venerdì 22 luglio 2016

Monica Bartolini: Persistenti tracce di antichi dolori

Monica Bartolini: Persistenti tracce di antichi dolori:

 
SANNITI, GAELICI, MAYA
 
Tre popoli distanti tra loro nell'arco del tempo, con usi e costumi incomparabili, uniti dalla particolarità di un oggetto prezioso, giunto fino ai nostri giorni per raccontarci della loro scomparsa. Una fine tragica, che però non è riuscita a cancellare né le gesta di quelle Genti né la loro cultura.
L'Asse romano Minerva-Toro, il Reliquiario di Monymusk e il Codice di Dresda giacciono nelle teche dei musei che li ospitano per ricordare a tutti noi quale è stato il nostro cammino di uomini.
Alla Rossachescrivegialli l'onore di tessere le trame dei delitti legati a quei reperti, considerandoli alla stregua di persistenti tracce delle dolorose vicende che hanno attraversato i secoli.
 
 Disegni in copertina di Niccolò Pizzorno.

AA.VV.: Scarti di un teorema - a cura di Rosario Palazzolo.

Saverio, Maria, Marta, Anita, Giuseppe, Mario, Flavia e Marcello all’inizio e alla fine sono figli della verità e della bugia. Di una verità troppo vera da sembrare bugia e di una bugia talmente finta da poter essere vera. Saverio, Maria, Marta, Anita, Giuseppe, Mario, Flavia e Marcello sono gli indimenticabili scarti di un teorema, ma diciamolo subito, però, che il titolo è volutamente provocatorio e dissacratorio e offensorio perché quando si parla di scarti solitamente lo si fa immaginando qualcosa che non serve, che non serviva, qualcosa di cui di poteva serenamente fare a meno, ma gli scarti di un Teorema fanno la differenza, a mio avviso, e specialmente di questo, e non possono certo essere considerati qualcosa che non serve, che non serviva, di cui si poteva serenamente fare a meno, perché se è vero come probabilmente lo è che un Teorema è un’idea che per essere dimostrata abbisogna di prove empiriche e complicatissimi calcoli matematici e formule che riassumano in poche righe o molte righe il significato esoterico affinché il medesimo non sia riservato a pochi, qui non si hanno che molte idee – e contagiose – che tentano costantemente di scartare l’abitudine al nesso, la prassi delle parole, il conforto dei numeri. (Rosario Palazzolo)
Pagine 118 - Prezzo di copertina € 12,00

venerdì 15 luglio 2016

Luigi Natoli narra Santa Rosalia.

Alla corte del re di Sicilia, Guglielmo il Buono, c'era un parente del re di nome Sinibaldo, il quale aveva una figlia che si chiamava Rosalia, giovinetta virtuosa e tutta data alla preghiera. Molti la domandavano in isposa, ma essa si rifiutava e, per sottrarsi alle nozze, fuggì di casa.
Peregrinando, andò a ricoverarsi in certe grotte del monte Quisquina (Agrigento), dove visse, cinta di rozzo saio, nutrendosi di erbe e bevendo acqua fresca con una ciotola. Così passava i giorni in penitenza e in preghiere.
Dal monte Quisquina, a piedi, si recò a Palermo, da dove salì sul monte Pellegrino. Ivi trovò una grotta e ne fece la sua dimora. Lì trascorse il resto della sua breve vita, lì morì ignorata...

Luigi Natoli
Tratto da "La Scalata" sussidiario scolastico edito in Palermo nel 1955