"I nostri romanzi sono una lettura eletta ed altamente appassionante, essi sono opera del grande WILLIAM GALT"
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- La produzione letteraria di Luigi Natoli edita I Buoni Cugini editori
- Calvello il bastardo. Grande romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento
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martedì 26 ottobre 2021
Luigi Natoli: Il giuramento al romito Filippo Chiaramonte. Tratto da: Il Paggio della regina Bianca
Luigi Natoli: Il tesoro dei Chiaramonte e la contrada di Falsomiele. Tratto da: Il Paggio della regina Bianca
Luigi Natoli: Il segreto del romito. Tratto da: Il Paggio della regina Bianca
Il giovane non gli vide muover le labbra; la voce pareva uscisse dalle profondità della terra: era la voce di un altro mondo. Egli ubbidì con una specie di religiosa commozione.
Così, forse, nei tempi preistorici, gli uomini si chinavano sulle tombe per ascoltare le voci dei trapassati, ai quali chiedevano consigli, auguri, benedizioni.
Dopo un minuto di silenzio, il romito disse lentamente e quasi scandendo le parole:
- Figlio di Andrea Chiaramonte, t’ho aspettato lunghi anni… eccoti qui, dunque. Dio sia benedetto!... Siedi e ascolta.
Attonito, Giovannello ubbidì, e guardato ancora di più fissamente il vecchio, cedendo alla curiosità, gli domandò:
- Chi siete? padre, chi siete?
- Lo saprai…
Vi fu un istante di silenzio. Un non so che di religioso pesava nella grotta e sull’anima di Giovannello. Il romito parve raccogliersi; sulla sua fronte si vedeva l’ombra dei pensieri, come sul cielo le nubi. Egli cominciò con voce bassa, che pareva uscisse dall’invisibile:
- Tu eri ancora un fanciullo quando avvenne la catastrofe della tua casa… Forse non sarebbe avvenuta, e tu saresti il primo barone del regno, se Andrea avesse accettato le offerte del duca di Montblanc… Tu ignori che il padre del re desiderava destinarti marito della figlia di don Ferrante Lopes de Luna, una cugina del re… Andrea rifiutò per non imparentarsi con lo straniero… Dio gli perdoni!... Egli credette nella concordia dei baroni convenuti a Castronovo; credette che in tutti fosse vivo e potente il sentimento dell’indipendenza del regno… e i baroni lo tradirono… Forse tu sai quel che ne seguì: la guerra, le persecuzioni, il tradimento. Andrea si sottomise, ebbe fede nella lealtà del vecchio Martino, e il vecchio Martino finse di perdonargli e di accoglierlo, e lo gittò nelle mani del boia. C’era chi lo istigava… c’era chi voleva la rovina del conte…
- Chi, padre? – domandò fieramente Giovannello, che ascoltava con religioso raccoglimento.
- Messer Bernardo Cabrera…
- Ah!
I soldati che l’inseguivano si affacciarono con orrore sull’orlo della rupe, che cadeva a picco sul mare, e stettero lì vedendo le acque ancora frementi e rosseggianti, sulle quali poco dopo videro galleggiare il cavallo con le gambe spezzate…
- E il cavaliere?
- Lo credettero morto…
- E non lo era?...
- No: il cavallo lo salvò…
lunedì 18 ottobre 2021
Luigi Natoli: Un unico regno dalle Alpi a Trapani... Tratto da: Viva l'Imperatore!
Luigi Natoli: Federico II. Tratto da: Viva l'Imperatore!
Quando il maestro di palazzo fece entrare messer Gualtiero e madonna
Elena nella sala dove l'Imperatore sedeva, ella sentì come una nube calarle
sugli occhi, tanta fu la commozione. La sala, grande, era rivestita di marmi
bianchi incorniciati in fasce di mosaico a disegni geometrici; e ornata di
aquile sveve e scudi normanni e rosoni di porfido e di granito e di intarsii
marmorei. Per tutto il giro della sala correva un ordine di colonne di
cipollino, che formavano come un corridoio aperto, o come delle navate minori;
dalle colonne si partivano gli archi svelti, sui quali si appoggiava il
soffitto ad alveoli, dipinto cilestre, con arabeschi bianchi e rossi e d'oro.
Le volte degli archi, i pennacchi eran rivestiti di mosaici che rappresentavano
scene cavalleresche e cacce: arcieri e cavalieri, leoni e cinghiali, e cervi,
cani, fra palmizi e alberi pieni di pomi, con una festa di colori e di oro che
abbagliava. Fra le ultime arcate pendevano tappeti e arazzi di seta vaghissimi,
e più in alto ondeggiavan lievemente stendardi bianchi con l'aquila imperiale nel
mezzo.
venerdì 1 ottobre 2021
Luigi Natoli: Alla corte di Federico II. Tratto da: Viva l'Imperatore! Romanzo storico siciliano
Natoli: La sede regia. Tratto da: Viva l'Imperatore! Romanzo storico siciliano
- Quella è la torre Greca, – spiegò messer Gualtiero; – vi sono le prigioni pei rei di lesa maestà.
L'altra torre, all'estremità opposta, era di forma quadrangolare; alta e massiccia coronata di merli; sovrapposta a una specie di bastone merlato, ai fianchi sporgevano due corpi avanzati, come torricelle addossate, simili a quelle che fiancheggiano il castello della Zisa; sormontata da cupolette, che si travedevano fra' merli. Feritoie e finestre, alcune di esse bifore, si aprivano, in varii piani, fra le ogive ricorrenti sulla facciata. Messer Gualtiero disse che quella era la torre Pisana. Fra le due torri correva un doppio ordine di portici, con svelte colonne, sulle quali si voltavano le ogive. Ma i portici erano spezzati nel mezzo, dalle Absidi della chiesa di S. Pietro, che si avanzavano sulla linea dei portici, graziose con le loro ogive intersecantisi, come quelle della chiesa di S. Spirito e del Duomo, e le finestrette che lasciavan travedere il luccicore dei mosaici.
Così mentre ai due lati il palazzo aveva l'aspetto di un formidabile castello, nella parte di mezzo con quei portici, con quelle tre absidi leggiadre, coi marmi e i musaici che ornavano le pareti interne dei portici, offriva l'immagine di un bello e ornato palazzo.
Abituata a vedere i rudi e foschi castelli appollaiati sulle rocche, con le torri tozze, le muraglie cieche, il mastio torreggiante, la reggia sembrò a madonna Elena più maravigliosa. Messer Gualtiero sorrideva. Le diè tempo di soddisfare la sua curiosità, e le spiegò che la parte attaccata alla torre Pisana era detta la Gioaria.