mercoledì 7 novembre 2018

Luigi Natoli: Il coraggio di Agar dinanzi al re Guglielmo. Tratto da: Gli ultimi saraceni

Agar aveva le braccia e i polsi stretti da catene; ed era avvolta nel velo, unico favore che aveva ottenuto dal gaito, nel quale, l’antica fede musulmana rimastagli in fondo al cuore, potè sopra ogni sentimento di malvagità.
Paggi, scudieri, uomini di corte che stavano o passavano per quella sala si fermavano dinanzi ad Agar; cristiani e musulmani esprimevano ciascuno il proprio sentimento; ma uno era comune; un senso di disprezzo e di minaccia per la donna che aveva infranto le leggi del corano e dalla corte, che aveva disubbidito al re.
A questo supplizio, subito in silenzio, Agar fu sottratta poco dopo, per esser condotta dinanzi al re.
Ella tremò, varcando la soglia della camera regale; ma pensò a Orsello, e raccolse le sue forze.
Il re era sdraiato sopra alcuni alti cuscini, sui quali era distesa una pelle di leone. Il teschio coperto ancora di pelli, con le zanne formidabili nella bocca spalancata, con gli occhi di vetro che pareva sanguinassero, reggeva l’omero regale, e dava al re una espressione di fiero dominio. Egli appariva come il soggiogatore delle forze più terribili. Ad Agar parve nell’occhio vitreo di quel teschio e nella bianchezza delle zanne vedere come una minaccia tremenda.
Il re la guardava con occhio sfolgorante di collera; egli non era solo. Oltre al gaito Pietro, v’era anche il grande Almirante, che fremeva dentro per lo scacco subito; e v’era l’arcivescovo Ugo.
Il re ordinò che le togliessero il velo.
Agar stava in piedi, pallidissima, ma con una espressione di fermezza e di nobiltà che davano un tono di nuova bellezza al suo volto. Ella aspettava.
Il re la guardò un istante, in silenzio. Aveva creduto che Agar, entrando, gli si sarebbe gittata ai ginocchi piangendo, supplicando, implorando; umile e sottomessa; come tutte le donne del tiraz, come tutte le saracene, la cui mentalità non attribuiva a sè stesse un valore. Invece ella stava dinanzi a lui diritta, senza tracotanza, ma senza debolezze.
Quest’atteggiamento colpì Guglielmo. Ma il re si accorse non senza una sua maraviglia, che non ne risentiva alcuna ira; pareva anzi subire una specie di suggestione che lo ammansava; come un grosso cane, che pur potendo con una capata mandare a gambe levate una bimba, si lascia invece soggiogare e tollera che essa gli tiri le orecchie.
Nondimeno si fece buio in volto, e con voce nella quale c’era pure un senso di collera, le disse:
- Sei tu dunque stanca di vivere, per osar di offendere la mia maestà?
Agar non rispose. Il re, dopo avere aspettato invano una risposta, riprese:
- Sai tu quel che ti aspetta? Io ti farò flagellare, nuda, davanti all’aula verde, perché tutti veggano la trista che osò fuggire dal tiraz regio.
Agar rabbrividì; una fiamma di pudore le salì sul volto; disse con amarezza:
- Tu sei il padrone, puoi far quel che vuoi; soltanto se potrò impetrare una grazia... risparmiami la vergogna!...
- Osi domandar grazia tu?
- O leone dei Rumi, o il più potente dei re, – sclamò allora Agar, – perché scendi fino a una povera schiava dall’alto trono sul quale siedi? e perché vuoi tu tormentare una povera creatura che pure è figlia di Dio, come te, come qualunque altro essere vivente sulla terra? So bene che ero tua schiava; ma, se un falcone, un airone fugge dalla tua aironera, se un polledro scappa dalle tue scuderie, li ucciderai tu? Perchè vuoi uccidere me, che pur ho uno spirito, secondo la tua legge, pari al tuo?
- Hai tradito il tuo re! – disse Guglielmo, che, dentro di sè, prendeva gusto a far parlare la schiava, pur simulando una fiera collera.
- Così ha voluto Dio! – continuò Agar. – Dio sa tutto. Io non ti tradii; io non sono fuggita da me: non so quello che sia avvenuto. Dio solo lo sa... O re, glorioso per tutti i mari e per tutte le terre, Dio guida e conduce la donna verso l’uomo che ella ama, e le ordina di essergli fedele. Se questa è colpa vorresti tu accusare il Creatore?...
- Tu sei spedita di lingua, come fosti spedita di piedi!... Va! ti ho ascoltato abbastanza. Chiudetela nella segreta delle donne del tiraz; e che nessuno si avvicini alla porta o alla finestra della segreta!... Va.


Luigi Natoli: Gli ultimi saraceni. 
Pubblicato per la prima ed unica volta a puntate, in appendice al Giornale di Sicilia, dal 05 agosto 1911, per la prima volta è raccolto in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori. 
Pagine 719 - Prezzo di copertina € 25,00
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