Morti i
figli Anfuso nel 1141, e Ruggero duca di Puglia nel 1145, rimasero del sangue
di re Ruggero Guglielmo suo terzogenito e, nata postuma, Costanza. Guglielmo
era già stato associato al regno e coronato fin dal 1151, ma l’indole diversa
da quella del padre e dell’avo, pareva destinato a vivere sul patrimonio
accumulato da quelli. Nato nello splendore di tanta reggia, circondato di
giovani donzelle latine, greche e musulmane, inclinò alla voluttà, in tempi che
richiedevano saldo braccio e destrezza per superare le difficoltà risorgenti.
Ma non così, che non cercasse di riparare con sicurezza alle cose del regno
mercè l’aiuto di un uomo. Il Regno era insidiato dai baroni pugliesi, che alla
morte di Ruggero credevano poterne scotere il gioco, dai Musulmani d’Africa,
dal Papa, dal nuovo imperatore Federico Barbarossa, che riteneva le Puglie suo
feudo, e dall’Imperatore greco. In questo frangente cercò chi fosse capace di
tanta soma, e lo trovò in Majone, barese, grande ingegno, eloquente, sagace,
astuto, ambizioso, senza scrupoli. Venuto alla Corte, assunto all’ufficio di notaro,
aveva accompagnato Giorgio d’Antiochia nelle imprese marittime; era salito alla
carica di Gran Cancelliere e poi di Grande Ammiraglio. Guadagnatosi l’animo di
Guglielmo, e prese le redini del governo, intese ad abbattere prima e sopra
ogni altra cosa la potenza dei baroni, ostacolo principale al potere di un
solo. Favorì per tanto e riempì la corte di paggi ed eunuchi musulmani, già
numerosi, e cominciò ad allontanare baroni e cavalieri, insinuando sospetti
nell’animo del Re. E poiché potente fra i baroni era Roberto di Basseville,
cugino del Re, e da questo fatto conte di Lorotello, Majone fece credere che
ambisse al trono; per cui Guglielmo, andato a Salerno, gli tolse lo stato, e si
rifiutò di riceverlo. Il conte indispettito, intavolò secrete pratiche coi
baroni pugliesi, col papa Adrano IV, col Barbarossa e con l’Imperatore greco.
La guerra cominciò in quello stesso anno 1154. Colto un pretesto, Guglielmo
ordinò s’invadessero gli stati del Papa, e assediò Benevento. Il conte di
Lorotello seppe sottrarsi all’arresto; non così Simone, conte di Policastro e
Gran Contestabile, che chiamato dal Re per giustificarsi, fu per consiglio di
Majone arrestato e imprigionato.
Cominciarono
i rovesci in Africa. Insorte le popolazioni di Sfax, delle Gerbe, di Kerbeni
contro il mal governo del Re (1156-1158), chiesero aiuto al re del Marocco
Abd-el-Mumen; che radunò un fortissimo esercito, e nei primi del 1159 prese
Sfax, Kairewan, Susa, Tunisi, e piombò a Mehdia, chiave del dominio siciliano,
difesa da poche migliaia di uomini. Guglielmo vi spedì in soccorso un’armata
con a capo un eunuco, il gaito Pietro, musulmano mal convertito al
cristianesimo, che era venuto in alto intrigando, il quale, o per imperizia, o
per tradimento, come fu sospettato, fuggì o si ritirò. Majone dissuase il Re
dal mandare altri soccorsi, e così fu perduta Mehdia.
Questa perdita, che
mortificava l’onore nazionale e feriva interessi economici, fu pretesto a
rinforzare gli odi dei baroni, i quali sospettavano essere stata opera
dell’ascendente dei Musulmani alla Corte. E Majone accusato di vere o false o
alterate notizie, che commovevano il Regno. E le Puglie e i Principati,
insorsero. Majone n’ebbe paura; fece scrivere lettere dal Re agli insorti, che
le respinsero; e mandò suoi legati, che invece andarono a rinfocolar l’odio
contro di lui. La ribellione si estendeva nella Calabria, dove i baroni facevan
capo a Clemenza contessa di Catanzaro, bastarda del re Ruggero, vedova del
conte di Molise, giovane, bella, potente. Majone spedì allora Matteo Bonel,
signore di Caccamo, che era popolare per sua leggiadria e prodezza; e che egli
aveva attirato a sé, e gli aveva, con arte, fidanzata una sua figliola ancor
tenera. Matteo partì per la Calabria, dove sperava poter sedare la ribellione;
ma in una adunanza di baroni, investito con acerbe rampogne perché ubbidiva a
un suo traditore oppressore del regno, distruttore dei nobili, insidiatore
della corona; e adescato dalla promessa della mano di Clemenza, mutò d’animo...
Luigi Natoli - Gli ultimi saraceni. Romanzo storico siciliano.
Pagine 719 - Prezzo di copertina € 25,00 - Sconto 15%
Nessun commento:
Posta un commento