venerdì 4 novembre 2016

Luigi Natoli: il bollettino della Vittoria

Rileggi, ogni anno, il 4 novembre, il bollettino col quale il generale Diaz dava l'annunzio della Vittoria. Ogni italiano deve tenerlo a mente: non per vanagloriarsi, ma per trarne ammaestramento, e adoperarsi ad accrescere grandezza alla patria con una vita virtuosa, degna di coloro che soffersero e morirono per farci liberi e grandi. Rileggi dunque:
"La guerra contro l'Austria-Ungheria, che sotto l'alta guida di S.M. il Re, Duce supremo, l'esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915, e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima, per quarantun mese, è vinta.
"La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre, ed alla quale prendevan parte cinquantun divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco-slovacca, un reggimento americano, contro 73 divisioni austro-ungariche, è vinta.
"La fulminea, arditissima avanzata del 29° Corpo d'Armata su Trento, sbarrando la via della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della 7^ Armata e ad oriente da quelle della 1^, 6^ e 4^ ha determinato ieri lo sfacelo totale del fronte avversario.
"Dal Brenta al Torre, l'irresistibile slancio della 12^, dell'8^ e della 10^ Armata e delle Divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
"Nella pianura S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta 3^ Armata, anelando di ritornare sulle posizioni che dessa aveva già vittoriosamente conquistato.
"L'esercito Austro-Ungarico è annientato. Esso ha subìto perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni di lotta, e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiali di ogni sorta e pressocchè per intero i suoi magazzini e i depositi.
"Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri, con interi Stati Maggiori, e non meno di cinquemila cannoni (*)
"I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano discese con orgogliosa sicurezza.
 
Diaz"
 
(*) I prigionieri raggiunsero poi il numero di oltre mezzo milione, e i cannoni quello di settemila.
 
 
Luigi Natoli - 1925
Nella foto: il generale Diaz.

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