lunedì 12 novembre 2018

Luigi Natoli e le cortigiane del tempo: Il pallio delle ninfe. Tratto da: La dama tragica

Mai la strada Toledo, il vecchio Cassaro di Palermo, aveva veduto una folla così fitta, così irrequieta, così giocondamente curiosa, come nel pomeriggio di quel giovedì.
Dall’angolo della piazza Pretoria fino al piano dei Cavalieri, come si chiamava allora la piazza del Duomo, era tutta una massa compatta e mobile, come una macchia di arbusti agitata dal vento; che s’andava sempre più addensando, pel sopravvenire di altra gente, e rumoreggiava come un fiume in piena. Il Cassaro, antichissima arteria principale, com’era forse alle origini di Palermo, correva anche allora diritto, verso il mare, dividendo in due la città. Ancora non era stata aperta la nuova strada Maqueda, che tagliando in croce il Cassaro diede una pianta simmetrica e singolare alla città. Il Cassaro o strada Toledo giungeva fino alla chiesa di Porto Salvo, e non aveva l’aspetto vario d’oggi. Le case v’eran tutte d’una stessa altezza, e su per giù avevano la stessa architettura; molte serbavan le finestre ogivali; molte le avevan rimodernate; e qualche pesante loggia rompeva l’euritmia delle finestre quattrocentesche. Giù nei pianterreni le botteghe, per difendersi dalla pioggia e dal sole, avevan tettoie sorrette da pilastri, che formavan da una parte e dall’altra come due lunghi porticati.
Sotto questi portici la folla si pigiava; ma sopra le tettoie i monelli avevan trovato un posto migliore, dal quale dominavano la strada. Altri s’erano arrampicati sulle cornici dei basamenti, sui davanzali delle finestre basse: sui banchi delle botteghe, e più sulle gradinate delle chiese.
Altra folla era quasi frantumata più su, lungo le facciate delle case; ve n’era addossata nelle finestre, nelle logge, nei terrazzini, nei poggioli, sui belvedere, nei loggiati coperti dei monasteri.
Erano quasi le ventidue ore d’Italia; il sole infilava diritto la strada, un bel sole primaverile, tiepido, in un cielo sereno, non ostante la pioggia dei giorni innanzi; le torri, i campanili, le cupole, si vestivano d’oro; i vetri delle finestre scintillavano; i colori vivaci dei vestiti brillavano; i ricami d’oro luccicavano. Era un barbaglio di colori e di baleni.
Da lontano, nell’agitarsi della moltitudine, quei colori che improvvisamente si allumavano e si spegnevano, secondo che prendevan luce o l’ombra, apparivan come un rimescolìo di iridi.
V’era su tutti i volti una aspettazione curiosa e impaziente; dalla piazza del Duomo dov’era il palco dei giudici e la tela, o mèta, e giù giù, tutti i visi volgevansi verso la piazza Pretoria.
A un tratto i contestabili del Senato, a cavallo, seguiti dalle guardie, percorsero la strada gridando:
- Largo! largo!...
La folla ributtata, risospinta, percossa dalle picche, urlando, minacciando e fischiando, lasciò appena un po’ di spazio lungo la strada. Sparò un mortaretto. Allora corse un fremito su tutte quelle teste; un grido corse di bocca in bocca:
- Vengono!... Vengono!...
Tutti i cuori balzarono in un’ansietà gioconda; tutti i colli si protesero. Sparò un secondo mortaretto; e la tensione crebbe, e il chiasso si affievolì in un ronzio confuso. Si erano già corsi due pallii, da barberi e ginnetti, ed eran piaciuti; ma il terzo pallio era il più aspettato e il più stuzzicante, perchè, si trattava di ben altre bestie.
Si trattava delle più giovani e graziose alunne di Venere, che, per volontà del signor Marcantonio dovevan contendersi alla corsa una bella faldetta col busto di raso chermisino.
Se non era una cosa nuova che donne corressero il pallio, per la festa della Maddalena, il 22 di luglio, era una novità quella di far correre proprio donne di quella tale specie in un giorno di baldoria carnevalesca. E dapprima aveva nei ceti più alti sollevato un sentimento di stupore e di riprovazione. Quelle donne? e di carnevale? E chi avrebbe trattenuto il popolaccio? A prescindere da ogni altra considerazione, la cosa poteva riuscire indecente, anzi degenerare in scurrilità e oscenità, che avrebbero offeso il decoro. Queste e altre rimostranze erano state anche fatte rispettosamente a Sua Eccellenza: ma il signor Marcantonio era stato irremovibile. Disse recisamente che quando aveva dato un ordine, non aveva l’abitudine di recedere; e aggiunse ridendo che, alla fine, si sarebbero divertiti tutti.
La notizia diffusasi in tutta la città aveva destato un gran parlare, raccogliendo, secondo gli umori, biasimi e approvazioni. Poi lo stupore e l’indignazione a poco a poco erano cessati, per dar luogo alle discussioni.
Chi sarebbero state le prescelte per correre? E fu una rassegna di tutte le belle fanciulle più in vista nel mondo galante, sia che vivessero in comunità, sia che rappresentando l’aristocrazia del genere godessero il privilegio di viver sole. Maria Legnoverde? Rosa Prades la spagnuola? Margherita da Perpignano? la signora Clara Stella? E come si sarebbero vestite? Vestite? Oibò! Con le vesti lunghe non avrebbero certamente potuto correre. Gli uomini e i ragazzi correvan col petto nudo; ma le cortigiane? Nude? Ebbene, e che c’era di male? Forse le statue della fontana Pretoria non eran lì in tutta la nudità del sesso, senza che alcuno se ne scandalizzasse? Qualcuno ricordava le vergini di Sparta, che scendevan nude a lottare nelle arene, ed eran pudicissime. Ma eran altri tempi, quelli! Ora non s’aveva a offendere il pudore, potevan vestire con un gonnellino corto, fino al ginocchio o da paggi.
Il signor Marcantonio tagliò corto. Le corritrici si sarebbero vestite alla ninfale: nudo il collo e le braccia; le vesti lunghe fino al malleolo e leggere, aperte ai lati fin sopra il ginocchio e senza sottane per essere più svelte; così la pudicizia e la libertà potevano congiungersi insieme.
- Vedrete che con tutto ciò vi sarà scandalo, – osservò la Viceregina, alla quale il capriccio del marito non andava molto a verso.
- Tanto meglio! – osservò ridendo il signor Colonna.


Luigi Natoli: La dama tragica. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1563, al tempo di Marco Antonio Colonna.
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1930
Pagine 604 - Prezzo di copertina € 24,00
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

Nessun commento:

Posta un commento