Palermo, 1338
Pochi mesi dopo, il re
Roberto d'Angiò, mandata un’armata a rinnovare l’impresa di Sicilia prese alcune terre,
e assediò Termini, che si difese, sperando d’essere soccorsa da re Pietro.
Ma
la ribellione di Ruggero Passaneto conte di Garsiliato, alle cui ricchezze i
Palizzi avevan volto i cupidi occhi, parve cosa più grave. Vi fu mandato Blasco
Alagona junior, che accomodò la cosa, il che spiacque ai Palizzi; sicchè
l’Alagona andato a Castrogiovanni lieto dell’esito, non fu ricevuto dal Re.
Intanto Termini era abbandonata dai cittadini, e sarebbe caduta se finalmente
l’esercito siciliano non fosse giunto in tempo. Gli Angioini dovettero
ritirarsi: indi furono sconfitti a Gratteri, ma istigati dal Papa, apprestarono
una nuova armata, con numerose milizie e aggredirono Lipari nel novembre del
1339. Re Pietro, cercato invano di ottenere pace dal Papa, dovette in fretta
armare quindici galere, sotto gli ordini di Giovanni Chiaramonte, e le inviò a
osservare le mosse del nemico; ma il giovanile bollore di Orlando d’Aragona,
bastardo di Federigo, non ostante i prudenti consigli del Chiaramonte, volle
attaccare il nemico, e caduto nell’insidia tesagli dal conte di Squillaci, fu
sconfitto. Sotto otto galere si salvarono e Rolando rimase, con molti
cavalieri, prigionieri; né il Re volle riscattarlo.
Il re Pietro invece di
provvedere alla difesa del regno, si lasciava guidare dai Palizzi, che gli
venivano istillando sospetti contro il fratello Giovanni, marchese di Randazzo
e, per la morte di Guglielmo, duca d’Atene, rappresentandolo come ambizioso
della corona e insidiatore della vita del Re. E il Re che era a Palermo proibì
al duca di metter piede nella Reggia, ma questi, deliberato di rassicurare il
Re e scoprire i calunniatori, mosse alla volta di Palermo, dicendo ai messi
regi, che lo incontrarono a Piazza, che non doveva tremare lui, ma i traditori.
Il Re, sdegnando i suggerimenti dei Palizzi andò a incontrare il fratello, il
quale, visto Pietro sul ponte dell’Ammiraglio, lasciati indietro i suoi, corse
tutto solo a gettarglisi nelle braccia fra il giubilo di tutti. I due fratelli
entrarono insieme nella città festante, che alle voci di gioia e di plauso, unì
ben presto quelle di morte ai Palizzi! Matteo e Damiano corsero a serrarsi nel loro
palazzo detto degli Scavi o Schiavi e la folla andò ad assalirli; ma
sopraggiunto il Re, sollecitato dalla regina Elisabetta, placò la folla...
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