giovedì 8 giugno 2023

Luigi Natoli: Latini e Catalani volume 1 (Mastro Bertuchello) e volume 2 Il tesoro dei Ventimiglia. Romanzo storico siciliano.


"Mastro Bertuchello" e "Il tesoro dei Ventimiglia" sono rispettivamente il primo e il secondo volume del grande romanzo storico siciliano "Latini e Catalani" che Luigi Natoli, ambientò nel medioevo siciliano, con specifica attenzione ai fatti storici e alle guerre fratricide volute dalle più importanti baronie siciliane dei Chiaramonte, Ventimiglia e Palizzi, volte alla conquista del potere supremo detenuto dalla corona aragonese oramai debole e pronta a spegnersi.
L' opera è la fedele riproduzione del romanzo originale pubblicato con la casa editrice La Gutemberg nel 1925.
Nei due volumi, che possono leggersi separatamente senza che il secondo renda necessaria la lettura del primo, Mastro Bertuchello muoverà le sue gesta avventurose e temerarie in una Palermo ancora splendida nelle sue vestigia arabo-normanne, ricca di etnie, tradizioni, e cultura ma dove regna anche una grande miseria materiale e morale afflitta da pregiudizi e da una confusa identità politico/popolare; però in questo mondo così complesso e variegato, pieno di intrighi e cattiveria, convivono ancora intatti i sentimenti di lealtà e amicizia che fanno di questo romanzo uno fra i più apprezzati di Luigi Natoli in arte William Galt.

Mastro Bertuchello - Pagine 576 - Prezzo di copertina € 22,00
Il tesoro dei Ventimiglia - Pagine 526 - Prezzo di copertina € 22,00

martedì 6 giugno 2023

Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure. Il booktrailer


Luigi Natoli:  Cagliostro e le sue avventure – Romanzo storico siciliano ambientato nel 1700. È la storia di Giuseppe Balsamo, alias Conte di Cagliostro, narrata dal protagonista come la lettura di un Diario. L’opera, in una edizione totalmente restaurata dal titolo all’indice, è costruita e trascritta dal romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 881 – Prezzo di copertina € 25,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria. 

 

Luigi Natoli: Io nacqui a Palermo il 2 giugno 1743... Tratto da: Cagliostro e le sue avventure.

Per restringere la mia parentela, e perchè sappiate che il titolo di Caglio­stro non è meno mio di qualunque al­tro, voglio farvi un breve albero ge­nealogico della mia famiglia.
Anche nella Bibbia e nei Vangeli si comincia con l’albero genealogico. Io non risalgo ad Abramo e Noè, la pa­rentela dei quali per altro non respin­go; ma scendo a tempi assai più vicini.
Carlo Matteo Martello ebbe due fi­glie, una, Maria andò sposa di don Giu­seppe Bracconieri, morto nel 1754; l’altra, Vincenza, si maritò in don Giuseppe Cagliostro di Novara Sicula, e fu la mia buona madrina.
Dal matrimonio di Maria col Brac­conieri nacquero quattro figli, due ma­schi Antonino e Matteo, miei zii, e due femine; Felicia Bracconieri, mia madre, che andò in moglie a don Pie­tro Balsamo, e Maria che fu sposata al signor Filippo Abate di Termini.
Dicono che il mio nonno paterno Antonino Balsamo fosse un libraio molto noto in Palermo. Non so, e non mi importa saperlo. Mio padre era un mercante.
Le nozze di Felicia Bracconieri e di Pietro Balsamo furono feconde di due figliuoli: Giovanna Giuseppa Maria, mia sorella, che poi – a quanto ne ho saputo – si è sposata con un Giovan Battista Capotummino, ed io.
Io nacqui a Palermo, il 2 giugno 1743 nella casa paterna, in un vicolo che allora prendeva il nome da una ce­lebre taverna detta della Perciata, nelle vicinanze dell’ospedale dei frati Benfratelli. Fui battezzato sei giorni dopo alla Cattedrale dal parroco don Diego Mezzopane e fui tenuto a battesimo da don Giovan Battista Barone e dalla zia Vincenza Cagliostro che, non potendo venire personalmente, si fece rappre­sentare per procura.
Nel battesimo ebbi imposti i nomi di Giuseppe, Giovan Battista, Vincen­zo, Pietro, Antonino e Matteo.
Troppi nomi per un uomo solo. I miei mi chiamarono sempre col primo.
Se nel corso della mia vita io assun­si cognomi diversi non c’è dunque da stupirsi. Dal momento che era piaciuto ai miei parenti di caricarmi di tutti quei nomi che io non domandavo, per­chè mai non potevo io concedermi di mia volontà quelli che mi piacevano?
Questi particolari sulla mia nascita risulterebbero dalla fede di battesimo, che fu domandata in occasione del mio matrimonio; ma io ho sempre dato uno scarsissimo valore a questo docu­mento insignificante per la vita di un uomo.
Per un pezzo io stesso credetti di essere nato a Termini o a Messina o a Malta; ma poi mi son persuaso che, per quanto la fede di battesimo assicuri il luogo e la data della mia nascita, è da sciocchi cercare quando o dove la mia personalità abbia avuto origine. Io l’ignoro. Io sono stato sempre e la mia patria è il mondo.


Luigi Natoli:  Cagliostro e le sue avventure – Romanzo storico siciliano ambientato nel 1700. È la storia di Giuseppe Balsamo, alias Conte di Cagliostro, narrata dal protagonista come la lettura di un Diario. L’opera, in una edizione totalmente restaurata dal titolo all’indice, è costruita e trascritta dal romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 881 – Prezzo di copertina € 25,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su Amazon Prime, Ibs e tutti gli store on line
In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Nuova Ipsa (Piazza Leoni), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi) 

Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure. Romanzo storico siciliano.

Il conte di Cagliostro nell'immaginario collettivo ha sempre avuto un posto di tutto rispetto. Lo crediamo potente, ricco, furbo, nobile, alchimista, viaggiatore, taumaturgo, medico e anche martire data la sua fine disgraziata in un orribile carcere, e in massima parte è vero, ma è pur vero che Coepis et Magnas (Piglia e mangia) fu il motto della sua giovinezza di furfante ed Ego sum qui sum, quello della sua maturità massonica di gran Cofto e fondatore della loggia: "Io volli aprire nei primi dell’anno 1782 una loggia egiziana, in tutta la pompa dei simboli, per guadagnare al mio rito tutti i Liberi Muratori di Strasburgo... Quando la sala fu piena... io mi vestii delle insegne che avevo immaginato e fatto eseguire. Tunica di seta nera ornata di geroglifici rossi; cuffia egiziana, con le bande pieghettate di tela d’oro, fermata su la fronte da un cerchio d’oro tempestato di gemme. Un cordone verde smeraldo, seminato di scarabei e di caratteri dipinti di metallo cesellato, scendeva sul petto. Dalla cintura di seta rossa pendeva una larga spada da cavaliere, con l’elsa a forma di croce. Sotto queste vesti avevo un aspetto venerabile e imponente, e il mio sguardo appariva così terribilmente maestoso, che al mio ingresso corse per tutte le vene un fremito, e si fece un silenzio profondo e religioso. Questo apparato potrebbe sembrarvi in contraddizione coi miei principi di rigenerazione fisica e morale; ma io so per esperienza che niente agisce con così pronta efficacia e con tanta persuasione sulle anime, quanto uno spettacolo straordinario ed illusivo... Io vidi che gli spiriti di disponevano già allo straordinario".
Nel romanzo, l'autore assume la parte di Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro raccontando in prima persona, come se si trattasse di un diario, tutte le avventure del protagonista, partendo dalla tentata fuga dal carcere di S. Leo e la successiva morte, e tornando indietro, alla gioventù del palermitano Giuseppe Balsamo, fino all'ascesa a Conte di Cagliostro, taumaturgo dall'età indefinibile che parlò perfino con Gesù, Gran Cofto e inventore del rito massonico egiziano. Il lettore, oltre al famoso conte, conoscerà personaggi come la moglie Lorenza, la zarina Caterina II, la regina Maria Antonietta di Francia e il famoso caso della "collana" di madame Giovanna di Saint-Remy e del cardinale de Rohan.
Un romanzo di circa 900 pagine denso di emozioni e dal linguaggio scorrevole e moderno, dove ogni aneddoto storico (e sono tanti!) viene specificato dall'autore con relativa nota.
L'edizione de I Buoni Cugini editori dal titolo Cagliostro e le sue avventure, riproduce fedelmente il romanzo pubblicato a puntate, in appendice al Giornale di Sicilia, nel 1914. L'edizione, profondamente diversa dalle precedenti, è da ritenersi l'unica originale in quanto curata dallo scrittore in persona nelle pagine del quotidiano, e presenta notevoli differenze con le altre pubblicate successivamente.


Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure. Romanzo storico che mette in primo piano come un diario personale, la vita di Giuseppe Balsamo, famoso come Il Conte di Cagliostro.
L'opera è la trascrizione del romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia dal 31 gennaio 1914
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria. 

Luigi Natoli: Il Paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1400


 


Luigi Natoli: Il Paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1400.L'opera è la trascrizione del romanzo originale pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1921.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria.

lunedì 5 giugno 2023

Luigi Natoli: Messer Bernardo Cabrera. Tratto da: Il Paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano

Era messer Bernardo Cabrera, conte di Modica e grande giustiziere del regno di Sicilia.
Veramente egli si fregiava di ben altri titoli. Era in Spagna visconte di Cabrera e di Bas, conte di Ossuna, signore di Monclus, Hostalric, Arginon e Parafolls: piccole terre, parte ereditate, parte concesse dal re d’Aragona, del quale aveva in moglie una nipote.
In Sicilia aveva raccolto gli stati e gli uffici della nobile e gloriosa famiglia dei Chiaramonte, e diventava in breve il primo feudatario del regno.
Possedeva la contea di Modica, con le terre di Modica, Ragusa, Chiaramonte, Scichili, Monterosso, Giarratana, i casali di Durillo, Comiso, Spaccaforno, la torre e il porto di Pozzallo, le saline di Marsa e di Murro, il feudo di Daratre e ventidue tenimenti di terre; era obbligato al servizio militare per ventisette cavalli, oltre ai pedoni; e godeva di tali e tanti privilegi e prerogative, che il suo stato formava una specie di regno nel regno.
Oltre alla parentela col re Martino, i servizi resi da lui al re e al padre del re (il vecchio duca di Montblanc) in Spagna e nell’isola, avevano potuto far pesare a suo beneficio i favori particolari del monarca. Era stato infatti eletto grande giustiziere.
Era diventato così il personaggio più popolare e autorevole del regno, ed esercitava un grande ascendente sull’animo del giovine re; ciò lo faceva segno a gelosie, invidie e malcelate animosità.
Non era benvoluto; troppa arroganza era nei suoi modi; troppa crudeltà aveva mostrato durante il lungo e fiero duello fra il baronaggio dell’isola e i due Martini, venuti a conquistare il regno, e a gittarvi tutto un nuovo branco di hidalghi morti di fame e di piccoli signori che tremavan di freddo nei loro miseri castelli di Catalogna.
Ah! la Sicilia era ancor ricca; e baroni da spogliare ce n’erano ancora.
Messer Bernardo Cabrera non sarebbe diventato signore della più vasta e ricca contea del regno, se Andrea Chiaramonte non fosse stato decapitato perfidamente, sulla piazza Marina in Palermo, dinanzi al suo magnifico palazzo. Messer Bernardo Cabrera ebbe le spoglie del vinto signore, alla rovina del quale egli aveva lavorato.
La presa di possesso gli fu però contrastata dai vassalli. La memoria dei Chiaramonte era troppo viva, e i cuori ancor troppo devoti, per accettare, se non benevolmente, almeno senza ostilità il nuovo signore, che si presentava come un nemico.
I vassalli di Modica e delle altre terre, domandarono al re di dichiarar la contea terra demaniale: ma il re – che pur avrebbe guadagnato alla corona un paese ricco, – respinse la preghiera. I vassalli si ribellarono; Messer Bernardo non potè assicurarsi la signoria, se non invadendola con una schiera feroce di venturieri e di banditi, e impiccando sulla piazza di Modica quindici dei capi della rivolta, quasi tutti piccoli borghesi e maestri d’arte.
Quei quindici corpi neri, orribili, penduli dalle forche, sui quali volteggiavano sinistramente i corvi, e che il vento faceva svoltare, avevano diffuso il terrore, e soggiogato la ribellione.
Ciò era avvenuto sei o sette anni innanzi.
Messer Bernardo aveva poi compreso che bisognava usar qualche dolcezza; e un inverno rigido, nel quale un alluvione rovinò parecchie case di contadini, distribuì dei soccorsi, rifabbricò le case abbattute, e perfino assolvette qualche debitore. Salvo che ragioni di ufficio o viaggi in Spagna in servizio della corte, o repressioni di rivolte qua e là nell’Isola frequenti e violente, non lo tenessero lontano, egli abitava nella sua contea, alternando il soggiorno fra Ragusa e Modica.
Quell’anno il re gli aveva conceduto l’onore di accettare l’ospitalità nel castello di Modica; e v’era andato nei primi di maggio, per fuggire l’afflizione della corte rattristata dalla malattia della regina.


Luigi Natoli: Il Paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1400.
L'opera è la trascrizione del romanzo originale pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1921. 
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria. 

Luigi Natoli: La devozione dei palermitani per la nobile casa dei Chiaramonte. Tratto da: Il paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano

 
- Volevate bene, dunque alla casa dei Chiaramonte? – gli domandò.
- Io solo? ma tutta Palermo, figlio mio. Se togli i Catalani, cotesti pidocchiosi che son venuti ad arricchire in Sicilia, spogliandoci, a Palermo tutti serbiamo una devota memoria per quella gran casa. Di là avremmo dovuto trarre i nostri re… e non saremmo soggetti allo straniero!... Tu sei ragazzo, e non puoi capire certe cose; ma ti so dire, che quando decapitarono messer Andrea, non ci fu che la canaglia catalana che n’ebbe gioia. Sfido! don Bernardo Cabrera si pigliava la contea di Modica… un vero stato da re… don Guglielmo Raimondo Moncada le terre e i castelli su quel di Girgenti, don Galdo di Queralt Caccamo e gli armenti, il re i palazzi… Et diviserunt vestimenta mea, come canta il padre lettore il giovedì santo!...
- E il conte… ebbe paura il conte, quando lo portarono al supplizio?
- Paura? I Chiaramonte non eran gente da aver paura, caro figlio! T’hanno raccontato la guerra del Vespro? Il mio nonno fu alla battaglia di Falconara, e vide che gente gagliarda erano. C’era messer Giovanni il vecchio, cuor di leone e braccio di ferro. Che battaglia!... E l’assalto di Palermo del 1325? Genovesi, Napoletani, Catalani, tutti addosso alla città; ma c’era messer Giovanni per difenderla… E messer Manfredi? Oh non fu il miglior capitano ch’ebbe l’Imperatore Ludovico di Baviera? non gli conquistò tutta la Marca d’Ancona?... Il mio nonno me le raccontava queste storie. Noi siamo di Naro, figliol mio; e Naro era feudo dei Chiaramonte, e fu baronia di messer Matteo, padre di messer Andrea: noi siamo stati vassalli della nobile casa…  Adesso Naro è di messer Guglielmo Raimondo Moncada; ma io… Io vivo qui, in Palermo, libero e padrone di me; e Naro, fintanto che apparterrà a quell’usurpatore, non mi vedrà mai più!... Capisci ora se so tutte le storie della nobile casa?... Oh! cos’hai?
L’ultima domanda, fatta con tono di sorpresa e di interesse, era provocata dagli occhi del giovinetto, pieni di lagrime, che scendevano silenziosamente su le gote. Il pittore scese dal suo palco, e gli si accostò.
- Che cos’hai? ti senti male, forse?
Il giovanetto scosse il capo, vergognandosi d’essere stato colto in quell'istante di debolezza...


Luigi Natoli: Il Paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1400.
L'opera è la trascrizione del romanzo originale pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1921. 
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
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Luigi Natoli: Andrea Chiaramonte, ultimo difensore del Regno... Tratto da: Il Paggio della regina Bianca

Re Martino sorrise a fior di labbra. Dinanzi agli occhi suoi si rinnovava la visione della tragedia chiaramontana.
Egli stava col padre a una finestra dello Steri; la piazza Marina era gremita di popolo che gli arcieri e i picchieri catalani a stento frenavano, perché non invadesse il palco sul quale il boia, appoggiato alla scure larga e luccicante aspettava le vittime.
Poi dalle prigioni del palazzo uscì il corteo. I confrati col cappuccio, le guardie, il carro; e nel carro, diritti, fieri, Andrea Chiaramonte e Antonio delle Favare suo segretario.
Il carro giunse ai piedi del palco. Andrea Chiaramonte, sebbene avesse le braccia legate dietro le reni, balzò svelto dal carro, senza bisogno d’aiuto, e montò la scala del palco, senza dar segno di commozione.
Guardò il suo palazzo: i suoi occhi si fissarono sulla finestra e cercaron gli occhi del duca e del re. Martino sentiva ancora il lampo di quegli occhi, che esprimevano una minaccia lontana; e ne provava un turbamento indefinibile....

Quadro storico (tratto da: Storia di Sicilia ed. I Buoni Cugini 2020)
Composti i dissensi in Aragona per opera di Martino, che in premio ebbe il titolo di duca di Montblanc, Maria fu da Cagliari trasportata a Barcellona, e poi nel castello di Montblanc, in attesa delle nozze, che avvenivano nel 1390 appena uscito il figlio Martino dalla pubertà. Di queste nozze dava avviso ai principi e in Sicilia, promettendo il suo non lontano arrivo. Ad agevolarlo, il destino s’incaricava di sgomberargli il terreno. Morivano infatti il conte di Geraci e Artale Alagona, e non molto dopo Manfredi Chiaramonte; il vicariato passava ai figli Antonio Ventimiglia, Blasco Alagona, Andrea Chiaramonte, e degli antichi vicari rimaneva il Peralta. Dinanzi alla minaccia dell’invasione, il 10 luglio 1391, i vicari radunarono a convegno i principali baroni nella chiesa di S. Pietro a Castronovo; giurarono alleanza per procurare l’onore e il servizio della regina Maria, la sua restituzione nel regno, e per respingere qualsiasi principe ed esercito straniero. Uno strambotto popolare serba la memoria del convegno, che cominciato con tanto fervore, finiva dimenticando i patti.
Astuto, raggiratore, fine politico, il duca di Montblanc mandava lettere a questo e a quel barone, in segretezza, con profferte di amicizia, lusinghe, persuasioni: inviava Galdo di Queralt e Berengario Crujllas abili negoziatori e guadagnava consensi fra i borghesi agiati; seminava la corruzione nel baronaggio, e ne fomentava l’egoistico tornaconto. Disgregando il baronaggio, il duca non temeva più una resistenza pericolosa, perché il popolo non lo impensieriva: che non c’era popolo, ma torme di servi nei feudi, e masse senza più coscienza nelle città, che si tenevano estranee alle mene dei baroni.
Raccolto l’esercito composto di milizie proprie e bande feudali, di nobili, di mercenari, di hildaghi spiantati, di masnadieri, di ladroni assolti da pene, e postolo sotto gli ordini del valoroso Bernardo Cabrera, avendo già distribuite ai principali cavalieri le alte cariche del Regno, uffici e privilegi, il duca di Montblanc, col figlio e con la nuora salpò da Port Fangos nei primi di marzo: il 22 approdò a Favignana, ed ivi ricevette l’omaggio di Guglielmo Peralta, Antonio Ventimiglia, del conte di Cammarata e di Enrico Rosso: a Trapani gli fecero onore molti dei baroni convenuti a Castronovo, dei quali congiunse le milizie feudali alle sue.
Solo non vi si recò Andrea Chiaramonte, che rimase a Palermo, dove l’umore non era favorevole ai due Martini.
La domenica delle palme l’esercito catalano si schierò sotto le mura della città, che, chiuse le porte, rifiutò d’arrendersi, onde il duca pose l’assedio dalla parte di mezzogiorno. Tra il reciproco bombardarsi, il duca dava il guasto alle campagne e avvenivano conflitti con danno dell’una e dell’altra parte. Nella generale defezione, quella resistenza pareva l’ultima difesa dell’indipendenza del Regno. Gli altri Vicari s’erano dati allo straniero: Andrea Chiaramonte rimaneva solo. Dopo un mese di assedio, crescendo la fame, l’arcivescovo di Palermo e uno dei Giudici andarono a pattuire la resa: Andrea fu assolto e tenuto buono e fedele vassallo: gli altri ebbero l’indulto. Così stabilito, Andrea il 17 di maggio presentavasi ai Reali, e ne era bene accolto. Ma il domani, ripresentatosi con l’arcivescovo per spiegare la sua condotta, il Duca perfidamente lo fece arrestare. Si imbastirono accuse che erano calunnie, e intanto si prese possesso della città, dove i Reali entrarono il 21, tra la freddezza del popolo. Il Duca nominò Bernardo Cabrera Grande Ammiraglio, e Guglielmo Raimondo Moncada, in premio d’aver venduta la patria, Grande Giustiziere.
Andrea fu sottoposto a giudizio, condannato a morte, e decapitato il 1 giugno 1392 nella piazza Marina, dinanzi al suo palazzo, donde il duca di Montblanc assisteva. La famiglia fu dispersa: i beni confiscati. I Chiaramonte scomparvero dalla storia.


Luigi Natoli: Il Paggio della regina Bianca. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1400.
L'opera è la trascrizione del romanzo originale pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1921. 
Copertina di Niccolò Pizzorno
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domenica 4 giugno 2023

Luigi Natoli: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano


 
Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria.

Luigi Natoli: Dall'alto della piazza di Ballarò veniva una fiumana di gente armata... Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano

Tristano ritornava a casa, quando dall'alto della piazza di Ballarò veniva una fiumana di gente armata, in mezzo alla quale, un cavaliere a cavallo, agitava la spada sguainata. La folla urlava grida di morte:
- Ammazza gli spagnuoli! Ammazzali!
Il balenìo delle armi accompagnava ferocemente le parole; e tutto intorno pareva scosso e sollevato dall'odio, come i marosi dal vento.
Tristano si fermò, guardando con stupore e non senza pena. Per quanto gli spagnuoli fossero stranieri, e non si fossero mai cattivato l'amore dei siciliani, per la loro albagia, e i loro arbitrii, e per quanto i soldati, spinti dalla fame, avessero commesso violenze, egli ricordava di aver militato con loro e di aver fra essi buoni compagni. E prevedeva che quel furore popolare avrebbe immerso la città in un lavacro di sangue, tra scene spaventevoli di orrore. Quando la folla fu più vicina riconobbe il gentiluomo che pareva se ne fosse fatto capo.
Era il magnifico Paolo Pollastra, un cavaliere, che nel quartiere dell'Albergheria godeva di grande reputazione di bravura, e fra quella gente rissosa faceva spesso da arbitro, ubbidito e seguito.
La notizia delle prime uccisioni, era giunta subito a lui; che sceso di casa armato, salito a cavallo, a grande voce aveva raccolto a sè i popolani più maneschi: ai quali via via si erano uniti gli altri, e la fiumana ingrossata, scendeva minacciosa.
- È tempo di finirla! – gridava il signor Paolo: – fuori questi barbari! Vogliamo esser padroni in casa nostra!... Fuori gli spagnoli!
E la folla acclamava; ma oltrepassando il pensiero di messer Paolo, invece di limitarsi alla espulsione gridava che bisognava uccidere, bisognava scannarli quegli stranieri odiati. Un nuovo Vespro. A Tristano parve una esagerazione inumana. Facendosi largo si avvicinò a messer Paolo, e fermandogli il cavallo, gli disse:
- Che cosa fate, magnifico? Volete spingere la città alla rivolta?
- È tempo! – rispose il cavaliere – abbiamo tollerato troppo questi stranieri.
La folla scese nel cuore della città, invase la piazza del palazzo pretorio, gridando contro il pretore e i giurati; quand'ecco dall'altro lato, si sentì un mugghio di tempesta: e dai vicoli si vide venire degli spagnoli atterriti, qualcuno con volto insanguinato, che cercavano uno scampo, e dietro a loro torme di plebei furibondi, che li incalzavano urlando:
- Ammazzali! Ammazzali!
Allora quelli che seguivano Paolo Pollastra, eccitati dalla caccia e dal sangue, diedero addosso a quei miseri; l'improvviso scomporsi, sprigionò Tristano, che non potendo, solo com'era, opporsi a quella moltitudine insensata e feroce, si ritrasse nella vicina chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, detta della Martorana. E giunse appena in tempo; perché il sagrestano, temendo che in quel tumulto potessero invadere la chiesa e saccheggiarla, ne chiudeva le porte.
Ma poco dopo ebbe vergogna, lui soldato, d'aver ceduto all'istinto della salvezza, e poiché il tumulto si era allontanato, non trova alcuna difficoltà a farsi aprire. Uscì col proposito di cercare persone più autorevoli che non lui, giovanissimo, per far cessare la inutile strage. Andando verso la Loggia, si imbattè in un giovane cavaliere che godeva buona reputazione, il signor Giovan Luca Squarcialupo.
Verso sera, Don Pietro Cadorna conte di Golisano, don Federico Patella (veramente si chiamava Abatelli) conte di Cammarata, ai quali si erano uniti il marchese di Licodia, Matteo Santapau, il conte di Geraci Simon Ventimiglia, il signor di Militello, Giovan Luca Squarcialupo, Tristano ed altri signori, a cavallo, andarono per le strade ove maggiore era il tumulto, e con le esortazioni, le minacce, le promesse: con l'autorità del nome e il prestigio di valore e di generosità che specialmente rendeva ben accetto il conte di Golisano, disarmavano gli animi. Ma vi concorrevano anche alcuni religiosi e qualche popolano; quelli con la minaccia di scomuniche, questo con le arguzie.
Niente disarma più è meglio della risata; e mastro Jacopo Piededipapera lo sapeva...


Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria. 

Luigi Natoli: Giovan Luca Squarcialupo apparteneva a una di quelle famiglie pisane... Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano

Giovan Luca Squarcialupo apparteneva a una di quelle famiglie pisane, che esercitando traffici e tenendo banchi, avevano acquistato ricchezza e nobiltà. Era giovane. Pochi anni innanzi aveva preso moglie; ma dieci mesi dopo era rimasto vedovo. Viveva quasi appartato, badando al banco, e coltivando lo spirito con la lettura. Era stato alunno di un dotto umanista, che gli aveva fatto prendere amore ai grandi scrittori latini; ed egli leggeva con preferenza Livio e Virgilio. Ma leggeva anche certe cronache manoscritte della repubblica di Pisa, e altre del regno normanno e svevo di Sicilia e del Vespro. Abitava nella strada della Loggia dei Pisani, proprio quella che anche oggi conserva l’antico nome. Molte famiglie della “nazione” pisana stavano da quella parte, e nella strada di san Francesco: e gli Squarcialupo venivan da Pisa, e avevano il loro banco nella Loggia. Allora la strada si prolungava, perché la via Marmorea o Cassaro finivano a Sant’Antonio: e dovevan passare cinquant’anni all’incirca, perché fosse prolungato fino alla chiesa di Porto Salvo, tagliando strade, e abbattendo case.

IL PERSONAGGIO

... Disse queste parole con un tono così solenne e profetico, che il vecchio barone lo guardò con maraviglia e ammirazione. Giovan Luca gli sembrò più alto, più grande, con l’aspetto di uno di quei personaggi eroici della storia evocata. Borbottò qualche parola, ma parve rimettersi. Subiva il fascino di quella voce, di quel gesto, di quella passione per la libertà che sfavillava negli occhi del giovane, e lo illuminava di una nuova luce.
... Parlava col volto acceso da una fiamma interna, che rendeva calda e appassionata la parola. Tristano, sebbene avesse gran premura di andarsene, ne rimaneva talvolta preso, e lo ammirava: e gli pareva che Giovan Luca si ingrandisse, e si illuminasse di una luce nuova. Non era più quel pensoso, che pareva sdegnoso di parlare, o parlava breve e a sentenze: pareva qualcosa fra l’oratore e il condottiero; un sovvertitore di popolo e un dominatore. Certamente aveva un’idea, che non rivelava ancora, forse era l’idea madre, dalla quale si generavano tutte le sue azioni, anche caute, quasi saggiature; ma che al momento opportuno, si sarebbero svolte in tutta la loro pienezza. Con tutto ciò appariva agli occhi di Tristano come un uomo nuovo.

"...All’amore per la donna ho sostituito un altro amore, del quale Lucrezia non può essere gelosa: quello per questa terra nostra. Ed è amore grande e puro anche questo, Tristano. Forse più grande dell’altro, perché domanda sacrifizi, e non dona: e tuttavia rende immortali gli uomini".

"...Prima di essere innamorato voi eravate cittadino; e la terra che vi diede i natali, la terra che i vostri occhi videro per la prima, deve seder prima nella vostra mente, nel vostro cuore!... Ah! ecco perchè non sappiamo riprendere l’antica indipendenza: ecco perché non sappiamo esser liberi!... Le anime nostre si sono avvilite nell’egoismo, e al bene comune antepongono il proprio tornaconto... Io credevo di aver forgiato il vostro cuore, Tristano: di avervi trasfuso una parte della fiamma che arde nel mio; pensavo che voi sareste stato domani l’eroe della patria: Bruto o Camillo, Giovan da Procida o Alaimo da Lentini... Ahimè! voi preferite rassomigliare all’eroe di cui portate il nome e languire d’amore!... Levatevi su, Tristano Buondelmonti!... La patria prima di tutto!..."

Giovan Luca attendeva a preparare i modi e i mezzi per attuare quel suo vecchio disegno di riscossa per cacciare lo straniero, e istituire un governo democratico, come quello che fece la gloria di Pisa. Era l’idea accarezzata fin da quando cominciò a leggere le pagine di Livio, maturatasi col progredire negli studi umanistici, fattasi assillante in quei rivolgimenti, e allo spettacolo delle violenze e delle ladronerie del vicerè don Ugo. Che quelli non fossero tempi di repubblica, che questa repubblica vagheggiata da lui era un anacronismo, sfuggiva alla esaltazione del suo spirito, che lo illudeva di speranze e di sogni eroici.


Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
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