mercoledì 9 novembre 2016

Luigi Natoli: I Cavalieri della Stella. La copertina di Niccolò Pizzorno.

Il Cavaliere della Stella:
 
Essi vestivano la ricca divisa dell'Accademia; corazza e gorgiera di acciaio brunito, maniche di maglia d'acciaio; sul petto grande stella d'oro, immagine della co­meta apparsa ai tre Magi. Se non fosse stato pel lusso del­le bardature, per la nitidezza delle armi, e soprattutto pel colore festivo che ogni cosa prendeva intorno a loro, si sarebbe detto che quello era un reggimento che andava alla guerra.
Non era facile far parte dell'Accade­mia. Oltre che si doveva essere nobili da almeno duecent’anni, il numero dei cavalieri era limitato a cento, e non vi si entrava che per elezione a bossolo, e dopo una serie di informazioni e di formalità per assicurarsi della degnità dell'aspirante: sicché far parte dell'Accademia si teneva a grande onore, e come un segno della nobiltà e della grandezza della casa, e i padri che già ne avevan fatto par­te, sollecitavano che quell'onore si trasmettesse nei figli, stabilendo una specie di successione ereditaria come in una paria.
Luigi Natoli: I Cavalieri della Stella o La caduta di Messina edito I Buoni Cugini Editori.
 

Alle sue spalle due uccelli: un merlo e un tordo.

La carestia travagliava da un pezzo la città, il popolo sussurrava contro ipotetici accaparratori di granaglie ed era avvenuto qualche tumulto; lo stratigò, fingendo pietà pel popolo minuto, lo aizzava accortamente contro il senato, che era in mano dei grandi. Si formò un gran partito tra la plebe, i malcontenti e gli avversari del Senato, e dallo stemma dello Stratigò, portante un merlo, si disse dei Merli. I nobili, la borghesia grassa, per contrapposto, si chiamarono i Malvizzi, cioè i tordi. La città si divise.
I merli, fedeli al Vicerè e alla Spagna: Il nome del nero uccello dal forte becco, parve il segno, la bandiera, il mot­to d'ordine della fazione popolare, che, per una di quelle anomalie non rare nel­la storia, era anche la fazione che mina­va le istituzioni patrie, per asservirsi al­l'assolutismo regio. Esser merlo significò essere nemico dell'oligarchia del Senato, parti­giano del governo regio; e pareva titolo d'onore. 
I Malvizzi (tordi) fedeli al Senato e alla libertà di Messina: E anche questo nome diventò un sim­bolo, un segno, una bandiera; e malvizzi furono i cittadini dell'ordine senatorio, i nobili, i mercanti, il clero, i frati, parte delle maestranze.

E lo stemma dell'Accademia della Stella





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