Godeva
Messina di un governo autonomo, quasi repubblicano, ricco di privilegi e
immunità; il Re vi teneva uno speciale suo rappresentante, che si diceva
Stratigò. Traeva la sua ricchezza dalla industria della seta, dalla franchigia
del porto e dalla sua invidiabile posizione. La politica spagnola, eccitandone
la vanità e lusingandone l’ambizione d’esser capitale del regno, aveva fatto di
essa, più che rivale, una nemica di Palermo. La disunione alimentata dai
pettegolezzi ridicoli e inverecondi degli scrittori, giovava al dominio
straniero. Il Senato o Banca, geloso dei privilegi della città, spesso era
venuto in discordia coi Vicerè, ed ultimamente col duca di Sermoneta, che il
popolo chiamò duca di Farmoneta; e ancora di più con gli Stratigò, coi quali
aveva più strette relazioni. Nel 1672 era Stratigò don Luigi dell’Hojo,
spagnolo, ipocrita, seminatore di discordie, che forse ubbidiva a segreti
incarichi di Corte.
La carestia travagliava da
un pezzo la città, il popolo sussurrava contro ipotetici accaparratori di
granaglie ed era avvenuto qualche tumulto; lo stratigò, fingendo pietà pel
popolo minuto, lo aizzava accortamente contro il senato, che era in mano dei
grandi. Si formò un gran partito tra la plebe, i malcontenti e gli avversari
del Senato, e dallo stemma dello Stratigò, portante un merlo, si disse dei Merli. I nobili, la borghesia grassa, per
contrapposto, si chiamarono i Malvizzi,
cioè i tordi. La città si divise. Un frivolo pretesto provocò un tumulto: la
plebe minacciò di andare alla Banca, e uccidere i Senatori. Non potè, perché
affrontata e dispersa dai nobili, ma due giorni dopo, protetta dallo Stratigò
corse ad appiccare il fuoco alle case dei Senatori. Fu ordinata l’elezione di
un nuovo Senato, che statuì nuovi Capitoli di accordo coi consoli delle arti,
ma non cessò la discordia.
Il
Senato, insospettito dei maneggi dell’Hojo, convocò i cittadini, per farlo
dichiarare nemico della patria; ma egli, sollevando il popolo, lo guidò a nuovi
incendi ed eccidi, e con un bando condannò gran numero di avversari. Il Vicerè,
principe de Ligny, credendo ai rapporti dello Stratigò ne approvò l’operato:
poi sollecitato dai cittadini venne a Messina, e persuaso della mala condotta
del dell’Hojo, gli tolse l’ufficio e gli diede a successore il marchese di
Crispano, don Diego Soria.
Il marchese di Crispano seguì le orme del dell’Hojo...
Luigi Natoli: I Cavalieri della Stella.
Tratto da: Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo di Luigi Natoli e pubblicato a seguito del romanzo nel volume edito I Buoni Cugini Editori.
Pagine: 954 - Prezzo di copertina € 26,00 - Sconto 15%
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