lunedì 12 novembre 2018

Luigi Natoli e le cortigiane del tempo: Mariquita. Tratto da: Il capitan Terrore

In fondo alla via detta della Bandiera, quasi allo sbocco della via di S. Andrea, in una casa a un sol piano, abitava la signora Mariquita di Siviglia, una spagnola come ce n’eran tante, attirate dal terzo di Sicilia, che così si chiamava il reggimento spagnolo venuto in presidio. La casa era di apparenza modesta, con un portoncino minuscolo, sopra il quale si apriva una finestretta a sesto acuto, che ora avrebbe fatto gola ad un antiquario, ed accanto, curiosa compagnia, si apriva un balconcino con la ringhiera di ferro di gusto contemporaneo, se di gusto può parlarsi. Per compenso vi ricorreva una cornice della stessa epoca della finestra, intagliata, con pigne e grappoli e foglie intrecciate fra loro; e sotto il balconcino si vedeva ancora l’arco a sesto acuto spezzato per dar luogo alla nuova apertura. 
La signora Mariquita abitava sola con la serva, una cinquantenne, Miguela, anche lei di Siviglia, ma che stava in Palermo da venticinque anni. Essa aveva servito da introduttrice e sistematrice di Mariquita nella società dei giovani… e anche dei vecchi. Si capisce da ciò perché era andata ad abitare presso S. Andrea, dove di solito andavano ad alloggiare le sue consorelle, che davano tanto da dire ai frati di S. Domenico, da spingerli spesso a ricorrere al Pretore. Però ella era una donna privilegiata, tanto che si meritava il titolo di “signora”.
Era di un genere elevato, come, a parte la letteratura, Tullia Aragona(3).  Frequentavano la sua casa poeti, letterati, pittori, scultori, ed in genere uomini di sapere. Ella li riceveva con grazia, mescolando parole spagnole e siciliane con un sapore delizioso. E poi era bella; gli occhi grandi, le sopracciglia folte, la bocca rossa e carnosa che invitava i baci, aggiungevano nuovo fascino alle grazie della persona. E poi aveva solo ventitré anni. 
Ma era orgogliosa, aveva a modo suo un certo onore, e guai ad offenderla, si rivoltava, e spariva la distinzione; l’Andalusa insorgeva col suo sangue moresco, e diventava terribile e feroce. 
Quanto a Miguela poteva nascondere una diecina di anni, perché, nonostante i suoi cinquanta suonati, era ben conservata. Aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri, la pelle fina, e il corpo ben portante. Non era né bella né brutta, un viso che non diceva nulla; ma era molto scaltra e prudente. Ella aveva un’amicizia con un certo Geronimo Colloca, che si faceva chiamare il Re della “Bocceria”, ossia del macello (da boucherie) ed era amico, nientemeno, del vicerè duca di Medinaceli; la qualcosa lo rendeva assai temuto(4). 
Quella sera stessa la bella Mariquita era rientrata di buon umore. Era andata allo spettacolo insieme a Geronimo, bene ammantata così da nascondere il viso, per non cadere in contravvenzione. Un bando vietava alle donne come lei di frequentare i luoghi pubblici. Invero, trovandosi alla spalla di Geronimo, ella poteva ridersi della contravvenzione; i mastri di “Sciurta” o i maestri di piazza o quelli di mondezza o i conestabili non avrebbero ardito arrestare Mariquita, ma ella non voleva approfittarne. Aveva trovato un buon posto nello spazio riservato ai pedoni, e per difendersi dalle dita pruriginose di qualcuno, s’era messo dietro lo stesso Geronimo. 
Mariquita dunque era di buon umore; lo spettacolo con le sue rappresentazioni, coi suoi cavalieri, i suoi duelli, l’aveva eccitata, ed essa aveva manifestato la gioia con piccole grida. Entrando, e gittando la mantiglia alla serva esclamava: 
- Che spettacolo, Miguela! che spettacolo! E poi… Avresti dovuto vederlo! Oh come era bello!



Luigi Natoli: Il capitan Terrore. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1560
Nella versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1938. L'ultimo romanzo dell'illustre autore. 
Pagine 481 - Prezzo di copertina € 21,00
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

Nessun commento:

Posta un commento