi ebbero nel risorgimento siciliano, parendomi non soltanto ingiustizia, ma anche ingratitudine lasciar nell'ombra o menomar le loro opere e i sacrifici, che prepararono prima, e spianarono, resero possibile poi e vittoriosa la spedizione garibaldina dei Mille e l'unità nazionale.
 Prof. Luigi Natoli.
 
Il volume contiene le seguenti opere di Luigi Natoli:

- Introduzione storica da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo" - ed. Ciuni anno 1935.
- La Rivoluzione siciliana del 1860 - narrazione - (Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 - Palermo 1910)
- Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille - (Estratto dal mensile "Rassegna storica del Risorgimento Anno XXV - Fasc. II Febbraio 1938 - XVI")
- I più piccoli garibaldini del 1860 - (Estratto da "La Sicilia nel Risorgimento siciliano - anno 1931")
- Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860 - (Cattedra italiana di pubblicità - Editrice in Treviso 1927)