sabato 2 marzo 2024

Luigi Natoli: Allora quelli che seguivano Paolo Pollastra diedero addosso a quei miseri... Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano.

 
Tristano ritornava a casa, quando dall'alto della piazza di Ballarò veniva una fiumana di gente armata, in mezzo alla quale, un cavaliere a cavallo, agitava la spada sguainata. La folla urlava grida di morte:
- Ammazza gli spagnuoli! Ammazzali!
Il balenìo delle armi accompagnava ferocemente le parole; e tutto intorno pareva scosso e sollevato dall'odio, come i marosi dal vento.
Tristano si fermò, guardando con stupore e non senza pena. Per quanto gli spagnuoli fossero stranieri, e non si fossero mai cattivato l'amore dei siciliani, per la loro albagia, e i loro arbitrii, e per quanto i soldati, spinti dalla fame, avessero commesso violenze, egli ricordava di aver militato con loro e di aver fra essi buoni compagni. E prevedeva che quel furore popolare avrebbe immerso la città in un lavacro di sangue, tra scene spaventevoli di orrore. Quando la folla fu più vicina riconobbe il gentiluomo che pareva se ne fosse fatto capo.
Era il magnifico Paolo Pollastra, un cavaliere, che nel quartiere dell'Albergheria godeva di grande reputazione di bravura, e fra quella gente rissosa faceva spesso da arbitro, ubbidito e seguito.
La notizia delle prime uccisioni, era giunta subito a lui; che sceso di casa armato, salito a cavallo, a grande voce aveva raccolto a sè i popolani più maneschi: ai quali via via si erano uniti gli altri, e la fiumana ingrossata, scendeva minacciosa.
- È tempo di finirla! – gridava il signor Paolo: – fuori questi barbari! Vogliamo esser padroni in casa nostra!... Fuori gli spagnoli!
E la folla acclamava; ma oltrepassando il pensiero di messer Paolo, invece di limitarsi alla espulsione gridava che bisognava uccidere, bisognava scannarli quegli stranieri odiati. Un nuovo Vespro. A Tristano parve una esagerazione inumana. Facendosi largo si avvicinò a messer Paolo, e fermandogli il cavallo, gli disse:
- Che cosa fate, magnifico? Volete spingere la città alla rivolta?
- È tempo! – rispose il cavaliere – abbiamo tollerato troppo questi stranieri.
La folla scese nel cuore della città, invase la piazza del palazzo pretorio, gridando contro il pretore e i giurati; quand'ecco dall'altro lato, si sentì un mugghio di tempesta: e dai vicoli si vide venire degli spagnoli atterriti, qualcuno con volto insanguinato, che cercavano uno scampo, e dietro a loro torme di plebei furibondi, che li incalzavano urlando:
- Ammazzali! Ammazzali!
Allora quelli che seguivano Paolo Pollastra, eccitati dalla caccia e dal sangue, diedero addosso a quei miseri; l'improvviso scomporsi, sprigionò Tristano, che non potendo, solo com'era, opporsi a quella moltitudine insensata e feroce, si ritrasse nella vicina chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, detta della Martorana. E giunse appena in tempo; perché il sagrestano, temendo che in quel tumulto potessero invadere la chiesa e saccheggiarla, ne chiudeva le porte.
Ma poco dopo ebbe vergogna, lui soldato, d'aver ceduto all'istinto della salvezza, e poiché il tumulto si era allontanato, non trova alcuna difficoltà a farsi aprire. Uscì col proposito di cercare persone più autorevoli che non lui, giovanissimo, per far cessare la inutile strage. Andando verso la Loggia, si imbattè in un giovane cavaliere che godeva buona reputazione, il signor Giovan Luca Squarcialupo.
Verso sera, Don Pietro Cadorna conte di Golisano, don Federico Patella (veramente si chiamava Abatelli) conte di Cammarata, ai quali si erano uniti il marchese di Licodia, Matteo Santapau, il conte di Geraci Simon Ventimiglia, il signor di Militello, Giovan Luca Squarcialupo, Tristano ed altri signori, a cavallo, andarono per le strade ove maggiore era il tumulto, e con le esortazioni, le minacce, le promesse: con l'autorità del nome e il prestigio di valore e di generosità che specialmente rendeva ben accetto il conte di Golisano, disarmavano gli animi. Ma vi concorrevano anche alcuni religiosi e qualche popolano; quelli con la minaccia di scomuniche, questo con le arguzie.
Niente disarma più è meglio della risata; e mastro Jacopo Piededipapera lo sapeva...


Luigi Natoli: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517.
L'opera, pubblicata per la prima volta in unico volume ad opera de I Buoni Cugini, è la fedele trascrizione del romanzo a puntate in appendice al Giornale di Sicilia del 1924.
Pagine 684 - Prezzo di copertina € 24,00
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Il volume è disponibile:
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Sconto 15%, consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
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