martedì 5 giugno 2018

Luigi Natoli: Giustizia nella Loggia massonica. Tratto da: Calvello il bastardo.

Stridendo sui cardini, una porticina, dapprima invisibile, s’era improvvisamente spalancata in una parete. Le sette lampade allora si spensero: il tempio cadde nell’oscurità più fitta, l’orrore della quale era aumentato da un lumicino lontano che si intravedeva nel vano della porticina, simile a un faro in un cielo nero e spaventevole. - Espiate il delitto! – disse cupamente la voce del Venerabile. A uno a uno i fratelli, simili a ombre fantastiche, si dileguarono nell’oscurità del cammino misterioso, che si sprofondava come una gola nera e senza fine. Stefano Pascale li seguiva con l’occhio esterrefatto, l’anima sospesa a un’angoscia mortale, tendendo l’orecchio a ogni rumore, attaccandosi al filo debolissimo di una lieve speranza. Udiva dall’altra parte un picchiar imperioso, e tremava, e affrettava col desiderio il sopravvento della sbirraglia da lui avvertita per impadronirsi in un colpo di tutti i fratelli. Ma a ogni ombra che si dileguava nel cammino segreto, il cuore si stringeva. La salvazione non giungeva. Un sudore gelato gli bagnava la fronte... A un tratto si sentì sollevare, trasportare, sprofondare nelle viscere della terra, e udì il cigolio della porticina che si richiudeva sopra di lui... Un istante dopo la porta del tempio veniva atterrata dai calci dei fucili; una folla di soldati, con la baionetta in canna, si precipitò nella sala, sulla quale le lanterne dei gavarretti gittavano un’onda di luce rossastra. Inutile e ridicolo furore. La sala era vuota: l’ara, i seggi, i simboli, le insegne, tutto sparito; rimanevan le pareti nere, insignificanti.
Ma intanto che essi sfogavano la loro delusione, scalfendo con le baionette le pareti e spezzando i mattoni col calcio dei fucili, due uomini attraversavano sotto la pioggia il piano della cattedrale, e deponevano sui gradini della statua di S. Rosalia un sacco, dal quale un sottil filo di sangue scendeva e si confondeva con l’acqua. Mentre questi avvenimenti si svolgevano nella loggia massonica, un altro dramma avveniva nella salita dell’Angelo Custode. Dopo l'Ave Maria l’acqua era diventata furiosa, tra uno spesseggiar di lampi e di tuoni, che avevano empito la città di paura. Le strade erano deserte, chè nessuno si attentava di andare attorno, qualche lampada accesa dinanzi a una edicola agonizzava tra’ soffi del vento e l’imperversar della pioggia...


Luigi Natoli: Calvello il bastardo. 
Nella versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1908. 
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
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Copertina di Niccolò Pizzorno. 

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