giovedì 28 dicembre 2023

Luigi Natoli: Capo d'anno. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano.

Il primo giorno del mese di gennaio, è anche il primo dell’anno, – per cui comunemente si chiama Capo d’anno – è festa in tutto il mondo cristiano. Festa di augurii, di speranze, di bei proponimenti. Comincia un nuovo anno. Ogni cuore lo saluta come l’incominciamento di una vita nuova; e spera che non soffrirà i dolori dell’anno trascorso. Questo augura a sé e agli altri. Un proverbio dice: Anno nuovo, vita nuova.
Ma che vuol dire questa vita nuova?
Vuol dire che tu devi esaminare quello che hai fatto durante l’anno trascorso; devi riconoscere i tuoi mancamenti; proporti di correggerti, e mantenere saldamente i tuoi propositi.
Sei stato ozioso? Lavora: la prima nobiltà dell’uomo è il lavoro; la prima medicina dell’anima è il lavoro. Chi lavora con zelo e con assiduità non ha il tempo di contrarre cattive abitudini. La zappa adoperata sempre non prende ruggine.
Hai sciupato tempo? Rifatti, con maggiore assiduità, del tempo che hai perduto.
La buona massaia, quando sloggia, prima di entrare nella casa nuova, la spazza, la lava, toglie i ragnateli e le fuliggini, la imbianca.
Così devi fare tu, col nuovo anno. La casa che tu devi ripulire e rimettere a nuovo è il tuo cuore. Devi toglierne tutte quelle manchevolezze quei difettucci e quelle cattive abitudini che vi riconosci, o che i tuoi genitori, i tuoi maestri ti fanno riconoscere.
Sei stato negligente? Devi essere diligente. Hai disubbidito? Devi essere ubbidiente. Hai nutrito rancore, ti sei inimicato contro qualcuno? Devi amarlo. E così tu potrai dire veramente di cominciare una vita nuova.


Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalle Industrie Riunite Editoriali Siciliane nel 1925, corredato con le foto dell'epoca. Attraverso un viaggio immaginario che parte da Catania e finisce a Messina, passando per tutte le città della Sicilia, l'autore spiega ai fanciulli dell'epoca storia, attività economiche, tradizioni e leggende della Sicilia. Una lettura resa piacevole dal modo gentile e semplice con cui il professore Natoli si rivolge ai ragazzi. Il volume è impreziosito dalle foto dell'epoca. 
Pagine 274 - Prezzo di copertina € 19,00
La copertina di Nicolò Pizzorno riproduce esattamente il volume originale. 
Sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), La Feltrinelli libri e musica (Punto vendita centro commerciale Conca d'Oro) Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15)

Luigi Natoli: Messina, la città dei grandi eroismi!Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano.

Il treno passa per una serie di paesi posti in mezzo a campagne fertilissime; poi penetra in una lunga galleria, che attraversa un colle; e quanto riesce dall’altra parte, un magnifico panorama si spiega agli occhi del viaggiatore. Giù, a piè del colle, ecco Messina, il mare, i monti della Calabria; e di qua e di là, campagne verdeggianti. Messina, la regina del Faro, è la città tante volte provata dalle forze crudeli della natura, e tante volte risorta: la città dei grandi eroismi!...
Questa che vediamo è una città nuova; l’altra, bella, ricca di monumenti, fu atterrata da uno spaventevole terremoto la notte del 28 dicembre 1908. Bastarono pochi secondi, perché la città diventasse un cumolo di rovine, e seppellisse sotto le macerie centomila persone. Non una casa restò in piedi. Lo spettacolo, che all’alba il sole illuminò, faceva inorridire.
C’era sul mare una superba fila di palazzi, che si chiamava la Palazzata; c’era un Duomo, che era un capolavoro; c’erano musei, istituti, chiese... Nulla rimase, nulla!...
Nessun terremoto, a memoria d’uomo, era mai stato così terribile come questo.
Ma la città è risorta, con belle e spaziose strade, come il viale San Martino, con piazze vastissime. Ha ripreso la sua vita, piena di traffico; le ultime vestigia del disastro si van cancellando. Ma pur troppo i suoi monumenti sono perduti per sempre.
Ampio e profondo è il porto, formato naturalmente da una lingua di terra che si protende come una falce, e che si chiama il braccio di San Ranieri. Qui sorgeva una fortezza, detta la Cittadella, che era ai suoi tempi imprendibile; ma ora la distruggono, perché queste antiche fortificazioni son diventate giocarelli di fronte ai tremendi mezzi in uso nelle guerre moderne.
Una volta questo porto era il più frequentato fra quelli di Sicilia, appunto perché era il più sicuro, e perché Messina era lo scalo di tutte le navi per andare in Oriente: oggi il porto siciliano più frequentato è quello di Palermo, che è anche uno dei principali d’Italia; occupando il terzo posto, dopo Genova e Napoli.
Ora vedremo in uno specchietto il traffico dei porti siciliani principali.


Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalle Industrie Riunite Editoriali Siciliane nel 1925, corredato con le foto dell'epoca. Attraverso un viaggio immaginario che parte da Catania e finisce a Messina, passando per tutte le città della Sicilia, l'autore spiega ai fanciulli dell'epoca storia, attività economiche, tradizioni e leggende della Sicilia. Una lettura resa piacevole dal modo gentile e semplice con cui il professore Natoli si rivolge ai ragazzi. Il volume è impreziosito dalle foto dell'epoca. 
Pagine 274 - Prezzo di copertina € 19,00
La copertina di Nicolò Pizzorno riproduce esattamente il volume originale. 
Sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), La Feltrinelli libri e musica (Punto vendita centro commerciale Conca d'Oro) Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102) 

mercoledì 27 dicembre 2023

Luigi Natoli: I fasti della marina siciliana nel XVI secolo. Tratto da: La civiltà siciliana nel XVI secolo

 
Se gli storici non narrano i fasti della marina siciliana, la colpa non è certo di essa; la vittoria di Capo Corvo, riportata dall’ammiraglio palermitano Ottavio d’Aragona, su la flotta turca, è tale da gloriarsene ogni nazione. Le galere erano costruite in Sicilia, e il principe Filiberto di Savoia, venuto a capo di una flottiglia spagnuola in Messina, restò maravigliato de la bellezza delle navi siciliane; onde disse che le avrebbe tolte a modello. Le dieci galere nostre nel 1535 presero parte all’impresa di Tunisi, insieme a due del marchese di Terranova e due del marchese di Grotteria; all’impresa di Algeri, nel 1541 figurarono fra le migliori le galere del regno seguite da cinquanta navi onerarie; con le cinquantaquattro galere che mossero alla conquista di Tripoli si trovava la flotta siciliana, due galere del marchese di Terranova, due col conte Cicala, una di Federico Staiti, due del vicerè duca di Medinaceli; nel 1570, alla difesa della Goletta, con le undici galee napolitane e le quattro maltesi, era la squadra di Sicilia; ventidue galere siciliane presero parte alla battaglia di Lepanto nel 1571, e contribuirono grandemente alla vittoria, resistendo e arrestando Ulucch Alì, che già vinceva il corno destro dell’armata cristiana. 
Sulle galere di Sicilia montava il terzo delle fanterie spagnuole di presidio nel Regno; numero esiguo che era accresciuto però dalle compagnie assoldate in Sicilia e dai cavalieri e dalle lance spezzate che volontariamente s’imbarcavano. 
Il valore siciliano era rifulso in molte occasioni: alla presa della Goletta, il 1535, fu l’ericino Salvatore Bulgarella il primo a salire su gli spaldi e a piantare la cesarea bandiera; nella medesima guerra d’Africa Francesco ed Andrea Palizzolo compirono atti di valore tali da meritare speciali benemerenze da Carlo V. Son noti Francesco Salomone e Guglielmo Albimonte, che furono dei tredici di Barletta, e combatterono a Ravenna e a Parma. Pietro Cardona, conte di Golisano, morì da prode alla Bicocca; Gian Paolo Perollo fu capitano di Luigi XII; il capitano Coza difese per Carlo III contro i francesi il castello d’Avigliano, e vi perdette la vita da prode. 
A Malta, assediata nel 1565 da poderosa armata turca, comandata dal fiero Draguth, due palermitani si offersero di condurre rinforzi, attraversando l’armata e l’esercito nemico. Impresa audace, alla quale si erano rifiutati i vecchi capitani spagnuoli. Don Francesco Omodei e capitan Giorgio Montisoro, con quattro galee ed ottocento uomini levati in Sicilia, compirono con grande ardimento lo sbarco, e salvarono Malta già in procinto di rendersi. La storia raccolse i nomi dei prodi morti in quell’impresa: furono Pietro Antonio Barrese e Girolamo Bonanno palermitani; Giovanni Montalto, Francesco Daniele, Nicolò Settimo, Vincenzo Perno siracusani; Giovanni Patti, Girolamo Balsamo, Antonio Saccano, messinesi; Girolamo Speciale, Giovanni Antonio Landolina e Bernardino Sortino, notigiani; Vespasiano Celestri licatese; Alessandro Alessi di Nicosia; tutti gentiluomini, ai quali bisogna aggiungere i nomi dei popolani, che la storia ingiusta non raccolse. A Lepanto, Cola di Bologna, palermitano, compì tali prodezze che fu chiamato d’allora in poi Cola il Valente; il capitano Cola Antonio Oddo saltò solo in una galea turca, e se ne impadronì; ma vi perdette la vita colpito in fronte da archibugiata; don Geronimo di Giovanni si diportò così valorosamente, che l’anno appresso, nel 1572, all’impresa di Navarino don Giovanni d’Austria lo volle colonnello, e volle anche dal senato i capitani Giorgio Montisoro e Pietro di Vita, le prodesse dei quali ricordan le gesta dei paladini. Né meno valorosi furono don Berlinghieri Requesenz che combattè strenuamente alle Gerbe; il marchese di Licodia, Ambrogio di Santapau, vincitore dei turchi a Torre di Faro. Nelle Fiandre altri forti cavalieri seguirono il vincitore di Lepanto: Ottavio d’Aragona vi fece le sue prime armi; don Gastone Spinola, palermitano, vi fu colonnello, e a Maestricht si diportò mirabilmente e perdette un occhio: altri come Garzia Branciforti, il cav. Platamone, don Ferrante e don Antonio Spinola chiesero di combattere nelle prime file; l’ottennero; caddero da prodi. 
Questi fatti, il prestigio che la monarchia siciliana conservava anche sotto la soggezione straniera, illustravano il nome della Nazione siciliana, ed essa potevasi vantare che i suoi ambasciatori alla corte del papa avevano posto dopo quelli dell’Alemagna, della Francia, della Spagna e dell’Inghilterra; e prima di quelli di Scozia, Ungheria, Boemia, Polonia e della medesima Venezia; potevasi vantare di avere delegati i propri concili; di vedere le porte della reggia di Granata aprirsi a due battenti innanzi ai suoi ambasciatori. 



Luigi Natoli: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI. Il volume comprende: 

La civiltà siciliana nel secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1895)

Prosa e prosatori siciliani del secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1904)

La poesia siciliana del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana, Milano, Casa editrice Caddeo - 1922)

Un poemetto siciliano del secolo XVI (Estratto dagli Atti della Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo serie III Vol. IX - Palermo 1910)

Hortensio Scammacca e le sue tragedie - Studio (Tip. editr. Giannone e La Mantia, 1885 - Palermo)

Pagine 420 - Prezzo di copertina € 24,00

Copertina di Niccolò Pizzorno. 

Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia - sconto 15%)

Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso:

La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro) La Nuova Bancarella (Via Cavour) Libreria Macaione (Via m.se Villabianca 102), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15)


Luigi Natoli: Quando in Sicilia duecentomila persone morirono di fame... Tratto da: La civiltà siciliana nel secolo XVI.

Alla libertà politica non corrispondevano liberali ordinamenti giuridici ed economici. Non unità di codici e di amministrazione; le città governate da magistrati propri e da giurisdizioni privilegiate; onde una varietà di provvedimenti, un moltiplicarsi di decreti, un rivaleggiare nell’ottener favori e concessioni particolari. 
Quanto all’amministrazione finanziaria le continue prevaricazioni, i razionali, banditi o impiccati con certa frequenza, i fallimenti della tavola, o banco di Palermo, il fiscalismo proverbiale dei gabellieri e dei collettori d’ogni genere, provano qual fosse. A questo si aggiungano le condizioni economiche, che lasciavano gravare tutto il peso dei dazi e delle gabelle sul popolo. Siccome la lontananza dei re, e la cupidigia dei vicerè, rendeva arbitri dei parlamenti i baroni, questi, forti nei loro diritti feudali, nelle immunità proprie, accordavano facilmente i donativi; il pagamento dei quali non sulle loro rendite, né su quelle della chiesa, ma sul popolo gravava. Perivano così sotto il gravame dei balzelli le industrie, i coloni abbandonavano le terre, e gli ovili, e si davano a mal fare; e per tutto rimedio il governo inferociva, non pensando che invece di impiccare e squartare i rei, dovevasi scemare il numero reprimendo la tirannia dei baroni, temperando la esorbitanza e la frequenza dei dazi e dei donativi superiori alle forze del paese, raffrenando la feroce rapacità degli esattori, proibendo i monopoli. Ai disagi economici si proponevano disastrosi rimedi: si elevava il valore della moneta, senza considerare che ai momentanei guadagni succedevano perdite irreparabili. Per far danaro i vicerè mettevano all’incanto il ricco patrimonio della corona e del pubblico, le dogane, i dazi, le rendite d’ogni sorta; o incettavano il vasellame e le argenterie dei privati; ma non cercavano di sgravare le terre, di incoraggiare le industrie, di favorire i commerci. Il divieto di esportare granaglie allontanava i compratori e lo scambio: la incettazione che ne facevano i baroni, e i municipi, o per speculazione, o per supplire alla deficienza dei granai, promoveva la povertà e affrettava le carestie. A questi errori economici si addebitano le fiere carestie del 1516, del 1542, del 1591, del 1646, che furono le più terribili, non le sole; e in quella del 1591, durante il viceregno del duca d’Albadelista, afferma don Vincenzo di Giovanni, esser morte di fame nell’isola duecentomila persone. «Così la Sicilia – al dir dello Scrofano – ubertosa nudrice d’Italia, spesso tra carestie e fame coglieasi alle strette».
Questo quadro maestrevolmente ritrae il La Lumia: 
«La popolazione considerevolmente scematasi, talchè per l’isola intera il calcolo che sembra più prossimo al vero non attinge i due quinti del numero attuale...
Grosse e piccole terre sparse a lunghe distanze, per le quali si viaggiava sovente non incontrando una masseria od un villaggio. Comunicazioni malagevoli e scarse per tutto, con fiumi valicantisi a guado, con aspri sentieri serpeggianti sull’orlo di scoscese montagne. La coltivazione ristretta in vicinanze dei luoghi abitati, fin dove si stendeva il contatto immediato degli uomini; poscia immensi poderi lasciati all’armento ed anche spesso al ginepro e al cardo; sotto un cielo sì bello e presso i ruderi di vetuste grandezze, tesori di natura improduttivi e fecondi. Insecure costiere con porti che le carene colmavano, o dove si mostrava solitaria l’antenna di qualche raro naviglio. Nelle terre feudali un castello con torri e merli, d’ordinario su l’altura di un colle, che sovrastava pauroso e sinistro a poche case, e miserabili tuguri intorno. Nelle terre demaniali, ovvero in quelle che non ubbidivano a baroni e tenevano direttamente dal re, antiche cerchie di mura troppo vaste alla menomata frequenza de’ nativi abitanti, rovine accumulate qua e là; presso i domicili de’ modesti borghesi e dei poveri artefici, nobileschi palagi minacciosi e superbi, che rendevano imagini de’ signorili castelli». 
Le continue scorrerie dei pirati barbareschi che non solo depredavano le navi, ma mettevano a ruba le città costiere, costringevano il regno a continue spese per opere di difesa, e i regnicoli a tenersi in arme con grave scapito delle industrie e dell’agricoltura. I provvedimenti del resto erano inutili; malgrado che il vicerè de Vega avesse fatto circondare l’isola di torri di sicurezza o fani, che avvisassero le galee dei corsari, questi continuavano a esercitare lor ladronecci. «I barbareschi con pronte escursioni – disse uno storico – qui rubano i vascelli ch’osano salpare, ivi, più arditi, presa terra, traggono in misera schiavitù le intere famiglie mal secure nelle proprie lor case». Onde il Leti argutamente osserva: «Sembra che i vicerè si mandino in questo regno per servire da gazzettieri alla corte e per dare gli avvisi delli sbarchi e rapine giornaliere che vi fanno i corsali turchi nelle città, ville e castelli, che prendono e ruinano, e di tanti infelici schiavi che trasportano». Ma questo non poteva far molto specie in quei tempi, nei quali il vicerè Gonzaga vendeva la libertà di più migliaia di cittadini, cedendo ad Antonio Balsamo per 30 mila ducati Taormina, terra demaniale; la quale per riscattarsi e conservare la propria indipendenza doveva pagarne 60 mila; e nei quali il vicerè Macqueda mandava sue navi in corso, e arricchiva pirateggiando.

 

Fa parte di:
Luigi Natoli: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI. Il volume comprende: 

La civiltà siciliana nel secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1895)

Prosa e prosatori siciliani del secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1904)

La poesia siciliana del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana, Milano, Casa editrice Caddeo - 1922)

Un poemetto siciliano del secolo XVI (Estratto dagli Atti della Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo serie III Vol. IX - Palermo 1910)

Hortensio Scammacca e le sue tragedie - Studio (Tip. editr. Giannone e La Mantia, 1885 - Palermo)

Pagine 420 - Prezzo di copertina € 24,00

Copertina di Niccolò Pizzorno. 

Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia - sconto 15%)

Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso:

La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro) La Nuova Bancarella (Via Cavour) Libreria Macaione (Via m.se Villabianca 102), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15)


giovedì 21 dicembre 2023

Luigi Natoli: Costumanze natalizie. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie.

Durante nove giorni che precedono il Natale, a partire dal 16 dicembre, i ciaramellari o i suonatori di violino, vanno in giro; e dinanzi alle edicole e alle cappellette o nelle case dove sono accaparrati per tutta la novena, suonano la pastorale, e cantano brevi canzoncine intorno alla nascita di Gesù.
Quando per la prima volta si sente il suono della ciaramella, un sentimento di gioia sorride in tutti i cuori: essa è l’annunciatrice del Natale.
I ragazzi costruiscono il presepe, o lo acquistano bello e fatto. È una piccola scena, che di solito rappresenta una montagna, nella quale si aprono due grotte. Per le rocce si usa il sughero che è scabroso e le imita bene; qua e là ci si mettono casette, torri, fichidindia di argilla dipinta, capanne. E poi vi si dispongono i pastori, che così si chiamano tutti i personaggi: in una grotta mettono Maria, Giuseppe, il Bambino, l’asino e il bue; e dinanzi alla bocca della grotta il suonatore di ciaramella, il pifferaio, i pastori che offrono doni. Altri pastori e pastorelle si spargono per le rocce: quale con un fascio di legna, quale dormente, o spaventato dalla luce, o spingendosi innanzi un asinello carico di cavolfiori: altri pastori dentro la seconda grotta attendono a far caci e ricotte.
La notte di Natale si accendono lampadine che illuminano la scena; ed è una festa pei ragazzi. E se si può, si fa venire il ciaramellaro a suonare la pastorale e a cantare:

A la notti di Natali,
ca nascìu lu Bambineddu,
e nascìu ’mmenzu l’armali.
’mmenzu un voi e un asineddu.

E poi si va a cena. È la cena più allegra, anche se povera. La massaia ha preparato il dolce di occasione, secondo l’usanza del paese, e sulla tavola abbonda la frutta secca.
Durante la novena, ma più la notte di Natale, nelle case si gioca alla tombola, per pochi centesimi; poi si va alla messa di mezzanotte: perché la notte di Natale nelle chiese si dice messa, e il prete ne celebra tre.
E così si aspetta il domani, che è la festa grande, e in tutte le case c’è pace e gioia, come se vi fosse sceso Gesù Bambino a benedire con le sue manine gli uomini di buona volontà.


Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalle Industrie Riunite Editoriali Siciliane nel 1925, corredato con le foto dell'epoca. Attraverso un viaggio immaginario che parte da Catania e finisce a Messina, passando per tutte le città della Sicilia, l'autore spiega ai fanciulli dell'epoca storia, attività economiche, tradizioni e leggende della Sicilia. Una lettura resa piacevole dal modo gentile e semplice con cui il professore Natoli si rivolge ai ragazzi. Il volume è impreziosito dalle foto dell'epoca. 
Pagine 274 - Prezzo di copertina € 19,00
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Luigi Natoli: Natale. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie.

Narrano i Vangeli che Gesù nacque in una stalla presso Betlem, non avendo Giuseppe e Maria trovato posto negli alberghi della piccola città, dove essi erano andati per iscriversi nel censimento ordinato da Cesare Augusto.
E la notte in cui nacque, i pastori dei dintorni videro una gran luce, e in essa un coro di angeli che cantava: Gloria a Dio nei più alti cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà. Un angelo annunciò ai pastori la nascita del Messia, e insegnò loro dove: e i pastori corsero e adorarono il Bambino Gesù.
La nascita di Gesù avvenne nella notte dal 24 al 25 di dicembre. E tutto il mondo cristiano festeggia con cerimonie e riti e usanze diverse; ma tutte si accordano nel significato che ha la festa: l’augurio della pace fra gli uomini.
Pace ed amore fraterno. Gesù venne al mondo per fondare una religione nuova: una religione per la quale tutti gli uomini debbono riconoscersi come fratelli, figli di un Dio padre celeste, misericordioso e previdente. Tutti debbono amarsi, aiutarsi, tollerarsi, perdonarsi a vicenda: non odii, non guerre; una umanità nuova. E questo ricorda la festa di Natale.
Festeggiala dunque col cuor puro. Come con Gesù nacque una nuova società, così nasca dentro di te un uomo nuovo.
Questa notte Gesù par che ci dica:
- Un anno muore, ma nel suo seno si è gittato il germe di un nuovo anno: io chiudo un tempo e ne apro un altro; come dalle ombre e dagli squallori dell’inverno la natura esce rinnovata, così esce rinnovato il genere umano dagli errori antichi: e così tu dovrai rinnovarti.


Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalle Industrie Riunite Editoriali Siciliane nel 1925, corredato con le foto dell'epoca. Attraverso un viaggio immaginario che parte da Catania e finisce a Messina, passando per tutte le città della Sicilia, l'autore spiega ai fanciulli dell'epoca storia, attività economiche, tradizioni e leggende della Sicilia. Una lettura resa piacevole dal modo gentile e semplice con cui il professore Natoli si rivolge ai ragazzi. Il volume è impreziosito dalle foto dell'epoca. 
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mercoledì 20 dicembre 2023

Al momento resta solo un’idea quella di traslare anche i resti di Luigi Natoli, seppellito nel cimitero di Sant’Orsola a Palermo (dall'articolo di Giusi Parisi)

 
Ma per uno scrittore che ascende al Pantheon, ce n’è un altro che resta… al palo. Luigi Natoli, l’illustre autore de I Beati Paoli, è seppellito nel cimitero di Sant’Orsola e la sua tomba è stata restaurata dai due editori Ivo Tiberio Ginevra e Anna Squatrito. Anche lui, in realtà, avrebbe le carte in regola per essere spostato nel Pantheon e ai domenicani non dispiacerebbe affatto ma quello che, al riguardo, padre Catalano nota “è la mancanza di una sinergia per riuscire a realizzare questa idea”.
E se non la si trova, Natoli al Pantheon di Palermo rimane sono un’idea anche perché i figli sono tutti morti e ci sono soli dei pronipoti che nel tempo hanno tutti cambiato il cognome (perché di linea materna) e che non abitano in Sicilia. “I pronipoti più attivi e assolutamente favorevoli alla traslazione delle ceneri – dice Ivo Tiberio Ginevra, editore di tutti i romanzi di Natoli – sono Massimo Finocchiaro e Giorgio De Lorenzi. Insieme al presidente di BcSicilia, Alfonso Lo Cascio, stiamo costituendo un comitato per sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e le autorità. Tra qualche giorno sarà costituito questo comitato cittadino e potremo muoverci nelle sedi opportune, organizzando anche una raccolta di firme. I parenti intestatari della sepoltura delle ceneri di Natoli sono legati al ramo Finocchiaro (discendenti di Edgardo, il figlio più piccolo dello scrittore) e sono tutti favorevoli. Trattandosi di ceneri in urna e quindi non dovendosi procedere alla riesumazione della salma, siamo esenti dal regolamento di polizia mortuaria e siamo soggetti solo a procedimenti di carattere amministrativo”.


giovedì 14 dicembre 2023

Luigi Natoli: Prosa e prosatori siciliani nel secolo XVI. Avvertimento. Fa parte di: La civiltà e la cultura siciliana nel secolo XVI

Gli studi che riveggono la luce raccolti in questo volume, avrebbero dovuto far parte, secondo il pri­mo disegno, di un più vasto lavoro intorno allo svolgimento delle lettere in Sicilia, nel secolo XVI; al quale, per amor del mio paese, avevo incominciato ad attendere, col sacrificio di altre non meno a me care idealità, e degli anni miei più rigorosi e più disposti alle commozioni fantastiche. E avrei forse condotto a termine il mio di­segno, se per ragioni, che è qui inutile esporre, non me ne fosse mancato il tempo. Né spero di più averne; onde mi è parso utile trarre dai periodici, in cui furono la prima volta pubblicati, gli studi presenti e coordinarli in un volume, come con­tributo alla storia della letteratura italiana. Forse al presente volume potrà seguirne un secondo sopra altri prosatori del secolo XVI, storici, filologi e critici, e un terzo sopra i poeti dello stesso secolo; in modo da fornire con una serie di monografie, abbondanza di materiale al futuro autore di quella storia della letteratura siciliana, che un giorno si dovrà scrivere. Intanto spero che gli studiosi fac­ciano buon viso agli studi presenti; più che per merito loro, per la considerazione che intorno agli scrittori di cui mi occupo non v’erano che scarse e inesatte notizie; che io ho dovuto non soltanto ri­comporne le biografie, frugando negli archivi e nelle biblioteche, ma ricercarne le opere, che giacevano ancora inedite o si potevano per la loro rarità considerare come inedite.
E a questo proposito vorrei avvertire che non si fraintendessero le mie intenzioni. Quando pubbli­cai il primo di questi studi, un’autorevole rivista di letteratura mi rimproverò di non aver tenuto conto delle ricerche linguistiche, citando il Caix e il Cesareo; senza accorgersi, (forse per una svista) che una cosa è l’indagine filologica, altra è l’inda­gine storica; e che, dato il mio scopo, io non dovevo perdermi in ricerche di leggi fonetiche e morfolo­giche, ma constatare fatti letterari e raccogliere documenti. Credo necessario l’avvertimento, perché non vorrei si ripetesse ora il medesimo appunto.
E un’altra cosa voglio avvertire, per risparmiare ai critici la fatica di altri rimproveri. Ho fatto delle omissioni e mi son lasciato sfuggire qualche erro­re. A proposito della novella del divoto della messa (pag. 134), ho infatti dimenticato di aggiungere, che essa oltre a trovarsi nel Libro dei sette savi, si trova anche nel Novellino: e a pag. 144 mi son lasciato sfuggire un frate Roberto, che non so chi sia, invece dei frati Nicolò e Rugeri di Cicilia, già citati per altro a pag. 6 in nota. E ciò oltre a qualche altra svista mia e del tipografo, facil­mente sfuggita durante la stampa, avvenuta pro­prio nel periodo men propizio al lavoro letterario: quello degli esami.
Della quale circostanza spero che l’intelligente lettore vorrà tener conto.
E così sia.

Luigi Natoli
Napoli, novembre 1903.


Luigi Natoli: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI. Il volume comprende: 

La civiltà siciliana nel secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1895)

Prosa e prosatori siciliani del secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1904)

La poesia siciliana del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana, Milano, Casa editrice Caddeo - 1922)

Un poemetto siciliano del secolo XVI (Estratto dagli Atti della Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo serie III Vol. IX - Palermo 1910)

Hortensio Scammacca e le sue tragedie - Studio (Tip. editr. Giannone e La Mantia, 1885 - Palermo)

Pagine 420 - Prezzo di copertina € 24,00

Copertina di Niccolò Pizzorno. 

Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia - sconto 15%)

Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso:

La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro) La Nuova Bancarella (Via Cavour) Libreria Macaione (Via m.se Villabianca 102), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15)

Luigi Natoli: La civiltà siciliana nel secolo XVI. Avvertenza e dedica. Fa parte di: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI

Lo studio "La civiltà siciliana nel secolo XVI" è dedicato a:

S.E.
Don Pietro Lanza e Galeotti
Principe di Trabia e di Butera
Deputato al Parlamento

La nobilissima Vostra Casa, o Illustre Signore, nella quale dal dotto Blasco in poi, non sono mai venute meno le tradizioni letterarie, ebbe in ogni tempo cari gli studi, e fu aperta a quanti l’ingegno e la vita consacrarono ad illustrare l’Isola nativa. Onde non minor vanto ebbero i Vostri Avi dal favore accordato alle lettere, di quello meritato nelle vicende della patria per valore guerresco e per civili virtù. 
Concedetemi dunque che al Vostro Nome intitoli questo libro; che se non ha alcuna bontà in sé, che lo renda degno di Voi, pure perché frutto di lunghi e pazienti studi, spero che vogliate benevolmente accogliere, come segno della mia devozione. 

Luigi Natoli 


 Avvertenza

Il presente studio non ha la pretesa di dir cose interamente nuove, o del tutto ignote; e tanto meno di essere una storia. È una rapida sintesi, nella quale ho cercato di raccogliere come in un quadro tutte le manifestazioni della vita siciliana nel secolo XVI. Le condizioni politiche e sociali, lo stato economico, gli ordinamenti municipali, la vita cittadinesca, la religione, la morale, le usanze, gli studi, le arti, tutto ho ricercato, in tutto ho frugato, per cogliere la fisionomia di questo grande periodo, così varia, così multiforme, specialmente in Sicilia, e poterla riprodurre con fedeltà di osservatore e serenità di storico. 
Da qualche tempo mi son posto a raccogliere documenti, a ricostruire biografie, a studiare le opere dei nostri scrittori del cinquecento. Alle monografie che verrò pubblicando, il presente studio serve come introduzione. Esso non è che la rappresentazione dell’ambiente in cui si svolgono le lettere nostre; non vuol quindi essere inteso altrimenti. 

Luigi Natoli




Luigi Natoli: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI. Il volume comprende: 

La civiltà siciliana nel secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1895)

Prosa e prosatori siciliani del secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1904)

La poesia siciliana del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana, Milano, Casa editrice Caddeo - 1922)

Un poemetto siciliano del secolo XVI (Estratto dagli Atti della Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo serie III Vol. IX - Palermo 1910)

Hortensio Scammacca e le sue tragedie - Studio (Tip. editr. Giannone e La Mantia, 1885 - Palermo)

Pagine 420 - Prezzo di copertina € 24,00

Copertina di Niccolò Pizzorno. 

Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia - sconto 15%)

Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso:

La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro) La Nuova Bancarella (Via Cavour) Libreria Macaione (Via m.se Villabianca 102), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15)


Luigi Natoli: Il carretto siciliano. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano.

Eccolo: passa tirato da un cavallo pomposo nei suoi finimenti scintillanti, coi pennacchi rossi svolazzanti e la sonagliera che ciancia allegramente. Il carretto esce ora dal cantiere del pittore, e i colori vivaci luccicano sotto la fresca vernice. Il carradore lo ha solidamente costruito, ne ha intagliate le spallette, la raggiera delle grandi ruote, le aste; e il pittore ha riempito gli intagli di rosso, di azzurro, di verde, di bianco, sul fondo giallo vivo: e vi ha dipinto svolazzi, foglie, disegni bizzarri, come gli dettava la fantasia capricciosa. Con una profusione di colori che abbagliano, nel fondo vi ha dipinto una grande stella, nell’interno delle spallette figure geometriche, triangoli addossati l’un sull’altro; ma nei riquadri esterni delle spallette ha dipinto quattro storie. Guarda: rappresentano quattro episodi della fanciullezza di Gesù: la Nascita, l’Adorazione dei Magi, la fuga in Egitto, la Disputa coi dottori. Il pittore li ha riprodotti da stampe: ma in un modo suo particolare, con un gusto tutto suo; con colori di suo genio.
È un’arte popolare, ingenua, primitiva: ma ha uno stampo così originale, che gli studiosi ora cominciano a guardarla con altr’occhio, e non con quel dispregio o quella indifferenza di prima. Il carretto siciliano è unico nel suo genere, e i forestieri ne comprano piccoli modellini, per ricordo. Forse si dovrebbe dire più propriamente carretto palermitano, perché sembra che questa pittura abbia per patria Palermo.
I soggetti dei quadri non sono soltanto quelli che abbiamo veduti in questo carretto. La vita di Gesù, ne offre tanti e tanti, e il pittore popolare ne sceglie ora questi, ora quelli; ma sempre in relazione fra loro: o tutti e quattro dalla fanciullezza, o dalla predicazione, o dalla passione.
Ma altri soggetti prende dalla Sacra Scrittura: o i fatti di Mosè; o la storia di Ester; o quella di Giuditta; o quella di Giuseppe... Altri soggetti sono tolti da un bel poema nostro, la Gerusalemme liberata; o dai fatti di Cristoforo Colombo; o dalle Crociate; o dalla Storia di Sicilia; ovvero da romanzi che furono famosi, come quello intitolato Paolo e Virginia. Talvolta sono le battaglie di Napoleone; o quelle delle guerre franco-prussiana del 1870; e forse vedremo un giorno rappresentata la nostra guerra ultima.
Oh non han povertà di soggetti questi pittori; e tutti escono dalle loro mani con la stessa vivacità di colori, con lo stesso modo di disegnare le figure. E non mutano: da circa ottant’anni di padre in figlio conservano questa tradizione; e fanno bene.


Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalle Industrie Riunite Editoriali Siciliane nel 1925, corredato con le foto dell'epoca. Attraverso un viaggio immaginario che parte da Catania e finisce a Messina, passando per tutte le città della Sicilia, l'autore spiega ai fanciulli dell'epoca storia, attività economiche, tradizioni e leggende della Sicilia. Una lettura resa piacevole dal modo gentile e semplice con cui il professore Natoli si rivolge ai ragazzi. Il volume è impreziosito dalle foto dell'epoca. 
Pagine 274 - Prezzo di copertina € 19,00
La copertina di Nicolò Pizzorno riproduce esattamente il volume originale. 
Sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), La Feltrinelli libri e musica (Punto vendita centro commerciale Conca d'Oro) Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102) 

martedì 5 dicembre 2023

Luigi Natoli: La civiltà e la letteratura siciliana nel secolo XVI. Tutti gli scritti dell'autore sulla letteratura, storia e civiltà del secolo XVI

Il volume comprende:
La civiltà siciliana nel secolo XVI (Palermo, Remo Sandron Editore 1895): La vita, la cultura.
Prosa e prosatori siciliani del secolo XVI (Palermo, Remo Sandron Editore 1904): La lingua della prosa innanzi al secolo XVI, Paolo Caggio, Antonio Veneziano, Argisto Giuffredi, Bartolo Sirillo.
La poesia siciliana nel secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana - Milano, casa editrice Caddeo 1922)
I poeti colti del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana - Milano, casa editrice Caddeo 1922) Antonio Veneziano, Girolamo d'Avila barone della boscaglia, Andrea Vatticane, Mariano Bonincontro, Giovanni Migliaccio barone di Montemaggiore, Natalizio Buscelli, Carlo Ficalora, Filippo Paruta. 
Un poemetto siciliano del secolo XVI (Estratto dagli Atti della R. Accademia di Scienze, lettere ed arti di Palermo serie III, vol IX - Palermo 1910)
Storie del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana - Milano, casa editrice Caddeo 1922) La baronessa di Carini, La vendetta. 
Hortensio Scammacca e le sue tragedie - Studio (tip. editr. Giannone e La Mantia, 1885 - Palermo)

Pagine 414 - Prezzo di copertina € 24,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Il volume è disponibile: 
dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Consegna a mezzo corriere in tutta Italia) 
Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita presso il centro commerciale Conca d'Oro), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102) 

Novità Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli edita I Buoni Cugini editori: La civiltà e la letteratura siciliana del secolo XVI

Luigi Natoli fu scrittore fecondo e letterato scrupoloso. Nei suoi studi preferì sempre quelli legati alla Sicilia, che amò profondamente. Ogni suo romanzo ha alle spalle una solida ricerca storiografica che trasporta con semplicità il lettore nel secolo in cui è ambientata la narrazione. 
Natoli ebbe un grande interesse per tutto quanto riguarda il XVI secolo in Sicilia, che studiò con straordinaria attenzione; senza di questo, romanzi come Squarcialupo, Il capitan Terrore, La dama tragica o leggende come La Baronessa di Carini o I Santapau non avrebbero mai avuto quel grande successo che solo la potente ambientazione storica, frutto delle ricerche dello scrittore, ha resi immortali. 
In questo volume riportiamo alla luce tutti gli introvabili scritti di Luigi Natoli sulla letteratura, la storia e la civiltà del secolo XVI, a testimonianza della validità, non ancora superata, della sua ricerca a più di cent'anni dalle loro pubblicazioni. 
Il volume comprende: 
La civiltà siciliana nel secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1895)
Prosa e prosatori siciliani del secolo XVI (Palermo, Remo Sandron editore - 1904)
La poesia siciliana del secolo XVI (Estratto da Musa Siciliana, Milano, Casa editrice Caddeo - 1922)
Un poemetto siciliano del secolo XVI (Estratto dagli Atti della Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo serie III Vol. IX - Palermo 1910)
Hortensio Scammacca e le sue tragedie - Studio (Tip. editr. Giannone e La Mantia, 1885 - Palermo)

Pagine 414 - Prezzo di copertina € 24,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Il volume è disponibile:
dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Consegna a mezzo corriere in tutta Italia) 
Su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita presso il centro commerciale Conca d'Oro), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via M.se di Villabianca 102) 

martedì 28 novembre 2023

Luigi Natoli: L'attentato a Giovan Luca Squarcialupo nella chiesa dell'Annunziata. Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano.

Quando Giovan Luca Squarcialupo giunse alla chiesa dell'Annunziata, trovò piena di gente non solo la navata destra, ma anche la parte superiore della navata di mezzo. Gli fecero largo per farlo passare co’ suoi amici; ma si richiusero dinanzi ai popolani, che rimasero accalcati nella parte inferiore della navata di mezzo. Dorotea non potè penetrare; si rannicchiò in un canto, presso la pila dell’acqua benedetta cercando di vedere dove fosse Giovan Luca.
Egli si era avvicinato all’altare maggiore, dove erano i nobili invitati al convegno. Vi era Guglielmo Ventimiglia, Pompilio Imperatore, Francesco e Cola Bologna, Alfonso Saladino, Pietro d’Afflitto, Giovanni Antonio Postella, Girolamo Imbonetta e altri signori, che egli ravvisò a uno a uno. Rivoltosi a Guglielmo Ventimiglia:
- Magnifici signori, il luogotenente generale questa notte è fuggito; e questa fuga non si spiega, quando egli avrebbe dovuto ratificare i nostri accordi. Se io non avessi a cuore la pace della città mi asterrei da ogni trattativa; ma noi dobbiamo con o senza l’approvazione di lui, fondare la pace degli animi sul buon governo e sulla libertà.
- Ascoltiamo la santa messa – disse Guglielmo Ventimiglia – il Signore Iddio e la Santa Vergine ci ispireranno. Prendiamo posto.
Uscì la messa.
Guglielmo si messe in prima fila, e accanto a lui volle Squarcialupo: di qua e di là Cristoforo Di Benedetto e Alfonso La Rosa. Dietro a loro si posero i nobili: Pompilio Imperatore era dietro a Squarcialupo; Nicola Bologna dietro a Cristofaro Di Benedetto, Pietro d’Afflitto dietro ad Alfonso La Rosa; gli altri fiancheggiavano e seguivano. Tutti stavano in ginocchio divotamente. Cominciò la messa: nel gran silenzio diffuso per la chiesa s’udiva il biascicare del celebrante, ora più alto, ora più basso e le risposte del sagrestano, più argentine e chiare.
Ma quel silenzio avea qualche cosa di cupo, di misterioso: c’era nell’aria il senso di una aspettazione pavida e irrequieta; in quei volti che pregavano qualche cosa di duro, che contrastava con la luce mistica di un raggio di sole che penetrando da una finestra illuminava il Cristo sull’altare.
- Sanctus: sanctus sanctus Deus Sabahot, invocò il sacerdote; fra squilli di campanello; e l’invocazione fu ripetuta con un mormorio sommesso e quasi trepidante.
Ora il frate si apprestava alla consacrazione, chiuso sull’altare, compreso dell’alto mistero che si compiva; il campanello squillò un’altra volta; egli lentamente sollevò l’ostia. Allora Guglielmo Ventimiglia alzò le braccia, e nel silenzio gridò:
- Dio ci assista!...
Tre uomini balzarono in piedi, tre lame balenarono; tre gridi ferirono l’aria; un gran clamore come lo scoppio improvviso d’un uragano, scosse la chiesa: il frate lasciò cadere l’ostia, si voltò…


Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15% - Consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via M. Villabianca 102), Libreria Nike (Via M. Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Feltrinelli punto vendita centro commerciale Conca d'Oro. 

Luigi Natoli: La chiesa dell'Annunziata e la congiura dei baroni - Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano

La chiesa dell’Annunziata era stata eretta da pochi anni sulle rovine di un’altra chiesa distrutta nel secolo XIV; e accanto ad altra, dello stesso titolo, appartenente a confrati, che però l’avevano abbandonata, e avevano trasportato il loro archivio, il sagramento, i vasi, tutto insomma nella nuova; che esiste tutt’ora, nella sua graziosa forma originale, accanto all’edifizio del Conservatorio di Musica, dentro il quale si trovano il portico e gli avanzi della chiesa dei confrati. Allora questo portico e la chiesa abbandonata comunicavano con la nuova.
Fin dalla prima mattinata gente vi si recava da ogni parte; i più entravano nella chiesa vecchia e nel portico; altri rimanevano fuori. Era facile a un vecchio esperto riconoscere fra essi servitori di famiglie nobilesche, schiavi, artigiani, gente di campagna, venuta dalle vicine terre feudali. Non avevano apparentemente armi; ma se ne indovinavano nascoste; e se alcuno avesse frugato nella vecchia chiesa, avrebbe scoperto picche e archibugi.
Verso nona cominciarono ad arrivare signori e mercanti; e a prender posto nella chiesa nuova, occupando la navata destra: il padre Iacopo Crivello, del vicino convento di Santa Cita, aspettava in sacrestia il momento per vestirsi coi paramenti per celebrare la messa di pacificazione: e intanto mormorava orazioni: ma Giovan Luca ancora non veniva.
Giovan Luca aspettava i suoi compagni per andare insieme in chiesa, quando Dorotea gli si presentò pallida e agitata:
- Non andare, Giovan Luca; – gli mormorò all’orecchio con voce supplichevole; – non andare! Ho fatto un brutto sogno; t’ho visto grondante di sangue in un cataletto. Vergine santa, che spavento!... Non andare, te ne scongiuro!...
Giovan Luca sorrise...
Quando giunse in chiesa, trovò piena di gente non solo la navata destra, ma anche la parte superiore della navata di mezzo. Gli fecero largo per farlo passare co’ suoi amici; ma si richiusero dinanzi ai popolani, che rimasero accalcati nella parte inferiore della navata di mezzo. Dorotea non potè penetrare; si rannicchiò in un canto, presso la pila dell’acqua benedetta cercando di vedere dove fosse Giovan Luca.
Egli si era avvicinato all’altare maggiore, dove erano i nobili invitati al convegno. Vi era Guglielmo Ventimiglia, Pompilio Imperatore, Francesco e Cola Bologna, Alfonso Saladino, Pietro d’Afflitto, Giovanni Antonio Postella, Girolamo Imbonetta e altri signori, che egli ravvisò a uno a uno. Rivoltosi a Guglielmo Ventimiglia:
- Magnifici signori, il luogotenente generale questa notte è fuggito; e questa fuga non si spiega, quando egli avrebbe dovuto ratificare i nostri accordi. Se io non avessi a cuore la pace della città mi asterrei da ogni trattativa; ma noi dobbiamo con o senza l’approvazione di lui, fondare la pace degli animi sul buon governo e sulla libertà.
- Ascoltiamo la santa messa – disse Guglielmo Ventimiglia – il Signore Iddio e la Santa Vergine ci ispireranno. Prendiamo posto.
Uscì la messa.
Guglielmo si messe in prima fila, e accanto a lui volle Squarcialupo: di qua e di là Cristoforo Di Benedetto e Alfonso La Rosa. Dietro a loro si posero i nobili: Pompilio Imperatore era dietro a Squarcialupo; Nicola Bologna dietro a Cristofaro Di Benedetto, Pietro d’Afflitto dietro ad Alfonso La Rosa; gli altri fiancheggiavano e seguivano. Tutti stavano in ginocchio divotamente. Cominciò la messa: nel gran silenzio diffuso per la chiesa s’udiva il biascicare del celebrante, ora più alto, ora più basso e le risposte del sagrestano, più argentine e chiare.
Ma quel silenzio avea qualche cosa di cupo, di misterioso: c’era nell’aria il senso di una aspettazione pavida e irrequieta; in quei volti che pregavano qualche cosa di duro, che contrastava con la luce mistica di un raggio di sole che penetrando da una finestra illuminava il Cristo sull’altare.... 
(Nella foto la chiesa dell'Annunziata, distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale)


Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15% - Consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store online e in libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via M. Villabianca 102), Libreria Nike (Via M. Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Feltrinelli punto vendita centro commerciale Conca d'Oro. 



Luigi Natoli: Palermo era difesa da un esercito di santi... - Tratto da: Palermo al tempo degli Spagnoli 1500-1700

Palermo era difesa da un esercito di santi, e aveva settanta patroni: S. Mamiliano, S. Sergio, S. Agatone, e in generale tutti i santi palermitani, o creduti tali; le sante vergini, S. Cristina, S. Oliva, S. Agata, S. Ninfa, poi nel 1624 relegate in disparte per lasciare il posto a S. Rosalia, la “Santuzza” per antonomasia; S. Francesco di Paola, SS. Cosmo e Damiano, S. Michele Arcangelo, e finalmente l’Immacolata, in onore della quale i frati minori avevano ottenuto molti privilegi, e nel secolo XVIII in ispecie facevano in suo onore una processione con grandissimo concorso di popolo festante e di moltissimo consumo di “cubaita” e di “pietra fendola” e di focacce. Per chi non è palermitano dirò che la “cubaita” (voce araba) è un dolce composto di sesamo cotto nel miele, saporito al palato, e la “pietra fendola” (parole latine: fendola viene da fendere) è un altro dolce composto di mandorle abbrustolite, di bucce d’arancia cotte nel miele e indurite, ma che si squagliano in bocca.
La religione si esplicava nelle pratiche prescritte dal Catechismo, nelle processioni, che erano numerosissime, negli atti di penitenza e di tutte quelle funzioni della Chiesa che si compivano come scomuniche, benedizioni, ecc. 
Nulla si può immaginare di più spettacoloso di quello che fossero le processioni in quel tempo; non c’era Chiesa né convento che non intervenisse a quella di una chiesa o di un altro convento, e spesso recando il proprio fercolo o, come si dice a Palermo, bara, o un cilio, o gonfalone. Celebre era la “Casazza” così detta dai Genovesi nel Trecento o nel Quattrocento, che consisteva in una processione figurata della Passione di Cristo, con personaggi che rappresentavano quelli del Vangelo la quale si diffuse con lo stesso nome di Casazze nell’Isola. E grandiose erano quelle del Corpus Domini e quella di S. Rosalia, che successe a S. Cristina. Vi intervenivano tutte le Confraternite, tutti i conventi, tutto il clero, con una infinità di bare e cilii, e spesso, nel portare la bara che era pesantissima, i confrati scherzavano con essa; quelli dei SS. Cosmo e Damiano, per esempio, che reggevano le aste, ogni tanto descrivevano un cerchio di cui la bara era il centro, ed era tanto veloce, che se non c’erano pronti altri confrati, quelli trasportati dal giro andavano per terra gli uni sugli altri. C’erano le bare di S. Francesco d’Assisi e di quelli di Paola, di S. Giuseppe, di S. Giorgio, di S. Cristoforo, insomma di tutti i santi: ultima veniva la bara di S. Domenico, che rimase in proverbio: l’urtima vara è Sannuminicu. Per dire che una cosa arriva l’ultima. 
Solevano i nobili accompagnare il Sacramento a cavallo, ma nel 1595 il Pretore conte del Carretto prescrisse che andassero a piedi, poi l’uso si estese per ogni santo, e diventò costumanza. 
La novena per la nascita di Cristo fu invenzione del padre Mariano Lo Vecchio con luminarie e prediche, prima nella chiesa del convento di S Cita. Egli istituì la processione del Rosario, il recitare del Rosario in coro e la divozione di prendere un santo il primo giorno dell’anno per proteggere una persona tutto l’anno. Morì nel 1581.
Nel 1614 fu condannato nel capo un malfattore impenitente; di ciò impressionati, i confrati di S. Girolamo deliberarono di pregare per l’anima dei condannati; e così sorse la compagnia degli Agonizzanti. La chiesa, dopo aver peregrinato sedici anni, fu eretta nel 1630. La compagnia soleva distribuirsi lungo le vie durante il tragitto del condannato per recarsi al luogo del supplizio; e lì i confrati vestiti di sacco, coperto il volto, pregavano e incitavano gli altri a pregare “per l’anima di quel poveretto” che stava per morire. 
Le quarant’ore furono istituite nel 1607 da don Baldassarre Bologna ad istanza del Senato; poi ebbero concessa l’indulgenza da papa Paolo V il 14 di settembre del 1614.




Luigi Natoli: Palermo al tempo degli Spagnoli – Opera inedita, fedelmente copiata dal manoscritto dell’autore privo di data. È lo studio critico e documentato di due secoli di storia della città di Palermo mirabilmente analizzata da Luigi Natoli con una visione del tutto contemporanea senza trascurar nulla, compresi i particolari, anche i più frivoli.
Argomenti trattati:
La città – Il governo – L’amministrazione – Il popolo – Il Sant’Offizio – Il clero e le confraternite – La giurisdizione e l’arbitrio – Le maestranze – Le rivolte – Le armi e gli armati – Le scuole e i maestri – La stampa – Gli usi e costumi delle famiglie – La vita fastosa – La pietà cittadina – Teatri e feste – I divertimenti cavallereschi e le giostre spettacolose – Banditi, stradari e duelli.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 283 – Prezzo di copertina € 20,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito ibuonicuginieditori.it (Sconto 15% - Consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su Amazon al venditore I Buoni Cugini e tutti i siti vendita online.
In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), Feltrinelli libri e musica (Punto vendita centro commerciale Conca D'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (Via M. Villabianca), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15)

Luigi Natoli: Miracoli, superstizioni, pregiudizi. Tratto da: Palermo al tempo degli Spagnoli 1500-1700.

Usa anche ora veder portare in casa di un ammalato popolare un’immagine sacra scolpita, alta credo cinquanta centimetri, che rappresenta un’Immacolata o un S. Francesco o un S. Antonio da Padova o altro santo taumaturgo, allo scopo di guarirlo. Ma ben inteso che l’immagine sia quella tale, di tale confraternita, perché l’Immacolata della confraternita A è più miracolosa di quella della confraternita B. 
Immaginiamo quello che fosse nel Cinque e Seicento, quando la religione era più inquinata da elementi pagani e si credeva più alle virtù delle cose che alla spiritualità che esse rappresentavano. Il credere che un Ecceomo esposto in una via fosse più miracoloso di un altro Ecceomo, come se non figurassero lo stesso Gesù, che la Madonna dipinta in una edicola avesse la facoltà di far grazie più di un’altra Madonna, e il raccogliere dinnanzi a loro più ceri e più lampade che fosse, e lasciare le altre al buio, erano cose comuni che non si giudicavano pregiudizievoli della religione. Certe immagini si credeva che avessero la facoltà di preannunziare un avvenimento, come quella di S. Giovanni di Dio, dipinta in un quadro e sospesa con una corda al soffitto dell’Ospedale dei frati Benfratelli, annunziasse la morte di un degente col voltarsi verso lui. 
Credere ai miracoli nelle invocazioni era una cosa stabilita, e l’intervento di un santo o beato era cosa giurata e divulgata e trasmessa nel tempo, specialmente in caso di malattia o di un disastro. Così si attribuiva all’intervento della patrona S. Cristina e poi di S. Rosalia la cessazione del morbo pestilenziale del 1557 e del 1575 e del 1624, e non già alle prescrizioni mediche e igieniche. Quando si scoperse il corpo di S. Rosalia, si disse che la peste fu di un subito cessata perché la Santuzza mostrasse il suo patrocinio: la peste durò ancora un anno e cessò quando aveva fatto il suo ciclo. 
Spesso una leggenda sognata o ripullulata nel cervello di un isterico, si tramutava in una miracolosa realtà; come avvenne per quella di S. Oliva. Un’antica leggenda diceva che trovato in Palermo il corpo della vergine, il sangue sarebbe corso a fiumane: “pi santa oliva lu sangu a lavina.” Come fu e come non fu, nel Seicento si sparse la notizia che il corpo della santa si trovava sepolto nella via dove si trovava la chiesa di S. Michele Arcangelo, e precisamente innanzi alla chiesa stessa. E allora si rovesciò l’armata di picconi e di vanghe, e zappa e scava per lungo, per largo, in basso e non trovò che acqua. Ragione per cui il 15 ottobre del 1606 il cardinale Doria minacciò la scomunica a chi, sapendolo, occultasse o nascondesse dove era il corpo di S. Oliva. 

Luigi Natoli: Palermo al tempo degli Spagnoli – Opera inedita, fedelmente copiata dal manoscritto dell’autore privo di data. È lo studio critico e documentato di due secoli di storia della città di Palermo mirabilmente analizzata da Luigi Natoli con una visione del tutto contemporanea senza trascurar nulla, compresi i particolari, anche i più frivoli.
Argomenti trattati:
La città – Il governo – L’amministrazione – Il popolo – Il Sant’Offizio – Il clero e le confraternite – La giurisdizione e l’arbitrio – Le maestranze – Le rivolte – Le armi e gli armati – Le scuole e i maestri – La stampa – Gli usi e costumi delle famiglie – La vita fastosa – La pietà cittadina – Teatri e feste – I divertimenti cavallereschi e le giostre spettacolose – Banditi, stradari e duelli.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 283 – Prezzo di copertina € 20,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito ibuonicuginieditori.it (Sconto 15% - Consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su Amazon al venditore I Buoni Cugini e tutti i siti vendita online.
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