Sotto il viceregno di Ferdinando de Acuna, giunto in Palermo
il 28 febbraio 1489, avvenne un fatto memorando per tutti gli stati della
monarchia. Era in Spagna e alla Corte divenuto potentissimo fra Tomaso
Torquemada, domenicano, fanatico fino alla ferocia, che fisso nell’idea di
purificare il cattolicesimo, aveva riformato l’Inquisizione, e creato quel
terribile Istituto, che acquistò dominio su tutto il Regno e sui Sovrani
stessi. Musulmani ed ebrei eran la lebbra che bisognava distruggere col fuoco.
Nell’animo del Re si confusero la superstizione e la necessità di denaro, sì
che cedette alle insistenze violente e minacciose del frate, il quale, pretese
che il Re cacciasse gli Ebrei da tutti gli Stati. Il bando fu promulgato il 31
marzo del 1492 ed ordinava che uscissero fra tre mesi, ma lasciando denari,
vasellami e ogni loro cosa, per quanto misera. I miseri tentarono ottenere la
sospensione offrendo grandissima somma, ma il feroce Torquemada non volle: e il
Re ubbidì. Circa settantamila ne partirono dall’Aragona: parecchie migliaia che
si erano convertiti, forse in apparenza, accusati di professare occultamente la
religione degli avi, furono bruciati vivi.
In Sicilia fu notificato il bando del 31 marzo. Qui, preti
fanatici avevano già suscitato qualche tumulto, nel quale era stato ucciso il
sommo sacerdote degli Ebrei, ma in generale questi erano tollerati, e godevano
di qualche benefizio, quando giunse l’ordine fatale. Essi supplicarono il
Vicerè, che era di buon animo e incline a giustizia, e le loro suppliche furono
appoggiate da lettere del Senato, che li difendeva dalle accuse, e mostrava i
danni economici che sarebbero avvenuti. Fu vano. Non ottennero dal Re, mercè
denaro, che una dilazione, e dovettero partire il 12 gennaio del 1493, non
altro portando che un misero letto, gli abiti che avevano indosso, e tre tarì
pel nolo della nave. I miseri scacciati da un Re cristiano, trovavano ricovero
a Roma, sede della cristianità! E Ferdinando in merito della pia rapina ebbe il
soprannome di Cattolico.
Il Sant’Offizio fu qui introdotto nel 1487 dal frate Antonio
della Pegna; ma non c’è notizia di roghi anteriori al 1506, quando già il
Sant’Offizio vi esercitava incontrastato il suo ministero.
Il secolo si chiudeva, lasciando la Sicilia povera,
schiacciata dalle imposte, mal governata, esposta alle piraterie, terrificata
dai roghi, sempre più appartata dall’Italia.
Luigi Natoli: L'esodo. Tratto da: La baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue.
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Il quadro storico è tratto da: Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo di Luigi Natoli ed. Ciuni anno 1935 e pubblicato al termine della leggenda per maggiore comprensione del lettore.
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