giovedì 21 marzo 2024

Luigi Natoli: Damone e Pizia, esempio di vera amicizia. Tratto da: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie.

Dionisio, nobile siracusano, si era impadronito del potere e si era fatto tiranno, ossia signore, di Siracusa. Egli era crudele e sospettoso; imprigionava e faceva morire i cittadini che gli davano ombra, o che egli voleva spogliare dei loro averi: insomma regnava col terrore. E di lui si narrano molte storielle.
Una di esse, che è pura fantasia del popolo, dice che in quella latomia Dionisio faceva chiudere i prigionieri; ed egli, stando di sopra, udiva tutti i loro discorsi, per quanto piano quelli parlassero; e scopriva così i loro secreti. Ma questa fantasia nacque nel popolo, perché la cava aveva la forma dell’interno di un orecchio, per cui si chiamò l’Orecchio di Dionisio.
Ma ecco un fatto vero, narrato dagli storici: si parla di due giovani, additati come esempio di vera amicizia!
Essi si chiamavano Damone e Pizia.
Erano due giovani, che si volevano un gran bene: quel che piaceva all’uno, piaceva all’altro; i dolori dell’uno erano i dolori dell’altro; non c’era fra loro né tuo né mio: proprio, come si suol dire, si dividevano il sonno.
Una volta Dionisio credette di essere stato offeso da Damone. Fattolo arrestare e gittare in prigione, lo condannò a morte. Immaginate il dolore di Pizia, che avrebbe dato la sua vita per salvare l’amico! Ma Damone aveva un altro dolore, non meno acerbo. Gli doleva morire senza abbracciare i genitori, che abitavano fuori Siracusa; e pregava il tiranno di concedergli almeno questa consolazione, promettendogli di ritornare.
Dionisio, per paura che gli sfuggisse, si rifiutò; ma Pizia allora si offerse a far fede per l’amico. Disse al tiranno:
- Lascia che Damone vada a baciare i suoi parenti: io resterò in prigione in sua vece. Se egli non tornerà nel termine prefisso, farai uccidere me.
La proposta piacque a Dionisio. Damone abbracciò commosso Pizia, e partì. I suoi vecchietti abitavan lontano. Egli corse, li baciò, e fece per tornarsene. Quelli, piangendo, lo supplicavano di rimanere; ma egli disse:
- Come posso io restare anche un’ora, se ci va di mezzo la vita di Pizia?
Ma frattanto il tempo passava, e Dionisio pregustava la gioia di far morire Pizia, certo che Damone non sarebbe ritornato; e difatto, appena scoccata l’ora convenuta, diede l’ordine che Pizia fosse condotto a morire.
E il carnefice si apparecchiava a compiere quella scelleratezza, quando ecco giungere trafelato Damone, fendere la folla, presentarsi a Dioniso, dirgli:
- Eccomi, o signore: libera il mio amico e prendi la mia vita, che ora morirò contento.
Ma Pizia non si rallegrò; piangendo disse:
- O Damone, perché sei tornato? Che gioia avrò di vivere, se tu muori? Torna ai tuoi cari, e lascia morire me.
A questa gara, il popolo si commosse; lo stesso tiranno non seppe nascondere la sua ammirazione pei due giovani, e non osò incrudelire, ma ordinò che fossero lasciati liberi tutti e due, e diede loro ricchi doni, domandando in compenso la loro amicizia.




Luigi Natoli: Almanacco del fanciullo siciliano. Libro sussidiario di cultura regionale e nozioni varie. 
Pagine 210 - Prezzo di copertina € 18,00
L'opera è la fedele trascrizione del volume pubblicato dalle Industrie Riunite editoriali siciliane (Palermo) nel 1925 ed è corredato dalle foto originali del libro. 
La copertina di Niccolò Pizzorno riproduce esattamente quella originale del libro. 
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