venerdì 1 giugno 2018

Luigi Natoli: La cattedrale di Palermo (esterno). Tratto da: Guida di Palermo e suoi dintorni.

,
La cattedrale di Palermo, come si è detto, fu in origine una basilica cristiana, eretta, come si crede nel 592 dal vescovo Vittore, sopra altra più antica chiesa, il latibulum di S. Mamiliano, visibile ancora nella cripta sottostante alla Cattedrale. Gli arabi la convertirono in Moschea, e fu la Gâmi, ossia Moschea del Venerdì; ma ribenedetta dal vescovo Nicodemo alla venuta dei normanni ritornò all’antico culto cristiano. Nel 1170 però, regnando Guglielmo il Buono, venne in mente all’arcivescovo Walter of Mill (volgarmente Offamilio) di rifare e ampliare la basilica, come, salvo le decorazioni e qualche aggiunzione che non ne altera la pianta, rimane ancor oggi nella sua massa. Durante i secoli XIV, XV e XVI essa si arricchì di preziose opere d’arte, riunendo in mirabile accordo i prodigi dell’architettura siciliana del secolo XII con le formose invenzioni del Rinascimento; ma di tutti i tesori d’architettura e di scultura che la decoravano internamente ora non è più vestigio. Bisognando di ristauri ne fu affidata la cura a Ferdinando Fuga, fiorentino, architetto della Corte di Napoli, il quale tra il 1781 e il 1801 manometteva vandalicamente ogni cosa, distruggendo l’antica forma delle navi, le decorazioni, tutto, e riducendola come allo stato presente, soprapponendovi poi, a suggello della sua ignoranza – malgrado le vive opposizioni degli architetti siciliani – quella sconcia e mostruosa cupola che deturpa l’armonia architettonica dell’esterno. La chiesa ha forma di grande rettangolo, ai cui angoli sorgono quattro svelte ed elegantissime torricelle; le mura, come negli edifizi del secolo XII, sono merlate. Nel prospetto meridionale, che per la sua varietà è stupendo e bizzarro al tempo stesso, meraviglia tutti il portico fatto erigere dall’arcivescovo Simone Bologna nella metà del secolo XV.
Le parti esterne dell’edifizio, che ancora rimangono integre, sono le quattro torricelle del secolo XII; la facciata principale, stupenda e originale architettura del secolo XIV, con intagli di altissimo valore all’arco della porta, e statue e finestre e colonnine leggiadrissime, il portico di Simone Bologna, la porta d’ingresso in fondo al portico, con ricchi fregi e un piccolo mosaico del 1426, molte finestre e grandi pezzi della facciata meridionale e settentrionale che appartengono all’epoca normanna. L’interno era d’architettura ogivale; gli archi ampi e sveltissimi si appoggiavano su gruppi di quattro piccole colonne, il cui effetto doveva essere magnifico. Qua e là nelle navi erano tombe di pregevole fattura; ma ciò che rendeva unico nel genere l’interno del Duomo era la tribuna dei Gagini. Antonio Gagini e i suoi figli avevano decorato l’abside maggiore con quarantacinque statue, oltre alle ornamentazioni, alle mezze figure, agli altorilievi; in mezzo, e nel fondo un gigantesco Dio padre di marmo. Il Fuga devastò ogni cosa: ai gruppi di colonne sostituì i pesanti pilastri, arrotondò gli archi, tolse le tombe, murò la tribuna e le statue alcune confinò dentro le nicchie dove mal si vedono, altre con più barbaro consiglio sparse sopra i merli, all’esterno, rovinandole interamente. Di tal che se non fosse per qualche oggetto d’arte prezioso e per le memorie storiche, nulla avrebbe l’interno per richiamare l’attenzione del viaggiatore.
La piazza che si stende innanzi alla facciata meridionale, fu circondata da statue e da balaustra tra il XVII e il XVIII secolo: le statue, di poco valore, raffigurano papi, vergini, vescovi e martiri palermitani e i dottori della chiesa. Nel mezzo prima era una fontana; ma dopo nel 1744 vi fu posta la statua di Santa Rosalia sopra piedistallo triangolare. Una delle colonne del portico del Bologna, tolta
alla moschea probabilmente, reca incisi dei versetti del Corano che dicono: “Il nostro Signore Iddio creò il giorno seguito dalla notte; la luna e le stelle sono sotto il suo comando. Non è vero che Egli ha creato queste cose? Non è vero che Egli è il padrone? Benedetto Iddio Signore dei secoli”. Il frontone del portico è ornato, o diremmo intarsiato a nero: e tra gli ornati vi si vede Dio padre in abiti pontificali, angeli, l’annunziata, santi, profeti, vergini, apostoli, gli scudi d’Aragona. Dentro il portico si trovano due bassorilievi moderni che rappresentano la incoronazione di Vittorio Amedeo II e quella di Carlo III; ai lati delle quali sono le statue degli Evangelisti. Una vecchia lapide, accanto alla porta reca incise le seguenti parole: “Prima Sedes, Corona Regis et Regni Caput”. Le ornamentazioni della porta furono eseguite da Antonio Gambara del 1426, le imposte di legno con stemmi, ornati e figure, furono scolpite da Francesco Miranda nel 1432.




Luigi Natoli: Guida di Palermo e suoi dintorni 1891.
Nella edizione originale pubblicata da Carlo Clausen in occasione della Esposizione Nazionale, completa delle pubblicità dell'epoca e di cartina della città. 
Prezzo di copertina € 19,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. Sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Copertina di Niccolò Pizzorno 

Nessun commento:

Posta un commento