lunedì 11 giugno 2018

Luigi Natoli: La battaglia - Tratto da: Alla guerra!

Il duello delle artiglierie continuava, quando di fra le masse arboree, che nella tenue luce dell’alba apparivano più ombrose, si videro muovere le colonne dei tedeschi. Elmi e baionette corruscavano allo scoppio delle granate. Si avanzavano coperti dagli alberi, protetti dalle loro artiglierie.
Benoist non era quel mattino in trincea: con la sua mezza compagnia s’era ritirato la sera innanzi dietro le linee, per riposarsi: ma all’allarme squillato dalle trombe, accorse, come gli altri, a prendere il suo posto.
Il colonnello si era avanzato allo scoperto, col binocolo sugli occhi, per osservare i movimenti del nemico. L’azione doveva essere cominciata in più punti del vasto fronte, dei quali il lembo della foresta rappresentava uno degli estremi. Il cannoneggiamento s’udiva anche da S.te Menehould, e oltre. A quanto poteva giudicarsi, i tedeschi si avanzavano con forze considerevoli per tentar di sloggiare i francesi e sfondare le loro linee. Era una vigorosa ripresa dell’offensiva con la quale essi volevan forse cancellare lo scacco subito quasi alle porte di quella Parigi, che avevan creduto di poter espugnare in due settimane di guerra. Il colonnello telefonò al comando che era necessario un rinforzo considerevole, per impedire che il nemico, spezzata la resistenza e trovata una via, potesse avvolgere e assalire di fianco i francesi.
Dal comando fu risposto che si sarebbe mandato un battaglione del 124°, ma che intanto si sostenessero, senza cedere un palmo di terreno.
La prima aurora s’apriva la via fra le gravi nubi che opprimevano il cielo, quando giunse il battaglione: bisognava ora avanzare per un terreno battuto dalla mitraglia nemica, impresa ardua pel numero delle vittime che sarebbe costata. Ma intanto le colonne tedesche si addensavano sull’orlo della foresta, come per aspettare il momento opportuno di lanciarsi con le baionette alla conquista delle trincee: e dalle loro trincee saltavan fuori, spargendosi e strisciando per terra, come serpi, i soldati del genio per tagliare i fili dei reticolati, che formavano la prima difesa. Si avanzavano sotto il grandinare delle palle francesi, che sibilavano sul loro capo. Qualcuno si arrestava: rotolava sopra i suoi fianchi; giaceva inerte con le braccia contratte dallo spasimo; ma per uno che rimaneva per via, la trincea ne vomitava dieci; dalla seconda linea trincerata dove stava, Benoist li vedeva balzar fuori a dieci, a venti, senza posa, automaticamente, come spinti dal moto isometrico di una macchina. Donde le trincee tedesche vomitavan tanta gente?
Oramai tutto il fronte era un vasto incendio assordante di tuoni spaventevoli, di crepitii, di sibili e di mugolii raccapriccianti. La prima trincea francese pareva oppressa dalle granate che solcavano la terra; la terra umida, molle, rotta dagli scoppi si rovesciava in piogge di fango e pietre e schegge: sotto la furia del ferro, le piccole corazze di protezione vacillavano, qualcuna si spezzava, altre cadevano, strappate violentemente. I soldati però non cedevano; fulminando i tedeschi con un fuoco incessante e micidiale. Dietro a loro i 75, battevano con una selvaggia follìa di distruzione la foresta, scagliavan ferro e fuoco, seminavan la morte tra le file nemiche: ma esse si rinnovavano, si rinserravano, si avanzavano con implacabilità metodica, come se la morte li rigenerasse.
Già in più punti i fili del reticolato erano tagliati: le artiglierie tedesche non battevan più la prima trincea, per lasciar compiere l’assalto; le colonne che si avanzavano erano così fitte, che non era possibile sostenerne l’urto. Il colonnello ordinò allora che i difensori si ripiegassero sulla seconda trincea. Dai cunicoli di comunicazione i soldati si ritirarono, quasi nel momento stesso che i tedeschi, levando alte grida si slanciavano alla baionetta; ma nel momento che essi irrompevano sulla trincea, le mine, già preparate scoppiarono, travolgendo in un vortice di polvere, sassi e fiamme gli assalitori.
Allora approfittando dello sgomento, le trombe francesi squillarono la carica. Le compagnie della seconda trincea saltaron fuori; il battaglione di rinforzo le sorresse con altre due compagnie; trascinati dal furore, i fantaccini francesi si gittarono sui tedeschi, baionettandoli; avvenne una mischia feroce e terribile a corpo a corpo; uno di quegli episodi che rinnovano nella memoria le gesta della guerra classica, coi loro eroismi pieni di selvaggia grandezza. Sotto il rombare dei cannoni, che cercavano di impedire alle compagnie di riserva di sopraggiungere e rinforzare i combattenti, non si vedeva che un corruschìo di lame, un guizzare di fiamme, un martellar di fucili branditi come mazze.
Poi i tedeschi vacillarono. Allora si levò tra’ francesi un grand’urlo.
- Viva la Francia!... Avanti! avanti!...
Pareva che ogni uomo avesse dieci braccia e dieci anime. Un’altra compagnia di fanti giunse a passo di carica, sotto la mitraglia in aiuto dei francesi: i tedeschi cedettero, indietreggiarono, si volsero in fuga, con le baionette alle reni: molti buttavano il fucile, alzavan le braccia e si rendevano, per aver risparmiata la vita; altri preferivano farsi ammazzare eroicamente, pur di non cedere le armi e il terreno.
Incalzando, trascinati dall’ardore della vittoria le compagnie francesi giunsero con alte grida alla prima trincea nemica; spezzarono i fili di ferro, sebbene fulminati a bruciapelo, balzarono nella trincea, intorno alla quale i fuggiaschi, sciabolati dai loro ufficiali, tentavano riordinarsi. Altre compagnie tedesche accorrevano dalla boscaglia, per sorreggere i vinti; ma altre compagnie francesi alla loro volta giungevano a passo di carica, intanto che i pezzi da 75 battevano fieramente il bosco, e mitragliavano la fanteria nemica.
Dentro la trincea una trentina di soldati francesi eran già saltati, come belve, baionettando ciecamente, e impedendo che i difensori facessero scoppiare le mine: l’assalto era stato così improvviso, che aveva gittato lo sgomento nei tedeschi: chi potè fuggire, fuggì, o uscendo all’aperto, gittando le armi, o cacciandosi nei corridoi di comunicazione con le altre trincee, e travolgendo nella furia dello spavento i rinforzi che accorrevano per quelle vie. Una parte della trincea saltò in aria, seppellendo assalitori e assaliti in orrenda carneficina; ma la più parte era già in potere dei francesi; che la trasformavano sollecitamente, per farsene una difesa; vi apportavano le mitragliatrici; riprendevano l’attacco contro le nuove colonne tedesche, che si avanzavano a grandi masse compatte, ferrigne.
Il giorno era già chiaro, ma nubiloso, e diffondeva intorno una luce scialba e malaticcia, solcata dai fiocchi delle granate, dalle fiamme degli scoppi. Nella triste chiarità, sul terreno squarciato, lucente qua e là per le pozze delle piogge recenti, apparivano ora più visibili i segni della strage: mucchi di caduti, nei più strani e terribili atteggiamenti; onde di sangue vermiglio, nelle quali la luce del giorno accendeva bagliori; armi e munizioni sparse; orrore e pietà. E la battaglia continuava. Continuava con ostinazione e furore da ambo le parti; ma gli sforzi dei tedeschi per ricacciare i francesi si infrangevano dinanzi al fuoco delle mitragliatrici e dei tiragliatori coloniali chiamati sul campo; e agli attacchi violenti dei fantaccini.
Allora due compagnie fresche furono mandate per prendere di fianco, con un movimento agirante i francesi, alla loro destra. V’era da questa parte la sezione comandata da Benoist, che, in verità non aveva posto mente al pericolo; ma il suo sergente, che aveva forse maggiore esperienza guerresca, lo avvertì:
- Signor tenente, i boches ci avvolgono...
-  Ah! è vero! – sclamò Benoist.
Ordinò ai suoi di spiegarsi fra gli alberi che costeggiavano la trincea, e cominciare un fuoco serrato contro la colonna tedesca; e intanto mandò un soldato al comando, per avere rinforzi.
Al comando s’erano già accorti del movimento dei tedeschi. Il colonnello ordinava in quel momento alla terza compagnia del battaglione di riserva, di accorrere alla destra, con una sezione di mitragliatrici, per sorreggere gli uomini di Benoist. Era la compagnia di Guy.
Guy, giunto alla brigata il giorno innanzi, faceva parte delle truppe spedite dal comando della divisione a rinforzare la trincea. Fino a quel momento era rimasto spettatore impaziente della mischia, aspettando e sollecitando col desiderio, di entrare in azione. Ricevuto l’ordine, spinse i suoi uomini al passo di carica; avviò le mitragliatrici sopra un lieve poggio coperto di alberi, donde esse, dominando il terreno e al coperto, aprirono il fuoco contro le compagnie tedesche; intanto che egli si avanzava, distendendo la compagnia più oltre, per fronteggiare il nemico.
Il combattimento si riaccese più vivamente e più ferocemente su questo lato. Da una parte e dall’altra nuovi rinforzi giungevano sulla linea del fuoco; ma i tedeschi si avanzavano in masse compatte, serrate, che offrivano un sicuro bersaglio ai fucili e ai cannoni: i francesi invece combattevano in ordine sparso, e potendo più agevolmente trovar riparo, dietro alberi, sassi, cespugli, fossi, si offrivan meno al fuoco nemico, e gli recavano il maggior male. Tuttavia la tattica tedesca non si piegava, non mutava dinanzi alle necessità di quel momento. La mitraglia, il fuoco di fila aprivano profondi solchi nella colonna; altri soldati sopraggiungevano; la colonna si serrava, si avanzava, spinta dagli ufficiali. Si avanzava verso la morte. Pareva che gli ufficiali avessero la voluttà del morire e di veder morire. Vi era in quella loro cieca ostinazione di esporsi al fuoco e lasciarsi decimare un sentimento di grandezza e di eroismo, che strappava l’ammirazione.
Benoist, che aveva preveduto per sè e pei suoi l’olocausto della vita, dinanzi al numero soverchiante, sentì dietro di sè ringagliardire il fuoco e udì il crepitio delle mitragliatrici; vide nella massa dei tedeschi i varchi aperti dal ferro e dal piombo; capì che eran venuti i soccorsi.
- Coraggio, ragazzi! – diceva – sono arrivati i rinforzi....



Luigi Natoli: Alla guerra! 
Grande romanzo storico contemporaneo ambientato nella Francia della prima guerra mondiale. 
Pubblicato per la prima ed unica volta a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914, viene editato in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori nel 2014, a cento anni dalla prima pubblicazione e dall'inizio del conflitto mondiale. 
Pagine 956 - Prezzo di copertina € 31,00 - Copertina e illustrazioni di Niccolò Pizzorno. 
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
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