mercoledì 9 novembre 2016

Luigi Natoli: I Cavalieri della Stella: La caduta di Messina. (parte terza)


Messina, 1677
 
In Spagna Carlo II, uscito di minorità, veniva coronato, il che portava un mutamento nella politica. Finiva l’alleanza della Spagna con l’Olanda; e il principe d’Orange, sposando Maria d’Inghilterra, e avendo un più largo campo, si intrometteva per pacificare l’Europa, e prima di tutto i Paesi Bassi con la Francia, e la Francia con la Spagna.
Cadeva così il 1677, quando re Luigi XIV nel Consiglio dei Ministri annunziò il ritiro delle milizie da Messina. I nuovi orientamenti politici da un lato, la necessità di riunire la flotta, le enormi spese sostenute per la guerra in Messina, dalla quale non traeva nessun vantaggio, la lunghezza della guerra stessa, che non prometteva di risolversi, la certezza che la Sicilia non avrebbe  mai seguito Messina, e altri disegni, consigliavano quest’abbandono. Nei primi di febbraio del 1678 richiamò il duca di Vivonne, che lasciò il comando al maresciallo de La Feuillade, e partì, fra i pavidi sospetti e gli sdegni dei cittadini.
Il Maresciallo diede principio alle segrete istruzioni: disarmò i forti, imbarcò la cavalleria, i fanti, gli ordegni e avviò tutto ad Agosta, spacciando che si preparava a nuova e più vigorosa impresa. Poi, fatto venire il Senato nel vascello, ove egli stava, gli mostrò i dispacci del Re, che gli ordinava l’abbandono di Messina. Era questa una delle condizioni imposte per l’esecuzione della pace di Nimega. Il re di Francia avrebbe dovuto, per l’onor suo, ottenere, se non altro, il perdono da Messina, della quale aveva eccitata la vanità ed alimentata la ribellione; l’abbandonava invece perfidamente all’ira di un vincitore vendicativo, irritato da quattro anni di ribellione...
Grandissimo numero di cittadini domandarono imbarco sulle navi francesi, che ne accolsero settemila, di più non consentendone il Maresciallo. E i miserandi esuli partirono, piangendo, dalla terra che li aveva visti nascere, e per la quale avevano combattuto...
Il 25 marzo giungeva il nuovo vicerè Vincenzo Gonzaga dei duchi di Mantova, il quale, mite d’animo, promulgò un indulto, restituendo i beni già confiscati, salvo quello degli esuli; e altri provvedimenti, ma non vessatori, prese per ristabilire l’autorità della monarchia. Ma parvero troppo clementi alla Corte di Spagna, che inviò un consultore, il de Quintana, fiero e senza pietà, il quale obbligò il Gonzaga al rigore: e di lì a non molto, accusatolo alla Corte, lo fece rimuovere. In sua vece fu mandato il conte di Santo Stefano, che fu il carnefice di Messina....
Appena preso possesso della carica nel Duomo di Palermo, partì per Messina, dove giunse il 6 gennaio del 1679, e il giorno dopo soppresse l’Accademia della Stella...
 
 
 
Luigi Natoli: I Cavalieri della Stella.
Tratto da: Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo, pubblicato a seguito del romanzo nella edizione I Buoni Cugini editori.

 

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