lunedì 30 ottobre 2023

Dopo 98 anni ritorna "L'almanacco del fanciullo siciliano" di Luigi Natoli edito I Buoni Cugini

 
Un nuovo volume si aggiunge alla Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli edita I Buoni Cugini: L'Almanacco del fanciullo siciliano, pubblicato nel 1925 dalle Industrie Riunite Editoriali Siciliane ed oggi, in tutta la sua bellezza e genuinità, offerto ai lettori del grande scrittore e storiografo palermitano, che avranno il piacere di leggerlo nella veste di maestro che insegna ai fanciulli siciliani dei primi del Novecento. 

Almanacco, calendario e, come dicono i vecchi contadini, lunario son parole che significano la stessa cosa: un libretto, nel quale sono notati i mesi dell’anno, i giorni, le fasi della luna, gli eclissi, le costellazioni, le feste religiose e nazionali, e tante altre notizie uti
li. Così Luigi Natoli spiega ai fanciulli cos’è un almanacco e fra le notizie utili di ogni mese: un fatto o un personaggio storico, una leggenda, la descrizione di un capoluogo di provincia, un problema sociale, date storiche, proverbi, usanze, nozioni, consigli, insegnamenti morali, dei grani di saggezza dettati dalla sapienza popolare e per questo sempre validi, come ad esempio “per un chiodo si perde un ferro; per un ferro si perde il cavallo, e per un cavallo un cavaliere”; o un altro ancora “Voi sapiri qual è lu megghu joco? Fa beni e parra pocu”. I proverbi sono tutti legati alle fasi dell’agricoltura in Sicilia: “l’acqua di febbraio riempie il granaio” oppure “acqua di giugnu, ruvina lu munnu”, ma il professore Natoli quando scrisse l’almanacco per i fanciulli siciliani quasi cent’anni fa, non poteva immaginare i cambiamenti radicali dell’agricoltura, del clima, di questo mondo globalizzato e tutti i proverbi, i fatti, gli insegnamenti morali contenuti nell’almanacco oggi non lasciano spazio all’immaginazione nella nostra società consumistica, e suscitano un rimpianto per quella genuinità educativa, per quel tempo andato irrimediabilmente perduto insieme ai suoi sapori, alle piccole gioie e aspettative che davano un senso di purezza della vita. Una semplicità che forse a qualcuno farà ridere, ma che lascia nel cuore il rimpianto per quella bellezza arcaica che esprimiamo con un sorriso malinconico.

Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
Pagine 210 - Prezzo di copertina € 18,00
L'opera è la fedele trascrizione del volume pubblicato dalle Industrie Riunite editoriali siciliane (Palermo) nel 1925 ed è corredato dalle foto originali del libro. 
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour) e presso il punto vendita del Centro Commerciale Conca d'Oro, La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15). 

martedì 17 ottobre 2023

Luigi Natoli: La stanza segreta della taverna udì in quella sera lunghe discussioni... Tratto da: Fra Diego La Matina. Romanzo storico siciliano

I tumulti di Palermo avevano acceso il fuoco della rivolta in mezza Sicilia; erano insorte non soltanto le città demaniali, ma anche le terre baronali, spinte dalla miseria e dalla fame. In qualche baronia i villani abolite le gabelle, s’erano fortificati e difesi contro i loro signori, così gagliardamente che questi avevano dovuto rinunziare a domarli. Queste notizie giungevano esagerate e deformate in Palermo e tenevano in apprensione la nobiltà e il clero. Del Vicerè non si dice; che non sapeva a quali santi raccomandarsi; e pensava se non c’era il modo di fuggirsene nel castello o sulle galere, senza che nessuno se ne accorgesse. L’apprensione era giustificata dal contegno degli artigiani, che erano tutti armati, come in tempo di guerra; e che giravano per la città, custodivano le porte, i bastioni, il Palazzo pretorio; e non soddisfatti di avere due loro rappresentanti nel Senato, domandavano ora che anche l’ufficio di maestro di piazza, cioè di ufficiale dell’annona, fosse conferito a loro.
Ma intanto l’ordine era mantenuto: e salvo l’aver obbligato i ministri odiati ad andarsene, la nobiltà non aveva a dolersi. Se non che non poteva tollerare che gli artigiani occupassero cariche pubbliche, come fossero nobili; e sopportavano questa diminuzione dei privilegi di nascita, a denti stretti, e fingendo amicizia e soddisfazione, e anche assecondamento. E principalmente il principe di Geraci, che nei momenti più torbidi, si era sbracciato a invocare concessioni in favore della povera gente, e si era acquistata facilmente una grande popolarità.
I consoli e gli artigiani più autorevoli tenevan frequenti consigli, che insospettivano la nobiltà; la quale non sapeva di che cosa discutessero e se preparassero altre novità. Essi s’adunavano ora nella chiesa di San Nicolò lo Reale, ora in quella dei Crociferi a Porta dei Greci, dove un nobile giovane don Vincenzo Gambacorta, ebbe una volta l’audacia di entrare per scoprire quel che dicessero. Ma riconosciuto fu cacciato e minacciato. Il nobile non si arrese del tutto: poichè la sua casa spiava la chiesa, vi si stallò come in posto d’osservazione, fortificandovisi come in una rocca. Ma gli artigiani, accortisene lo costrinsero con la forza a disfare quelle fortificazioni, e a lasciarli in pace.
Questo avvenimento aumentò i sospetti della nobiltà e le preoccupazioni del Vicerè, che raccomandava prudenza ed esortava a affidarsi a Dio, che non avrebbe permesso la rovina della città.
In quei giorni mastro Giuseppe d’Alesi mandò le prime imperfette notizie del moto napoletano, che più esatte e completate da corrieri ufficiali e da gente fuggita, suscitarono un nuovo fervore di sentimenti nella città.
Sapere che un pescivendolo, Masaniello, per una quistione insorta fra i gabellieri e un fruttaiolo, aveva sollevato Napoli, obbligato gli Spagnoli a rinserrarsi nei castelli, ed era stato eletto capitano del popolo; e che il Vicerè era stato costretto a trattar con lui da pari, destava apprensioni nel governo, nella nobiltà e nel clero, che temevano l’efficacia di quell’esempio sul popolo non ancor tranquillo di Palermo; ed eccitava lo spirito agitato del popolo, e più dei cospiratori, ai quali gli avvenimenti di Napoli mostravano quanto fosse facile trionfare.
Nè le notizie giunte di poi sulla fine miseranda del tribuno napoletano tranquillizzavano i nobili e disanimavano le maestranze; giacchè la rivoluzione non si era sedata; e si diceva che i signori della più cospicua nobiltà si fossero posti dalla parte del popolo, per cacciare la mala signoria. Ma per risolversi ad agire, conveniva aspettare il ritorno dell’Alesi, che si diceva non lontano.
La stanza segreta della taverna di Sant’Antonio udì in quella sera lunghe e calde discussioni. I più avventati rimproveravano le maestranze di aver lasciato soffocare la sommossa di Nino La Pelosa, di averlo lasciato impiccare co’ suoi compagni; e invece bisognava mettersi in testa della rivolta, farla propria, e compiere prima e meglio quello che avevano compiuto a Napoli. Invece le maestranze avevano fatto la guardia al Vicerè! Ma il Cacciamila e lo Errante difendevano le maestranze, esse avevano impedito i disordini, sì: ma in fondo avevano compiuto una rivoluzione, con l’ottenere che due senatori fossero eletti dai consoli, e che a questi fossero affidati anche altri uffici. E del resto, avendo in poter loro i bastioni e le porte, si poteva dire che la città era nelle loro mani.
- Sì, – ribattevano gli altri – ma il potere è ancora del Vicerè, la signoria non è con noi, il Castello è occupato dagli spagnoli e così anche il forte del Molo nuovo.
- Noi abbiamo dalla nostra parte, il principe di Geraci, e il Castello ce lo prenderemo.
S’illudevano che quel principe, borioso della sua nobiltà, che una favola eroica faceva discendere dai re normanni, e avido nel tempo stesso di popolarità, per primeggiare sopra gli altri signori, fosse veramente partigiano del popolo; e molti occhi di sognatori si volgevano a lui come al futuro re della Sicilia indipendente...


Luigi Natoli: Fra Diego La Matina. Romanzo storico siciliano. 
Pagine 536 - Prezzo di copertina € 22,00
L'opera è la trascrizione del romanzo originale senza censure pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)
Disponibile in ebook su tutti gli store online. 

Luigi Natoli: Al Senato pare che vogliano ridurre il peso del pane... Tratto da: Fra Diego La Matina. Romanzo storico siciliano

 
Entrò in questa un artigiano: che scambiò un saluto con Mariano, e diede uno sguardo sospettoso a fra Diego.
- Un amico, – disse Mariano con gesto significativo del capo.
Fra Diego alzò il capo, e fece un oh! di sorpresa. Riconobbe l’artigiano, che il giorno del suo arrivo gli aveva parlato con sdegno a proposito della raccolta del pane. Anche l’artigiano lo riconobbe:
- Guarda! è Vossignoria?
- Vi conoscete? – domandò Mariano stupito.
- Ci siamo veduti qualche giorno addietro, e pare che la pensiamo a un modo tutti e due.
- Questo – disse allora Mariano Rubiano a fra Diego, indicando l’artigiano, – è maestro Giuseppe d’Alesi, di Polizzi, fa il battiloro, ma sa di lettera ed è stato fuori regno, perché ha anche militato.
E dopo questa presentazione, domandò all’Alesi: 
- Ebbene? che notizie ci portate?
- Cattive. Al Senato pare che vogliano ridurre il peso del pane di due once.
- Ridurre il peso del pane? Ma benone!
- Dicono che frumento ce n’è appena per qualche mese: e se non si fa economia, non si giunge a tirare fino al prossimo raccolto...
- Non c’è frumento? – gridarono in coro il soldato e il fratello di Vincenzo – Non c’è frumento? Dite piuttosto che il Pretore e i signori lo nascondono, per venderlo più caro! Sono essi che vogliono affamare la povera gente!
- Se abbiano del frumento nascosto, io non lo so; – disse l’Alesi: – ma certamente a loro se il pane pesa due once di meno, non importa: non vivono di solo pane: hanno carne, pollame, pesce, latticini. Hai voglia di saziarti! Ma la povera gente non ha altro che pane e qualche minestra. E sentirà essa sola la penuria e la fame!... Sempre così, e dappertutto così. È quella che paga per tutti. Ma Dio non voglia che infine questo cane bastonato non si rivolti contro la mano che lo percuote!
Vi fu un istante di grave silenzio; quella notizia suscitava preoccupazioni e sdegni, perché era veramente una minaccia pel popolo minuto. Non era una cosa nuova; altre volte il Senato era stato costretto a ricorrere a questo espediente; e, quell’anno, già era stato ventilato, ma non se n’era fatto nulla per timore di disordini.
Da tempi remotissimi si usava, e usa ancora, a Palermo e quasi in tutta l’isola di fare il pane in forme di un peso determinato; l’unità del quale era il “rotolo” di dodici onze, equivalente a ottocento grammi. I maestri di piazza sorvegliavano perché i fornai non frodassero sul peso. Il prezzo del pane era stabilito dalle mete o calmieri. Ora la riduzione del peso equivaleva in fondo a una specie di razionamento, del quale era veramente il popolo che risentiva il danno. Si capisce quindi perché tutte le volte che il Senato ricorreva a questo mezzo, suscitasse tumulti, che lo costringevano ad affrontare grandi spese.
Giacchè per assicurare il pane, il Senato ogni anno faceva grandi provviste di frumento, che cedeva poi ai forni al prezzo di meta; ma spesso avveniva, e sempre nei periodi di scarsezza, che o per la penuria dei grani, o per l’ingordigia degli incettatori e fra essi i feudatari produttori di granaglie, il prezzo di queste superasse quello della meta; e il Comune era costretto a sborsare somme ingenti per l’acquisto, senza però potersi rivalere nel rivendere, perché ciò avrebbe naturalmente aumentato il prezzo del pane e provocato ribellioni. Ne conseguiva, che, comperando a un prezzo maggiore, e rivendendo a un prezzo minore, l’erario cittadino corresse a inevitabile disastro. La riduzione del peso, oltre a prolungare la durata dei grani, serviva a equilibrare le perdite dell’erario comunale. 
Ma il popolo non capiva queste ragioni economiche: da qualche caso di ingordigia, generalizzava e attribuiva i provvedimenti a ladrerie degli amministratori. 
Il soldato riprese: 
- Lo troveremo noi il frumento. Io so chi lo nasconde...
- Farete una sommossa? – disse l’Alesi – E poi? per uno, due giorni avrete pane di peso: poi sarete impiccati, e le cose torneranno come prima. Ci vuol altro...
(Nella foto: ritratto di Giuseppe D'Alesi)



Luigi Natoli: Fra Diego La Matina. Romanzo storico siciliano. 
Pagine 536 - Prezzo di copertina € 22,00
L'opera è la trascrizione del romanzo originale senza censure pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60)
Disponibile in ebook su tutti gli store online. 

venerdì 6 ottobre 2023

Luigi Natoli: Ritorno al passato. Tratto da: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano

Rimasta sola, la duchessa stese le braccia al cielo con un gesto disperato e deprecativo. Poi si mise a passeggiar per la stanza, pensando a quel passato così lontano, che l’evocazione di quella donna le faceva apparire recentissimo, abolendo quasi tutti gli avvenimenti della sua vita in quei ventisei anni.
Ella rivide quella cameretta povera e nuda, l’ampio letto, duro per le carni abituate alle mollezze, dove soffrì, per l’unica volta in vita sua, i dolori della maternità, senza gustarne le gioie, anzi sopprimendole, volontariamente. Non aveva provato nessun dolore nel separarsi da una creatura, la cui apparizione l’aveva fatta rabbrividire di spavento e di vergogna. Come era venuta? E perchè? Ricordava. A diciassette anni l’avevano maritata al duca di Falconara, che ne aveva trentotto: un bell’uomo, freddo, rigido. Dopo due anni di matrimonio infecondo era stato chiamato in corte e poi in missione all’estero. Ella si era chiusa nel palazzo, aspettando il ritorno del marito, pudica e fedele come Penelope; sorvegliata per altro dalla vecchia suocera. 
Ma erano così fredde le ampie sale del Palazzo Falconara! Erano così vuote le giornate, e così desolanti le notti nel letto vasto e deserto, dove i suoi sensi avevane intraveduto un mondo nuovo, ed era germogliata una fioritura di desideri consapevoli! La vecchia suocera non la lasciava mai sola, ma le faceva pesare la compagnia con interminabili prediche morali sui doveri di una moglie, durante l’assenza del marito, e con le lamentazioni sui tempi corrotti, talchè ella per sottrarsi a quel supplizio desiderava giungesse presto la fredda e solitaria notte. Un bel mattino fu trovata la suocera nel letto morta di accidente avuto nella notte. Se ne fecero funerali sontuosi, e un corriere fu spedito al duca per annunciargli la disgrazia. 
Passati nove giorni di lutto stretto rigoroso, ella, per tutelar meglio la sua reputazione se ne andò nella casa paterna... E lì... Ricordava l’incontro con l’uomo fatale, sette mesi dopo. Il duca non ritornava; quell’uomo era giovane, bello, elegante, valoroso e appassionato... Come avvenne? Non sapeva; fu una specie di ubbriachezza; ma certo, una notte, le sue mani tremanti apersero, senza far rumore, le vetrate del balcone che dava sul giardino; e accolse quell’uomo; e... e così anche le altre notti!...
Poi un bel giorno improvvisamente trasalì; aveva sentito dentro di sé agitarsi qualcosa... Ah quale spavento! quale odio fu quel piccolo essere germogliato in silenzio, che veniva a un tratto ad avvelenare la sua felicità! Quali tentativi per spegnere quella nuova vita accusatrice!... Indarno. Trionfava. Venne il tempo in cui non potè celare le sue condizioni. Allora si confidò alla madre. Qual colpo per la povera donna!... Bisognava nascondere agli occhi di tutti l’orribile colpa. La ricondussero nel suo palazzo, relegandola in una camera, dando a credere che fosse ammalata. Poi, perchè ogni cosa rimanesse nel mistero, si avvisarono di mandarla nei suoi stati, col pretesto di mutar aria; in realtà per far disparire ogni traccia...
Oh! come tutto pareva alla sua memoria vivo e recente!...


Luigi Natoli: Calvello il bastardo – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento e inizi Ottocento, quando la Rivoluzione Francese porta in tutta Europa le prime idee di libertà dei popoli e nascono le prime Logge. Il protagonista Corrado Calvello è affiancato dal patriota e giureconsulto Francesco Paolo Di Blasi. L’opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La Gutemberg nel 1913.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 880 – Prezzo di copertina € 25,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti gli store online.
Disponibili a Palermo presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15) Libreria Nike (Via Marchese Ugo 76/78)

Luigi Natoli: Francesco Paolo Di Blasi, figura storica del romanzo Calvello il Bastardo.

Accanto a Corrado Calvello vive la figura storica di Francesco Paolo Di Blasi, giureconsulto palermitano e, come lo definisce Natoli, insieme a La Villa, Palumbo e Tenaglia
 “primi martiri della libertà, iniziarono in Sicilia la lunga serie di cospirazioni e rivolte che dovevano abbattere la signoria borbonica e mostrarono come si muore per un’idea”.
Di Francesco Paolo di Blasi, del suo coraggio e  delle sue ideologie liberali e rivoluzionarie, emerge un profilo chiaro da vari passi del romanzo
Il Di Blasi, sebbene fossero noti i suoi sentimenti liberali, non era ritenuto così sospetto. Forse l’amicizia che aveva per lui il Vicerè e l’avere per servizio del governo curato una raccolta di leggi e prammatiche, allontanavano da lui i sospetti, ma gli amici sapevano quali discorsi arrischiati egli facesse, nei quali c’era un sentore lontano di rivoluzione. Qualcuno poi sussurrava che forse il Di Blasi era libero muratore. La massoneria cominciava allora ad essere considerata come nemica della religione e della monarchia non solo per la sua segretezza e per qualche leggenda di giuramenti orrendi e mostruosi che le si attribuivano, ma anche perché le si ascriveva una parte preponderante nella rivoluzione francese. Don Pippo ignorava che il Di Blasi, forse, aveva messo una pulce di massoneria nell’orecchio del Meli, fornendogli anche una nota di libri che ne trattavano di proposito
“Fra le accademie protette da lui aveva dato ombra quella fondata da Don Francesco Paolo Di Blasi, le cui finalità occulte avevano a poco a poco allontanato le anime paurose di ogni novità. Un discorso del Di Blasi, recitato molti anni innanzi, sulla Ineguaglianza degli uomini, imbevuto delle dottrine del Rousseau, faceva considerare il valoroso giureconsulto come uno dei sospetti, nonostante che, in servizio della monarchia e del Vicerè, avesse compilato con dottrina la Raccolta delle prammatiche del Regno di Sicilia. Un suo trattato sulla legislazione criminale, ispirato a dottrine liberali e secondo un nuovo criterio della dignità umana, aveva riconfermato il sospetto che egli tendesse un po’ alle dottrine rivoluzionarie”
Egli aveva creato una Loggia massonica per la divulgazione delle sue idee di eguaglianza e libertà 
“Don Francesco scrisse due o tre biglietti e li spedì ai suoi conoscenti. Convocava la Loggia. Grazie ad una ingegnosa organizzazione, l’invito poteva precedere di qualche ora l’adunanza. Il Venerabile avvertiva con una parola convenzionale l’oratore, il segretario e il tesoriere; il segretario passava l’avviso a due sorveglianti; questi alla loro volta correvano ad avvisare i tre o quattro maestri che avevano i gradi più alti, i quali si incaricavano di convocare gli altri maestri a loro noti e ognuno di essi, subito, l’iniziato, compagno o apprendista che fosse, da lui introdotto. In una o due ore i fratelli erano così invitati” 
  Di cui fanno parte una buona fetta di cittadini sia palermitani che dei paesi vicini
“Il lavorìo della Loggia s’era fatto più attivo, sebbene più guardingo. Fuori di essa, ma concertata e diretta dai maggiorenti della setta segreta, si era stretta una cospirazione, nella quale entravano artigiani, capi d’arte, militare, qualche signore e molti professionisti. Si era anche estesa fuori di città in alcune terre dei dintorni, dalle quali si promettevano aiuti di uomini e d’armi al momento del bisogno. Anima di tutto quel movimento era don Francesco Paolo di Blasi”


Luigi Natoli: Calvello il bastardo – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento e inizi Ottocento, quando la Rivoluzione Francese porta in tutta Europa le prime idee di libertà dei popoli e nascono le prime Logge. Il protagonista Corrado Calvello è affiancato dal patriota e giureconsulto Francesco Paolo Di Blasi. L’opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La Gutemberg nel 1913.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 880 – Prezzo di copertina € 25,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti gli store online.
Disponibili a Palermo presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15) Libreria Nike (Via Marchese Ugo 76/78)

Luigi Natoli: Scudo d'argento, con sbarra traversata all'angolo e squadra nera col vertice sopra... Tratto da: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano

La sventura era piombata improvvisa, terribile, misteriosa. Di là la sua mamma morta, di qua quel cofano e quella borsa dei quali non osava indagare il segreto. Aperse il cofano, per deporvi la borsetta stemmata; ma le sue mani toccarono un piccolo piego. Tremando, lo trasse, e lo spiegò: erano due foglioline di carta ingiallita dal tempo. Qualcosa, come il fremito di un sospetto, gli passò per la mente.Lesse. Il primo diceva: “1766 addì 4 di questo mese di giugno, è morta e fue sepelita in questa madre eclesia Marina figlia picciola di m. sei, di Leonardo Sunzeri e di Dorotea Maravigna jugales”.
Una bambina! Aveva dunque avuta una sorella? Uno stupore profondo si dipinse sul suo volto. Una sorella? E quel Leonardo Sunzeri, appariva il marito di sua madre; invece dello scrivano Maurici? Svolse la seconda carta e lesse: “1766 addì di questo marzo fu baptizzato in questa madre chiesa thermitana un figliolu, cui nomen Corradus, ignorontum parentium, e il compare fu d. Leonardo Sunzeri e la domare d. Dorotea sua leggittima mogle”.
Il foglio gli cadde dalle mani! Ignoti? Egli era figlio di ignoti? E colei che egli aveva adorato come una madre, non era dunque la mamma sua? E l’aveva amato così? Egli era stato un estraneo in quella casa, della quale pur era il vero e unico signore, circondato di cure, di affetti, di tutte le finezze, di cui quella povera donna era stata capace! E mai, mai il mistero della sua nascita oscura era trapelato; mai una parola, un’allusione, avevano tradito quella donna. E chi era dunque quello scrivano passato come un’ombra attraverso la sua prima infanzia se il marito di colei che aveva amato e piangeva come una madre si chiamava Sunzeri? Stupefatto, stretto da un’ambascia ansiosa, col cervello sconvolto da quell’inattesa rivelazione si sentì come perduto in un mare tenebroso. Cominciò a interrogare i suoi più lontani ricordi tormentando la sua memoria per trovare un qualche lampo, torturandosi per trovare un legame in tutte quelle scoperte, che gli tumultuavano nel cervello. Gli pareva di impazzire. Si alzò, aprì l’uscio, guardò la morta, seduta sul seggiolone, immobile, impenetrabile, fra le torce accese. Ah la buona e santa donna, che lo aveva sottratto all’abbandono! Ella era discesa nella tomba col suo segreto, quando appunto stava per rivelarglielo. Sentì gli occhi empirsi di lagrime. Poi a un tratto rabbrividì. Gli tornarono alla mente le parole del frate: “avvelenata” e poi le altre “tuo padre” e quella borsa, unico raggio di luce in tanta oscurità; ma qual luce!... E se quella morte fosse stata una vendetta?... o una soppressione? E la morta gli apparve improvvisamente come una martire...
Scudo d'argento, con sbarra traversata all'angolo e squadra nera col vertice sopra... È 1'arme dei Calvello....
- Dei Calvello?
- Nobiltà di prim'ordine. Andrea Calvello coronò re Ruggero II, da allora in poi i Calvello acquistarono il diritto di portar sul cuscino la corona regale nelle solennità delle coronazioni. Non lo sapete?
- Calvello !... – ripetè Corrado sbalordito.
- Sono duchi di Melia e baroni dell'Arenella. Oggi rappresenta la casa don Goffredo Calvello e Eschero, che ha per moglie donna Laura Castello e Giglio. Il loro palazzo è alla Gancia... Un gran signore. Don Antonio, suo primogenito e futuro erede, sposò donna Rosa Caracciolo di Napoli...
Ma Corrado non udiva; dentro di sè ripeteva quel nome con uno sgomento del quale non sapeva darsi ragione...


Luigi Natoli: Calvello il bastardo – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento e inizi Ottocento, quando la Rivoluzione Francese porta in tutta Europa le prime idee di libertà dei popoli e nascono le prime Logge. Il protagonista Corrado Calvello è affiancato dal patriota e giureconsulto Francesco Paolo Di Blasi. L’opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La Gutemberg nel 1913.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 880 – Prezzo di copertina € 25,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti gli store online.
Disponibili a Palermo presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15) Libreria Nike (Via Marchese Ugo 76/78)