mercoledì 31 marzo 2021

Luigi Natoli: Suonavano le campane a Vespro... Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 1282

Con rapidità fulminea, trattogli dal fianco il pugnale, glielo cacciò nella gola due volte, lo levò in alto sanguinoso, gridò:
- Muoiano!... muoiano questi francesi, perdio!...
Un urlo, simile allo scatenarsi di un uragano gli rispose; si videro lampeggiar venti, trenta lame, si udì l’urto formidabile e tremendo della vendetta.
In quel momento le campane dalla torre della chiesa di Santo Spirito sonavano a Vespro.
Sonavano a Vespro le campane, per invitare i fedeli alla preghiera, e chiamare i frati nel coro; e l’ignoto fraticello, salito su la torre indorata dal sole cadente, non sapeva che quello squillo di campana avrebbe segnato nelle pagine della storia una data terribilmente memoranda.
Dalla torre aveva mirato la pianura festante sotto il sole che declinava dietro le vette di Monte Cuccio, aveva veduto il formicolìo della gente, udito il vocìo confuso e disordinato di migliaia di voci senza capire; e aveva sonato, come sempre, l’ora della dolce e raccolta preghiera. Ma giù nel piano, quel che feriva l’aria sul colpo di pugnale che atterrava il sire Droetto, sonò come uno squillo di tromba; come un segno aspettato, come una voce di comando e di esortazione.
Il fraticello continuava a sonare, con gli occhi erranti ora pel cielo, dove vagavano nuvolette, isole d’oro in un mare di porpora.
Ma poi, crescendo il rumore, richinati gli occhi, gli occhi gli si spalancarono di stupore, un fremito gli passò pel sangue; e il suo braccio, quasi mosso da una forza ignota, continuò a sonare, a sonare, a sonare, con nuovo vigore, squilli serrati, violenti di guerra e di strage sopra il tumulto e il balenar dei ferri e il rosseggiare del sangue.
Al veder Droetto annaspar l’aria con le mani e cader rantolando, con la bocca piena di sangue, Ugo de Saint-Victor, Bertrand de Taxeville, Gastone de Brandt snudarono le spade, gridando:
-  Montjoie!... Francesi! a noi!...
I loro compagni li imitarono, gittandosi tutti per trafiggere il giullare; ma questi, buttato in aria il berrettone, e impugnato con la sinistra il liuto dal manico, per farsene uno scudo, aveva nel tempo stesso gridato:
- A me, Damiano!...
- Giordano de Albellis! – gridò il sire de Saint-Victor.
Era infatti Giordano. Al suo grido, prima che le lance spezzate si fossero gittate sopra di lui, un’onda di popolani le investì con bastoni e coltelli, gittandosi improvvisamente addosso ai soldati, atterrandoli, sgozzandoli, al grido:
- Muoiano!... muoiano!...
Quella improvvisa zuffa, quelle grida, il cozzo delle armi, si propagarono in un baleno per la pianura. A un tratto tende e barracche furono rovesciate, tutta quella folla di uomini, come sospinta da un segno d’intesa, da un ordine, si levò in piedi. Molte donne traevansi dal seno i coltelli e li porgevano agli uomini; chi non aveva coltello impugnava un bastone, toglieva le aste delle tende, fracassava i banchi delle barracche, raccattava sassi. Tra le grida qua di spavento, là di coraggio e di incitamento, la folla accorreva. E su tutte le bocche suonava il grido ferocissimo:
- Muoiano! muoiano!... 
A quell’improvviso e inaspettato insorgere di tutto un popolo, i sergenti, le lance spezzate, i soldati di Francia parvero sgomenti; ma fu un lampo. L’onta, la vergogna, l’ira, la superbia rissosa, il vantaggio delle armi, li spronarono a un contrattacco. Esperti nelle armi, poichè erano inferiori di numero, cercarono di raggrupparsi, di formare un forte nucleo, per gittarsi sopra la folla, che la presenza e lo spavento delle donne e dei fanciulli imbarazzava un poco.
Ma non erano più in tempo. Sparsi qua e là, in piccoli gruppi, stretti da ogni parte, invece di attaccare si trovaron costretti a difendersi disperatamente. Maggiore era l’accanimento dinanzi alla chiesa dove messer Ruggero di Mastrangelo aveva fatto trasportar subito la figlia e dove correvano a rifugiarsi le donne spaventate nel momento che Damiano e gli «Albergarioti» investivano le lance spezzate.
Le quali a quell’attacco, costrette a mutar fronte, per difendersi, dovettero lasciar Giordano, che scaraventò sul viso di un soldato che gli era vicino il liuto, approfittò di un istante, per chinarsi rapidamente sopra Droetto, togliergli la spada e l’elmetto; e così armato gittarsi nel combattimento, come un leone famelico in una mandra di polledri. La pugna si rinfocolò; altri francesi, colpiti da coltelli, da sassate, da mazzate, cadevano; ogni caduto, era una spada, una picca, un pugnale che passava nelle mani degli insorti.
Messer Ruggero, uscendo in quel punto dalla chiesa, con uno sguardo capì il gran momento; e raccolte le armi di un cavaliere francese caduto, alzando la spada gridò:
- Popolo! alla riscossa! muoiano tutti i francesi!... 



Luigi Natoli: Il Vespro siciliano – Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo di una delle più famose rivoluzioni della Storia di Sicilia. L’edizione, interamente restaurata a iniziare dallo stesso titolo, è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1915. Con la sua perizia di grande storiografo e narratore, l’autore ci consegna uno dei capolavori della letteratura popolare mondiale che nulla trascura di quel periodo storico come l’orrenda strage di Agosta, le trame politiche cospirative dei baroni siciliani, l’orgoglioso episodio di Gamma Zita a Catania, la valorosa resistenza della città di Messina al dominio francese degli Angiò. Il romanzo ricco di fatti e personaggi realmente accaduti o esistiti, ci regala l’indimenticabile eroe Giordano De Albellis, intollerante alle ingiustizie, innamorato della sua terra, della libertà e della sua bella Odette. 
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 945 – Prezzo di copertina € 25,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)

Luigi Natoli: Quel martedì, 31 marzo 1282... Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 1282

Quel martedì, 31 marzo, la giornata era così bella e serena, e splendeva un sole così tepido e l’aria era così olezzante di mille profumi, che pareva invitasse anche i più poveri, i più tristi, i  più angustiati a lasciar l’ombra e la tetraggine della città, per correre ai campi; per sentire almeno la libertà del sole e dell’aria, bere la giocondità della natura festante di fiori e di trilli.
E dalle tre porte meridionali della città: la porta Mazzara, la porta di S. Agata e la porta delle Terme (diventata poi di Termini) poco dopo il mezzodì uscivano tre fiumane di popolo, a gruppi, a comitive, di ogni ceto e condizione. Le donne vestite a festa, con gonne dai colori vivaci, quali tutte d’una tinta, quali variate; le popolane della Kalsa e del quartiere di Denisin, ancora attaccate al vecchio costume musulmano avevano il capo avvolto in un velo bianco, che lasciava scoperti gli occhi e il naso, e dava ai volti una espressione di misteriosa bellezza, agli occhi un fulgore umido e voluttuoso. Le altre, specialmente della borghesia o della nobiltà, portavano il viso scoperto, e la glimpa su le spalle, più o meno ricca di nappe e fiocchi di seta e d’oro.
Le dame e i cavalieri, venivano a cavallo; e i cavalli, guidati a mano da scudieri o da schiavi, si pavoneggiavano nelle gualdrappe e scotevano i ricchi pennacchi svolazzanti sulle loro teste. Sotto i passi dei cavalli e dei pedoni si levava una leggera nuvola di polvere, che avvolgeva i più lontani; ma dentro la nube balenavano al sole i riflessi della seta e degli ori e le tinte vivaci si attenuavano in sfumature delicate e un poco grigiastre.
Di quando in quando la folla si sbandava di qua e di là, sotto le siepi o i muriccioli dei poderi, per lasciar passare i sergenti del giustiziere, o qualche signore francese. Essi prendevan per sè quasi tutta la larghezza del sentiero, ributtando prepotentemente con ingiurie, spintoni, colpi del fodero della spada o di bastone, i popolani e i signori, per aver libero il passo; gittando qualche parola audace alle donne che apparivano loro più belle e desiderabili.
Gli uomini stringevano i denti, seguivano con sguardo lampeggiante d’odio quei prepotenti e tacevano. La giornata era bella, e volevan godersela.
Il piano di Santo Spirito s’andava empiendo di popolo. Qua e là si piantavan tende per difendersi dai raggi del sole e sotto le tende, nell’erba fresca e molle, si sedevano intere famiglie. Traevano da ceste e da bisacce le provviste; accendevano fuochi in focolari improvvisati con sassi, e vi ponevano a cuocere le vivande. Dalle fiamme si levavano sottili spirali di fumo, che s’allargavano in alto e si disperdevano, portando dovunque l’odor dell’arrosto, e qualche volta un misto di bruciaticcio. Qua e là si improvvisavano barracche dove si vendevano dolciumi; piccole paste in forma d’agnello o d’altro, nelle quali era, come incastonato, un uovo sodo; o biscotti di farina e miele. Altre barracche odoravano di vino. Dalle anfore di terracotta smaltata, dalle bocce di vetro che avevano nome garaffe, il vino usciva nelle tazze, nelle coppe, nei boccali di terracotta, gorgogliando, spumeggiando, sfolgorando riflessi di fiamma, promettendo l’oblìo e l’ebbrezza.
Si aggiravano venditori ambulanti traendosi dietro l’asinello con lo «zimmile» carico di lattughe, e con grandi orciuoli pieni d’acqua, gridando con voci cadenzate. Dei giullari vestiti stranamente, con un liuto o una guidema pendente sul petto, saltarellando con strani e ridicoli lazzi, si fermavano or dinanzi una or dinanzi altra comitiva, sotto questa o quella tenda, e cantavano qualcuna delle canzoni che più piacevano al popolo. Canti spesso un po’ sboccati e comici, o appassionati; più raramente tristi.
E intanto giungeva sempre altra gente. Dei popolani armati di bastoni si spingevano innanzi le donne, come un pastore fa delle pecore, sceglievano il posto, le mettevano a sedere; andavano e venivano dalle barracche al posto scelto. Si potevan distinguere i vari quartieri della città; chè in quel tempo vi erano fra un quartiere e l’altro quasi dei confini, e per poco gli abitanti dell’uno non consideravano come stranieri quelli dell’altro, fino al punto da non consentir matrimonii fra persone di quartiere diverso. Così nel vasto piano si raggruppavano per parentele e quartieri; e ogni quartiere si riconosceva da una foggia particolare di vestire e di scelta di colori. Là erano quelli della Kalsa, più in qua quelli di Siralcadio; oltre, quelli del Cassaro, i più ricchi e cittadineschi; da questa parte, presso la chiesa, quelli dell’Albergaria, i più clamorosi e litigiosi: a un altro lato erano i pisani, e più giù gli amalfitani, e accanto i genovesi, e i greci del sobborgo marittimo, le colonie italiche cioè o gli avanzi dell’antica popolazione.
Sorgeva in mezzo, dominatrice, la chiesa con le sue ogive bicrome, intrecciate fra loro, lungo i fianchi e sulle absidi, tra le quali si aprivano le finestrelle archiacute; e lanciava la torre del campanile, quadrata, ornata di qualche colonnina impegnata agli spigoli; sotto la quale si apriva il piccolo portico, sorretto da pilastri.
Dalla porta spalancata veniva fuori l’odor dell’incenso, e si travedeva l’altare illuminato da ceri. Dei frati apparivano sulla porta, ristavano sul portico, vestiti nelle loro bianche tonache, e guardavano quello spettacolo annuale, sempre nuovo e bello, che con la varietà dei colori e delle luci, col movimento delle scene, la vivace esuberanza della vita animava per un giorno la solitudine e il silenzio del loro eremitaggio.
Intorno si stendeva la corona dei monti, quali percorsi dal sole, quali velati dall’ombra, un’ombra azzurrina e vaporosa; monte Cuccio innalzava il suo vertice velato dai raggi, e più in giù a tramontana, erto sul mare, torreggiava il Pellegrino.
In mezzo alla vasta conca, tra il verde dei giardini si vedevan bene le mura e le torri della città, e la mole grigia e severa del palazzo reale, con le sue alte e formidabili torri; e le chiome dei palmizi, che talvolta sorpassavano l’altezza delle mura.
Damiano s’era recato anche lui alla festa, con tre o quattro amici; avevano una guidema e una zampogna di canna, e parevano non d’altro solleciti che di divertirsi; e andavan trascorrendo fra quelli dell’Albergaria e del Cassaro senza fermarsi a lungo, guardando, sonando, sgambettando, ed evitando destramente di incontrarsi coi sergenti e i soldati francesi e provenzali, che andavano arrogantemente su e giù per il prato, fra le comitive, le tende, le barracche.
Il Giustiziere aveva sguinzagliato a Santo Spirito un duecento di quei, più ribaldi che soldati, il fior fiore dei più prepotenti, per tenere a freno quella moltitudine e sorvegliare se mai qualcuno avesse armi contro il divieto. Essi andavano fieramente, coi pugni sul fianco, le spade battenti sui polpacci, vestiti di maglia d’acciaio, o di corazza, con gli elmi luccicanti al sole. Si fermavano, dove loro piaceva meglio, toglievano dalle mensa apparecchiate sull’erba quel che loro talentava o bevevano, senza pagare; somministravano qualche calcio, minacciavano  di segar la gola a chi non si lasciava strappar dalle mani quel che stava mangiando.
Damiano seguiva con l’occhio or questo or quel gruppo di soldati. Talvolta si levava un battibecco più o meno rumoroso, i sergenti e i soldati, seguendo il loro costume spingevano la loro audacia sulle donne. 



Luigi Natoli: Il Vespro siciliano – Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo di una delle più famose rivoluzioni della Storia di Sicilia. L’edizione, interamente restaurata a iniziare dallo stesso titolo, è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1915. Con la sua perizia di grande storiografo e narratore, l’autore ci consegna uno dei capolavori della letteratura popolare mondiale che nulla trascura di quel periodo storico come l’orrenda strage di Agosta, le trame politiche cospirative dei baroni siciliani, l’orgoglioso episodio di Gamma Zita a Catania, la valorosa resistenza della città di Messina al dominio francese degli Angiò. Il romanzo ricco di fatti e personaggi realmente accaduti o esistiti, ci regala l’indimenticabile eroe Giordano De Albellis, intollerante alle ingiustizie, innamorato della sua terra, della libertà e della sua bella Odette. 
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 945 – Prezzo di copertina € 25,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)

Luigi Natoli: Campane di Vespro. Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282

La Pasqua di quell’anno veniva triste e sconsolata: un nuovo bando del giustiziere aveva minacciato più fiere punizioni per coloro che portassero armi  e promesso premi a coloro che ne scoprissero celate nelle vesti o nelle case dei cittadini.
Ciò era stato fomite di nuove e più violente vessazioni.
Si incontravano qua e là grossi drappelli di soldati e di guardie, che entravano nelle case dei cittadini, buttando all’aria masserizie e arredi; bastonando o trascinando in carcere chi osasse alzare la parola; compiendo nefandezze, tra osceni sghignazzamenti. Per cansare la nuova tempesta, andavano i cittadini a capo basso e frettolosi e vedendo venire incontro qualche figura di straniero, si traevano di lato, e trascorrevano oltre quasi fuggendo, per evitare ogni anche lieve incidente. E tuttavia ciò non li salvava: bastava che uno scherano qualunque gridasse: 
- Un paterino fugge! 
Perché tutti gli corressero addosso, lo buttassero per terra, coprendolo di percosse e di sputi, e spogliandolo, se v’era cosa da portargli via...
Ma più esoso ancora era stato in quei giorni il fiscalismo, nella riscossione delle gabelle e degli altri balzelli straordinari imposti dal re per le spese della prossima guerra.
Nessuna opera di spoliazione fu mai così brigantesca. Intere famiglie eran buttate in mezzo alla strada, seminude, intanto che i ministri del tribunale vendevano la loro roba anche per qualche carlino; ed esse eran costrette ad assistere allo sperpero delle cose a loro più care, con le quali erano vissute tutta una vita, alle quali eran legati da dolci e tristi ricordi. Nè le loro lagrime, nè le loro preghiere disarmavano l’immane rapacità di quei ribelli ufficiali, che rispondevano ferocemente.
- Pagate, paterini, pagate!
Tra questi dolori, le solennità della settimana Santa erano trascorse; e il popolo aveva nelle chiese e nei riti cercato un conforto e un oblìo.
Allora, o importazione di costumanze di altri paesi, o invenzione di anime timorate, le cerimonie della settimana santa si sposavano a rappresentazioni popolari. Il popolo non era soltanto spettatore commosso dei riti, ma vi partecipava, come elemento attivo, nelle processioni e nella rappresentazione di personaggi evangelici o biblici.
Ciò era valso a dargli un diversivo ai suoi dolori.
Le feste di Pasqua duravano qualche giorno dopo la domenica; in quei giorni il popolo se ne andava nelle prossime campagne, dove fossero santuari; ed ivi sull’erba, per commemorare la pasqua biblica, si mangiavano ova sode, lattughe e agnello arrostito: ma di solito a queste che erano le pietanze di rito, altre se ne aggiungevano, e dolciumi di origine araba, come la cassata e la cubaita e manicaretti, largamente inaffiati dal vino. Nel tripudio, che l’ebbrezza del vino metteva nei cuori, si intrecciavan sui prati balli e canti, al suono dei tamburi e delle guideme o dei liuti: e per due, tre ore, il popolo obbliava e pareva felice.
Il martedì dopo Pasqua i cittadini solevano recarsi nel prato di S. Spirito, così detto per un monastero di cisterciensi, del quale non avanza ora che soltanto la chiesa.
Dalla porta di S. Agata dell’Albergaria il monastero non era più lontano di mezzo miglio; vi si andava per un sentiero che attraversava orti e vigne. Oltre il prato si apriva, e ancor s’apre, un largo burrone, in fondo al quale scorre l’Oreto. Da circa un secolo e mezzo quel prato fu convertito in cimitero, e gli alti e neri cipressi ombreggiano croci e lapidi, là dov’eran erbe verdi e fiorite, e pascolavan le caprette sotto l’occhio vigilante di un pastorello semi-selvaggio.
Approfittavano di quell’occasione gli sposi, che dovevan celebrar le nozze, per unire la loro gioia all’allegria generale, parendo loro un buon augurio, e come un bel saluto, la giocondità del popolo; e uno sfondo vivace e pieno di allegria, quel quadro vario di colori e di forme, risonante di canzoni e di musiche.
Messer Ruggero di Mastrangelo non avendo potuto celebrare con pompa la seconda funzione di matrimonio, aveva voluto che almeno in quella occasione Benvenuta e messer Guglielmo Santafiora si recassero nel pomeriggio del martedì alla chiesa di S. Spirito, per partecipare alla festa comune.



Luigi Natoli: Il Vespro sicilianoRomanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo di una delle più famose rivoluzioni della Storia di Sicilia. L’edizione, interamente restaurata a iniziare dallo stesso titolo, è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1915. Con la sua perizia di grande storiografo e narratore, l’autore ci consegna uno dei capolavori della letteratura popolare mondiale che nulla trascura di quel periodo storico come l’orrenda strage di Agosta, le trame politiche cospirative dei baroni siciliani, l’orgoglioso episodio di Gamma Zita a Catania, la valorosa resistenza della città di Messina al dominio francese degli Angiò. Il romanzo ricco di fatti e personaggi realmente accaduti o esistiti, ci regala l’indimenticabile eroe Giordano De Albellis, intollerante alle ingiustizie, innamorato della sua terra, della libertà e della sua bella Odette. 
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 945 – Prezzo di copertina € 25,00

Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it

È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)

Luigi Natoli: Giovan Luca Squarcialupo non va a caccia di favori e non vende l'opera sua... Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano

Noi siamo stanchi; il malgoverno è giunto al suo estremo limite, oltre il quale non vi è pazienza umana che possa sopportarlo. Tollerarlo ancora è un delitto; bisogna spezzare le catene: bisogna ricordarsi del Vespro, se non vogliamo che questa nostra terra precipiti in un abisso dal quale non potrà più rilevarsi.


Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)

Luigi Natoli: La chiesa dell'Annunziata, in via Squarcialupo. Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico ambientato in Palermo agli inizi del 1500

La chiesa dell’Annunziata era stata eretta da pochi anni sulle rovine di un’altra chiesa distrutta nel secolo XIV; e accanto ad altra, dello stesso titolo, appartenente a confrati, che però l’avevano abbandonata, e avevano trasportato il loro archivio, il sagramento, i vasi, tutto insomma nella nuova; che esiste tutt’ora,(*) nella sua graziosa forma originale, accanto all’edifizio del Conservatorio di Musica, dentro il quale si trovano il portico e gli avanzi della chiesa dei confrati. Allora questo portico e la chiesa abbandonata comunicavano con la nuova. 
Fin dalla prima mattinata gente vi si recava da ogni parte; i più entravano nella chiesa vecchia e nel portico; altri rimanevano fuori. Era facile a un vecchio esperto riconoscere fra essi servitori di famiglie nobilesche, schiavi, artigiani, gente di campagna, venuta dalle vicine terre feudali. Non avevano apparentemente armi; ma se ne indovinavano nascoste; e se alcuno avesse frugato nella vecchia chiesa, avrebbe scoperto picche e archibugi. 
Verso nona cominciarono ad arrivare signori e mercanti; e a prender posto nella chiesa nuova, occupando la navata destra: il padre Iacopo Crivello, del vicino convento di Santa Cita, aspettava in sacrestia il momento per vestirsi coi paramenti per celebrare la messa di pacificazione: e intanto mormorava orazioni: ma Giovan Luca ancora non veniva... 

(*) Nel 1924. La chiesa dell'Annunziata, oggi non più esistente perché bombardata durante la seconda guerra mondiale: cornice della parte centrale del romanzo Squarcialupo di Luigi Natoli.


Luigi Natoli: SquarcialupoOpera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)

Luigi Natoli: Squarcialupo. Romanzo storico ambientato in Palermo agli inizi del 1500

 
Giovan Luca Squarcialupo apparteneva a una di quelle famiglie pisane, che esercitando traffici e tenendo banchi, avevano acquistato ricchezza e nobiltà. Era giovane. Pochi anni innanzi aveva preso moglie; ma dieci mesi dopo era rimasto vedovo. Viveva quasi appartato, badando al banco, e coltivando lo spirito con la lettura. Era stato alunno di un dotto umanista, che gli aveva fatto prendere amore ai grandi scrittori latini; ed egli leggeva con preferenza Livio e Virgilio. Ma leggeva anche certe cronache manoscritte della repubblica di Pisa, e altre del regno normanno e svevo di Sicilia e del Vespro. Abitava nella strada della Loggia dei Pisani, proprio quella che anche oggi conserva l’antico nome. Molte famiglie della “nazione” pisana stavano da quella parte, e nella strada di san Francesco: e gli Squarcialupo venivan da Pisa, e avevano il loro banco nella Loggia. Allora la strada si prolungava, perché la via Marmorea o Cassaro finivano a Sant’Antonio: e dovevan passare cinquant’anni all’incirca, perché fosse prolungato fino alla chiesa di Porto Salvo, tagliando strade, e abbattendo case.
 
IL PERSONAGGIO
 
... Disse queste parole con un tono così solenne e profetico, che il vecchio barone lo guardò con maraviglia e ammirazione. Giovan Luca gli sembrò più alto, più grande, con l’aspetto di uno di quei personaggi eroici della storia evocata. Borbottò qualche parola, ma parve rimettersi. Subiva il fascino di quella voce, di quel gesto, di quella passione per la libertà che sfavillava negli occhi del giovane, e lo illuminava di una nuova luce.
 
... Parlava col volto acceso da una fiamma interna, che rendeva calda e appassionata la parola. Tristano, sebbene avesse gran premura di andarsene, ne rimaneva talvolta preso, e lo ammirava: e gli pareva che Giovan Luca si ingrandisse, e si illuminasse di una luce nuova. Non era più quel pensoso, che pareva sdegnoso di parlare, o parlava breve e a sentenze: pareva qualcosa fra l’oratore e il condottiero; un sovvertitore di popolo e un dominatore. Certamente aveva un’idea, che non rivelava ancora, forse era l’idea madre, dalla quale si generavano tutte le sue azioni, anche caute, quasi saggiature; ma che al momento opportuno, si sarebbero svolte in tutta la loro pienezza. Con tutto ciò appariva agli occhi di Tristano come un uomo nuovo.

...All’amore per la donna ho sostituito un altro amore, del quale Lucrezia non può essere gelosa: quello per questa terra nostra. Ed è amore grande e puro anche questo, Tristano. Forse più grande dell’altro, perché domanda sacrifizi, e non dona: e tuttavia rende immortali gli uomini.
 
...Prima di essere innamorato voi eravate cittadino; e la terra che vi diede i natali, la terra che i vostri occhi videro per la prima, deve seder prima nella vostra mente, nel vostro cuore!... Ah! ecco perchè non sappiamo riprendere l’antica indipendenza: ecco perché non sappiamo esser liberi!... Le anime nostre si sono avvilite nell’egoismo, e al bene comune antepongono il proprio tornaconto... Io credevo di aver forgiato il vostro cuore, Tristano: di avervi trasfuso una parte della fiamma che arde nel mio; pensavo che voi sareste stato domani l’eroe della patria: Bruto o Camillo, Giovan da Procida o Alaimo da Lentini... Ahimè! voi preferite rassomigliare all’eroe di cui portate il nome e languire d’amore!... Levatevi su, Tristano Buondelmonti!... La patria prima di tutto!...
 
Giovan Luca attendeva a preparare i modi e i mezzi per attuare quel suo vecchio disegno di riscossa per cacciare lo straniero, e istituire un governo democratico, come quello che fece la gloria di Pisa. Era l’idea accarezzata fin da quando cominciò a leggere le pagine di Livio, maturatasi col progredire negli studi umanistici, fattasi assillante in quei rivolgimenti, e allo spettacolo delle violenze e delle ladronerie del vicerè don Ugo. Che quelli non fossero tempi di repubblica, che questa repubblica vagheggiata da lui era un anacronismo, sfuggiva alla esaltazione del suo spirito, che lo illudeva di speranze e di sogni eroici.

Luigi Natoli

Luigi Natoli: SquarcialupoOpera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924. 
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)

 

giovedì 25 marzo 2021

25 marzo 1941 - 25 marzo 2021: ottantesimo anniversario della morte di Luigi Natoli.

Oggi, 25 marzo 2021, è l'ottantesimo anniversario della morte di Luigi Natoli, grande romanziere e storiografo palermitano. Ma per noi, Buoni Cugini editori, Luigi Natoli è vivo più che mai. Con orgoglio e passione, abbiamo deciso di pubblicare tutte le sue opere, facendo sempre riferimento agli scritti originali, ovvero quelli pubblicati quando l'illustre autore era ancora in vita oppure ai manoscritti; abbiamo restaurato opere edite, ricostruito inediti che hanno incontrato a pieno l'approvazione del pubblico (vedi Gli Ultimi Saraceni o Squarcialupo), abbiamo ricostruito opere copiando i testi dai suoi appunti (come i volumi Cappa di Piombo e Suruzza, che raccolgono tutte le opere teatrali in italiano e in dialetto siciliano mai pubblicate) e con gioia abbiamo constatato che Luigi Natoli non è seguito soltanto dai siciliani, ma da tutti gli italiani, dalla Val d'Aosta alla Sardegna. Con soddisfazione le nuove pubblicazioni della Collana sono "attese" dai suoi lettori.
La strada da percorrere per concludere la Collana è ancora lunga, perchè la penna di Luigi Natoli, o William Galt o Maurus è inesauribile: tanti saranno gli inediti che offriremo al suo pubblico, tante le opere da ricostruire. E Luigi Natoli non morirà mai: perchè a ottant'anni da quel 25 marzo 1941, con un modo di scrivere moderno, riesce a stuzzicare l'interesse e la curiosità del lettore, immergendolo nella Storia e facendogli vivere tutti i drammi di un passato prossimo come il Risorgimento o di un passato remoto come l’epoca dell’impero romano, facendogli conoscere e quasi toccare grandi personaggi come Francesco Paolo di Blasi o eroi quasi sconosciuti come Giovan Luca Squarcialupo, sempre con il ritmo incalzante dell’avventura, del giallo e dell’inaspettato. Il grande romanzo I Beati Paoli continua ad essere la sua opera più conosciuta, ma Luigi Natoli non è solo quel romanzo e ancora oggi va incontro ai gusti di un pubblico di lettori sempre più numeroso. 
Abbiamo pubblicato ben ventinove volumi nella "Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli" (a breve il trentesimo), iniziando dal romanzo che lui amava di più: Gli Schiavi. Ai Grandi romanzi storici ambientati in diversi periodi della storia della Sicilia, dell'Italia e dell'Europa si aggiungono I trattati storici sul periodo risorgimentale e sulla Storia della Sicilia, Lo studio critico sulla poesia di Giovanni Meli, Le opere teatrali in italiano e in siciliano, una guida sulla Palermo della sua epoca (1891). Ma, come già detto, la strada da percorrere è ancora lunga, e tante altre pubblicazioni soddisferanno i lettori del grande romanziere e storiografo palermitano. Come lui stesso dice:  
Ho per le scuole pubblicato quarantadue volumi, diffusi per tutta l'Italia; altri sei sono in corso di stampa. Ho pubblicato otto o nove volumi di ricerche e di storia letteraria che illustrano la Sicilia, e sono citati come fonti in opere letterarie, discorsi, commemorazioni, conferenze, novelle, versi, articoli d'arte, di letteratura, di filologia e di quistioni scolastiche; una produzione straordinaria, non tutta inutile, non tutta senza pregio, sempre animata da un'idea, sempre rispettosa del galateo dei galantuomini e della grammatica. Ma se non è immodestia dirlo, coloro che mi hanno seguito attraverso i diciotto o venti romanzi da me pubblicati su questo giornale, sanno per prova che un certo interesse so trovarlo.

Luigi Natoli

I ROMANZI STORICI 

Gli Schiavi – Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 103 a.c. al tempo della Seconda Guerra Servile. L’opera è ricostruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato con la casa editrice Sonzogno nel 1936. Le note aggiuntive dell’editore sono poste allo scopo di far capire maggiormente al lettore il grande lavoro di ricostruzione del periodo storico del romanzo svolto dall’autore.

Il Paggio della regina Bianca – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1401, quando è appena tramontata la grande epoca chiaramontana. L’opera è ricostruita e trascritta dal romanzo originale pubblicato della casa editrice La Gutemberg nel 1921. È la presunta storia di Giovannello Chiaramonte, figlio di Andrea, che cerca di risollevare la gloria del suo casato contro il gran giustiziere Bernardo Cabrera, il re Martino e la regina Bianca di Navarra.

Fioravante e Rizzeri – Romanzo ambientato nella Palermo del 1920 ricostruito e trascritto dalle puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1936, con premessa dell’autore tratta da un articolo dello stesso Giornale pubblicato il 16 dicembre 1936. È ispirato alle storie di Buovo D’Antona e dell’opera dei pupi, nello specifico del re Fioravante e del suo scudiero Rizzeri, alle avventure di Fioravante, e lo riproduce attraverso un oprante, don Calcedonio; e l'antico si intreccia con il moderno; e le avventure della giovane figlia Lillì fanno contrasto con quelle di Drusolina, e quell'onesto puparo sembra foggiato con l'anima dei suoi pupi.

Ferrazzano – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1700, quando l’opera comica si teneva al teatro Bellini. L’opera è ricostruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1932. Protagonista è Ferrazzano, comico del ‘700 e maschera del teatro siciliano sullo sfondo di arditi intrecci di dame, principi e cavalier serventi. Prefazione di Rosario Palazzolo.

Il capitan Terrore – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1560, al tempo del vicerè Medinaceli. L’opera è ricostruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1938.

Alla guerra!Opera inedita. Romanzo storico ambientato nella Francia del 1914, all’inizio della Prima Guerra Mondiale. L’opera, mai pubblicata in libro, è la costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato unicamente a puntate, in appendice al Giornale di Sicilia, nel 1914. Dopo cento anni riprende vita in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori.

SquarcialupoOpera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.

Gli ultimi saraceniOpera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato a Palermo al tempo di Guglielmo I e di Matteo Bonello. L’opera, mai pubblicata in libro, è la trascrizione fedele dell’opera originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1911. Il volume include da una ancor più rara ode a Willelmo I composta dall'autore nell'aprile del 1881.

L’abate Meli – Il volume raccoglie totalmente quanto Luigi Natoli scrisse sull'Abate Meli, ovvero: il romanzo storico L’Abate Meli, costruito e trascritto dal romanzo pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia dal 19 settembre 1929, la trascrizione dell'opera "Giovanni Meli. Studio critico" pubblicato dalla tipografia del giornale "Il tempo" diretta da Pietro Montaina del 1883 e una raccolta di poesie di Giovanni Meli tratte da Musa Siciliana pubblicato dalla casa editrice Caddeo nel 1922; tutte le poesie sono corredate di traduzione in italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto.

Latini e Catalani vol. 1 e 2 (Mastro Bertuchello e Il Tesoro dei Ventimiglia) – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1300, al tempo del regno d’Aragona, del conte di Geraci Francesco Ventimiglia e dei fratelli Damiano e Matteo Palizzi, sullo sfondo della guerra fratricida fra Latini e Catalani. I due volumi sono la trascrizione delle opere originali pubblicate con la casa editrice La Gutemberg rispettivamente negli anni 1925 e 1926.

I Cavalieri della Stella o La caduta di Messina – Romanzo storico siciliano ambientato a Messina durante la rivoluzione e la carestia che colpì la città dal 1672 al 1679. L’opera, che vede al centro l’Accademia dei Cavalieri della Stella, è costruito e trascritto dal romanzo originale pubblicato a puntate, in appendice al Giornale di Sicilia nel 1908.

I mille e un duelli del bel TorralbaOpera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine ‘700, nei primi anni della dominazione borbonica. L’opera, mai pubblicata in libro, è stata costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1926.

Braccio di Ferro avventure di un carbonaro – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1820, al tempo della Rivoluzione e delle Vendite carbonare; il tutto vissuto attraverso le avventure del protagonista, Tullio Spada. L’opera è trascritta dal romanzo originale, pubblicato dalla casa editrice La Gutemberg nel 1930 ed è arricchito dai disegni di Niccolò Pizzorno.

I morti tornano… - Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1837 devastata dal Cholera. L’opera è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1931, ed è arricchita dai disegni di Niccolò Pizzorno. Prefazione di Massimo Maugeri.

Chi l’uccise? – “Giallo storico” ambientato nella Palermo del 1848, al tempo della Rivoluzione. L’opera è l’unica della collana trascritta dalla edizione Madonnina del 1951: non abbiamo trovato altre edizioni ed è troppo bella per non essere pubblicata. Arricchita dai disegni di Niccolò Pizzorno

Cagliostro e le sue avventure – Romanzo storico siciliano ambientato nel 1700. È la storia di Giuseppe Balsamo, alias Conte di Cagliostro, narrata dal protagonista come la lettura di un Diario. L’opera, in una edizione totalmente restaurata dal titolo all’indice, è costruita e trascritta dal romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914.

Calvello il bastardo – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento e inizi Ottocento, quando la Rivoluzione Francese porta in tutta Europa le prime idee di libertà dei popoli e nascono le prime Logge. Il protagonista Corrado Calvello è affiancato dal patriota e giureconsulto Francesco Paolo Di Blasi. L’opera è la trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La Gutemberg nel 1913.

La dama tragica – Romanzo storico siciliano ambientato a Palermo nel 1560, al tempo del vicerè Marco Antonio Colonna, di donna Eufrosina Corbera e della loro storia d’amore. L’opera è la trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La Gutemberg nel 1930.

La vecchia dell’aceto – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1700. La storia di Giovanna Bonanno, l’avvelenatrice passata alla storia come La vecchia dell’aceto. L’opera è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1927.

Il Vespro sicilianoRomanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo di una delle più famose rivoluzioni della Storia di Sicilia. L’edizione, interamente restaurata a iniziare dallo stesso titolo, è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1915. Con la sua perizia di grande storiografo e narratore, l’autore ci consegna uno dei capolavori della letteratura popolare mondiale che nulla trascura di quel periodo storico come l’orrenda strage di Agosta, le trame politiche cospirative dei baroni siciliani, l’orgoglioso episodio di Gamma Zita a Catania, la valorosa resistenza della città di Messina al dominio francese degli Angiò. Il romanzo ricco di fatti e personaggi realmente accaduti o esistiti, ci regala l’indimenticabile eroe Giordano De Albellis, intollerante alle ingiustizie, innamorato della sua terra, della libertà e della sua bella Odette.

STORIE E LEGGENDE

La Baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue – Raccolta di leggende trascritte dal volume originale Storie e leggende, pubblicato in Palermo dalla casa editrice Pedone Lauriel nel 1892. Alla raccolta è stata aggiunta la novella "La signora di Carini" pubblicata nel Giornale di Sicilia nel 1910 con pseudonimo di Maurus, "Un poemetto siciliano del secolo XVI" estratto dagli Atti della reale accademia di scienze, lettere ed arti di Palermo (serie III - vol. IX - Palermo 1910) e "Storia della Baronessa di Carini (sec XVI) estratto da "Musa siciliana" con note dell'autore - Casa editrice Caddeo 1922. Il volume raccoglie quindi, a parte le altre leggende su famosi "casi" siciliani, tutto quanto Luigi Natoli scrisse sul famoso "caso" della Baronessa di Carini.

IL TEATRO

Cappa di PiomboOpera inedita che raccoglie tutte le opere teatrali in italiano, mai pubblicate prima ad esclusione de “Il conte di Geraci”. Un’ampia premessa dell’editore spiega il lavoro di ricostruzione dell’opera, costruita e fedelmente copiata dai manoscritti dell’autore. Il volume comprende:

Il conte di Geraci - scene medievali in due atti
Cappa di Piombo - commedia in tre atti
L’ironia della Gloria - commedia in tre atti
Quannu curri la sditta! - sceni di vita paisana, commedia in quattro atti
Il numero 570 - scene drammatiche in due atti

Suruzza!Opera inedita che raccoglie tutte le opere teatrali in dialetto siciliano, mai pubblicate prima, costruite e fedelmente copiate dai manoscritti dell’autore. Un’ampia premessa dell’editore spiega il lavoro di ricostruzione dell’opera. Il volume comprende:

Suruzza! – dramma in quattro atti
L’abate Lanza - commedia dialettale in tre atti
L’umbra chi luci - dramma in tre atti
Quattru cani supra un ossu – commedia in tre atti.
Prefazione e traduzione in italiano a fronte ad opera di Francesco Zaffuto.

GUIDE SU PALERMO 

Guida di Palermo e suoi dintorni 1891 - La perfetta riproduzione della guida turistica scritta da Luigi Natoli e pubblicata dall'editore Clausen in occasione dell'Esposizione Nazionale del 1891. Nel volume vengono riportate anche le pubblicità inserite dall'editore in coda alla guida e una cartina ripiegata della città di Palermo nel 1891. L’opera è quindi trascritta dal volume originale del 1891 ed C. Clausen.

LETTERE E RICORDI 

Ricordi di Clodomiro, mio figlio - “Serro nel profondo del cuore l’angoscia, respingo indietro le lagrime che fanno impeto agli occhi, per scrivere della mia creatura…” Con queste parole cariche di composto dolore paterno, iniziano i ricordi che Luigi Natoli dedica alla memoria del figlio Clodomiro, morto nella primavera del 1917 in un campo addestramento reclute vicino Monfalcone. Proprio lui, volontario della prima ora, che in Francia aveva messo a repentaglio la sua vita per la libertà di quel popolo invaso dai tedeschi, e poi, sul Carso e sulle Dolomiti per la nobile causa Italiana, proprio lui non ebbe la fortuna di cadere nel fervore del combattimento! Un rapporto intenso e ricco d’amore legava il padre Luigi allo sfortunato figliolo e le ultime parole di Clodomiro furono, infatti, dedicate al dolore che avrebbe sofferto il padre per la sua morte. Luigi Natoli riesce, con misurato e ineguagliabile trasporto, a donarci delle pagine di pura liricità narrativa che consegnano per sempre il suo dolore alla memoria del figlio, senza retorica, senza autocommiserazione. Le pagine sono arricchite dal diario di guerra di Clodomiro Natoli e da alcune foto dell’epoca.

I TRATTATI STORICI 


Rivendicazioni. La Rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento sicilianoRaccolta di scritti storici e storiografici dell’autore sul Risorgimento in Sicilia, costruita sulle opere originali. Il volume comprende:
Premessa storica tratta da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo" ed. Ciuni anno 1935
La rivoluzione siciliana nel 1860 (Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 - Palermo 1910)
Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille (Estratto dal mensile "Rassegna storica del Risorgimento anno XXV - Fasc. II Febbraio 1938 - XVI)
I più piccoli garibaldini del 1860 (Estratto "La Sicilia nel Risorgimento italiano - Anno 1931) 
Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848 - 1860 (Cattedra italiana di pubblicità - Editrice in Treviso 1927)

Palermo al tempo degli SpagnoliOpera inedita, costruita e fedelmente copiata dal manoscritto dell’autore privo di data. È lo studio critico e documentato di due secoli di storia della città di Palermo mirabilmente analizzata da Luigi Natoli con una visione del tutto contemporanea senza trascurar nulla, compresi i particolari, anche i più frivoli. Argomenti trattati: La città – Il governo – L’amministrazione – Il popolo – Il Sant’Offizio – Il clero e le confraternite – La giurisdizione e l’arbitrio – Le maestranze – Le rivolte – Le armi e gli armati – Le scuole e i maestri – La stampa – Gli usi e costumi delle famiglie – La vita fastosa – La pietà cittadina – Teatri e feste – I divertimenti cavallereschi e le giostre spettacolose – Banditi, stradari e duelli.

Storia di Sicilia (dalla preistoria al fascismo) – Il volume, è la fedele riproduzione dell'opera originale pubblicata con lo pseudonimo di Maurus dalla casa editrice Ciuni nel 1935, e si divide in sette parti: Libro Primo (dalla preistoria alla conquista bizantina) Libro Secondo (dai Bizantini alla conquista Normanna) Libro Terzo (dalla nascita del Regno di Sicilia al Vespro siciliano) Libro Quarto (la Sicilia sotto gli Aragona) Libro Quinto (dai re di Casa d'Austria alle guerre di successione) Libro Sesto (Il dominio dei Borboni) Libro Settimo (Il Risorgimento). Il volume si conclude con la Bibliografia delle principali fonti consultate dall'autore e dall'Indice analitico dei luoghi e delle persone. In tutta l'opera Luigi Natoli padroneggia la materia con grande perizia storiografica e con la competente erudizione del grande letterato senza mai annoiare il lettore, analizzando i fatti con imparziale lucidità e con un linguaggio moderno, facendone un testo di riferimento ancora attuale e di facile consultazione. La copertina, di Niccolò Pizzorno, raccoglie alcuni dei personaggi "perno" della Storia di Sicilia, sullo sfondo degli stemmi delle principali famiglie nobili siciliane e della Trinacria. 

Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it

È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)

 


lunedì 22 marzo 2021

Luigi Natoli: I capricci di Lillì. Tratto da: Fioravante e Rizzeri. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1920

Angelica! Egli la chiamava ancora “la piccola” ma era cresciuta, toccava i sedici anni e frequentava la scuola normale. La scuola normale? Eh buon Dio! Non aveva potuto farne a meno; un po’ di istruzione si doveva alle fanciulle, e poi ella studiava per fare la maestra elementare. Salirebbe così un gradino più in alto dei suoi genitori. Ma quel Cicciarello don Calcedonio l’aveva sullo stomaco. Che cosa? sposarla? Chi: un barbiere? Lei che era una maestra? Ma non mi fate ridere! Fosse stato un impiegato del Municipio o dello Stato, un impiegato di concetto (ben inteso), “transeat”. E poi Angelica era molto bellina; un po’ piccolina, ma ben fatta; aveva i capelli castani ondulati, che le inquadravano il viso bianco e roseo. Non poteva dire quanta cipria e quanto rossetto ci fossero sotto quella bianchezza e le labbra erano troppo rosse, per avere un colore naturale, ma avevano una linea, parola d’onore, che facevano venire la voglia di morderle come ciliegie. E gli occhi! Che occhi! Non erano neri, non azzurri, non castani; avevano un colore indefinito con delle pagliuzze d’oro, bruni, grandi: ma quando guardavano, Dio! Che sguardi! Ti scendevano in fondo all’anima, te la scombussolavano, non sapevi più in che mondo tu fossi, né cielo, né in paradiso né in inferno, o piuttosto in tutti e due. E lei, assassina! Lo sapeva; e quando rideva gli occhi le ridevano, e tu tremavi, e dicevi di sì, anche quando la ragione ti diceva di no. 
La camera di Lillì era relativamente la più bella. Era solo imbiancata, ma Lillì l’aveva trasformata; tendine alla finestra, il letto di ferro tinto in bianco, il comodino, uno scendiletto da poche lire, un tavolino coi libri in ordine, l’avrebbero fatta scambiare per una camera da studente, se non fosse stato per la toletta che rivelava la donna. Era piena di boccette, di spazzolini, di scatolette di crema, di cipria, di rossetto per le labbra, di ferri per arricciare. Perché Lillì o piuttosto la signorina Lillì (ella si firmava Lilly), da quando aveva toccato i quattordici anni, era divenuta alunna della scuola normale (così allora si chiamava l’istituto magistrale superiore), aveva cominciato a usare i profumi e a darsi l’aria di signorina. 
La scuola normale! Veramente avrebbe dovuto frequentare la professionale; sarebbe stata più adatta per lei, ma donna Concettina si era incaponita che la figlia dovesse nobilitare la casa. Che sarta! che modista! Una maestra doveva essere. E a furia di sacrifizi, di assottigliare il pane, di rinunciare alle cose più necessarie, aveva pagate le tasse e aveva vestita la figliola in modo da non sfigurare. E a poco a poco l’animo di Angelica s’era trasformato; ella si era fatta chiamare Lillì, sembrandole più signorile che si dovesse allungare le labbra per pronunciare il suo nome; e poi quel nome le appariva quasi di una persona diversa, di una persona “per bene”. Che cosa fosse una persona per bene non sapeva figurarselo, benché frequentasse la scuola normale; le caratteristiche morali le sfuggivano, o meglio credeva che stessero nel formalismo di certe pratiche esteriori. Per questo cominciava a sentirsi un po’ male in quella casa e in quel vicolo; e quando qualche volta un’amica l’accompagnava, ella aveva cura di separarsi da lei prima di arrivare a casa.  Dopo essersi guardata ed ammirata, si vestiva continuando ad osservare nello specchio le proprie mosse, studiandole perché non perdessero nulla della loro grazia. Ah, perché lo specchio non era grande abbastanza da potercisi ammirare tutta dal capo alle piante? Ogni tanto si voltava di profilo, studiando la linea del corpo; si torceva in modo da vedersi le spalle e le reni falcate. Ma poi ahimè! si guardava intorno, e la tristezza le allungava il viso. La sua camera non era quella che la sua fantasia le dipingeva nei sogni o che vedeva nei film al cinematografo. Quelle pareti bianche di calce stridevano con le cure, che prodigava al suo corpo; erano squallide; il suo letto di ferro pareva quello di un collegio, con la coperta di cotone. Ella si profumava abbondantemente ma i suoi profumi non erano davvero di Houbigant o di Coty. Quella camera le era insoffribile, e quel vicolo poi la offendeva.



Luigi Natoli: Fioravante e Rizzeri – Romanzo ambientato nella Palermo del 1920 ricostruito e trascritto dalle puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1936, con premessa dell’autore tratta da un articolo dello stesso Giornale pubblicato il 16 dicembre 1936. È ispirato alle storie di Buovo D’Antona e dell’opera dei pupi, nello specifico del re Fioravante e del suo scudiero Rizzeri, alle avventure di Fioravante, e lo riproduce attraverso un oprante, don Calcedonio; e l'antico si intreccia con il moderno; e le avventure della giovane figlia Lillì fanno contrasto con quelle di Drusolina, e quell'onesto puparo sembra foggiato con l'anima dei suoi pupi.
Copertina e disegni di Niccolò Pizzorno
Pagine 308 – Prezzo di copertina € 19,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)

Luigi Natoli: Il "Teatro di Marionette" di don Calcedonio e il paladino Fioravante. Tratto da Fioravante e Rizzeri. Romanzo storico siciliano.

Il teatro era vuoto; si costituiva di una stanza, anzi di un piccolo magazzino, col soffitto di travi, imbiancato; nelle due pareti si vedevano due palchi, uno di fronte all’altro. Palchi egli li chiamava; il realtà erano due corridoi pensili larghi appena da potervi star seduti: tinti di color cilestrino, con dei disegni in rosso, che non si sapeva bene cosa rappresentassero. Dei banchi erano disposti in fila nella platea, e in quel momento erano sparsi di armature, di vesti, di pupi. Perché – e forse è superfluo dirlo – il teatro di don Calcedonio era la spettabile “Opera dei Pupi”, o, come si leggeva dipinto sulla porta d’ingresso, “Teatro di marionette”. 
V’era, in fondo, il palcoscenico vuoto, desolante come quello di un teatro vero nelle ore del giorno, quando si fa la pulizia. Non scene, non sipario; l’ombra avvolgeva tutte le cose; nello sfondo apparivano il muro senza intonaco, i travicelli dell’armatura scoperti, e di qua e di là appesi, alla rinfusa una grande quantità di pupi, maschi e femmine, cristiani e saraceni che tra l’ombra mandavano dei bagliori, dove le armature prendevano luce in riflesso. I lumi della ribalta spenti, mostravano nelle spelature della tinta esterna del riverbero, la meschinità della latta. E tutto v’era meschino, il frontespizio o vuoi dire la bocca d’opera, dipinta di un color cenere, con delle strisciole bianche e grigie che fingevano cornici di stucco; i panneggi rossi che incorniciavano la scena, dipinta in modo spaventevole, e che pur formava la delizia degli occhi del minuscolo popolo degli spettatori; l’aria stessa che vi si respirava.
Quella mattina don Calcedonio aveva lucidato l’armatura di Fioravante; elmo, corazza, schienali, bracciali e cosciali di nichel, rabescati d’ottone dorato, risplendevano come argento e oro. Fioravante era disteso su un’altra panca, i tre fili di ferro che gli reggevano il capo e le braccia, congiunti insieme, gli davano una posa da guerriero aspettante; la visiera alzata gli scopriva il viso immobile con gli occhi fissi; la veste, corta al ginocchio, verde, color della speranza, ornata di tre file di passamani d’oro, gli pendeva in pieghe simmetriche; e la spada, la terribile Durlindana, che poi avrebbe ereditato Orlando, gli giaceva al fianco. Oh, era un bel paladino Fioravante. Tutta la mattina don Calcedonio l’aveva occupata con lui. Non conosceva risparmio per i paladini; egli vi spendeva anche più che non potessero le sue forze; alcune armature gli costavano fino a cinquecento lire: quella di Orlando per esempio, tutta dorata, con i gomiti, le spallacce, le ginocchiere che parevano argento, e lo scudo con la croce d’oro, che rifulgeva come un sole. Ma Orlando era il paladino maggiore, e conveniva vestirlo meglio degli altri; la sua veste bianca pareva intessuta di gigli e i ricami parevano una pioggia di botton d’oro. Peccato, che avesse gli occhi storti! 
Ma don Calcedonio non pensava a lui. Pur continuando a contare le travi del soffitto, la sua mente era piena di Fioravante e di Mambrino, del quale aveva nella mattinata ripulito l’armatura. Questa era diversa da quella di Fioravante, perché Mambrino era saraceno, e i saraceni, si sa, vanno vestiti diversamente. Hanno l’elmo senza visiera, con un turbante attorcigliato e una specie di chiodo in cima, donde scaturiscono le piume. E hanno le brache corte fino al ginocchio, e la scimitarra. 
Veramente i romanzi di cavalleria che egli leggeva, dicevano che i guerrieri saraceni erano vestiti come i cristiani; le stesse armature, come lo stesso linguaggio cavalleresco, gli stessi usi; la differenza era che i cristiani giuravano per Gesù e per la Vergine Maria, i saraceni per Macone, Maometto, Apolline, Belial. Ma don Calcedonio vestiva i cavalieri cristiani come i giostranti del secolo XVI, e i saraceni come i turchi dei secoli posteriori. Era tutt’uno per lui!
Aveva ripulita la corazza di Finaù, figlio del re Balante, che regnava in Scondia; una bell’armatura, tersa e lucente, che faceva abbagliare a mirarla, con un sole raggiante in mezzo, e l’elmo sormontato da una pennacchiera rossa, che ondeggiava al minimo movimento...


Luigi Natoli: Fioravante e Rizzeri – Romanzo ambientato nella Palermo del 1920 ricostruito e trascritto dalle puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1936, con premessa dell’autore tratta da un articolo dello stesso Giornale pubblicato il 16 dicembre 1936. È ispirato alle storie di Buovo D’Antona e dell’opera dei pupi, nello specifico del re Fioravante e del suo scudiero Rizzeri, alle avventure di Fioravante, e lo riproduce attraverso un oprante, don Calcedonio; e l'antico si intreccia con il moderno; e le avventure della giovane figlia Lillì fanno contrasto con quelle di Drusolina, e quell'onesto puparo sembra foggiato con l'anima dei suoi pupi.

Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 308 – Prezzo di copertina € 19,00
Tutti i volumi della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
È possibile ordinare alla mail ibuonicugini@libero.it, al cell. 3457416697 o inviando un messaggio whatsapp al 3894697296. Consegna a mezzo corriere in tutta Italia
Disponibili su Amazon Prime o al venditore I Buoni Cugini, su Ibs, e in tutti i siti vendita online.
Disponibili a Palermo in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Via dei Leoni 71), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Enoteca Letteraria Prospero (Via Marche 8)
Per qualsiasi informazione: ibuonicugini@libero.it – Cell. 3457416697 – Whatsapp 3894697296
Le librerie possono acquistare contattandoci alla mail oppure possono rivolgersi al nostro distributore Centro Libri (Brescia)