giovedì 1 luglio 2021

Luigi Natoli: Manifestazioni di penitenza. Tratto da: Palermo al tempo degli Spagnoli.

 
Ora voglio raccontarvi una delle manifestazioni di penitenza, che avevano luogo quando una sciagura minacciava la città, e per essere più chiari, quando la carestia si affacciava paurosa; il che avveniva più spesso che non si creda. 
Nel 1647 l’annata arida e sconsolata aveva disseccato i frumenti; le provviste del Senato erano consumate; navi cariche non ne venivano; il popolo non trovò altro rimedio che rivolgersi a Dio, con processioni di penitenza. Ho detto il popolo, ma bisogna dire anche il clero. 
Era Vicerè il Los Vélez e arcivescovo don Ferdinando Andrada, che decisero di trasportare dalla Cattedrale alla Chiesa di S. Giuseppe, il Crocifisso miracolosissimo sopra tutti i Crocifissi, perché dicono e spergiurano che fu scolpito da Nicodemo su Gesù quando lo discesero dalla Croce; e il 3 di maggio, con gran pompa, seguito da tutti i nobili e da mercanti e dal Vicerè, fu portato dai confrati di Piedigrotta, alla sua nuova provvisoria sede. Erano tutti scalzi e coronati di spine. Da allora cominciarono le processioni di penitenza. 
Prima i Carmelitani della Chiesa di Montesanto, che si trascinarono tremila uomini, alcuni lacerandosi con battiture, altri portando grosse croci sul dorso; due si piegavano sotto un legno pesante, che alle estremità dei bracci era reso più pesante da grosse pietre. Un altro era da capo a piedi rivestito di spine: un altro andava colle mani legate a un grande sasso che gli batteva ritmicamente le gambe. 
Poi vennero i Carmelitani della Casa principale a Ballarò, e i loro confrati si battevano colle discipline, e uno di essi si faceva tirare da otto uomini, stando disteso per terra, sopra una scala a pioli. 
I nobili della Compagnia della Pace, dentro da Chiesa di S. Giuseppe si trascinarono per terra. Della compagnia dei Maggiordomi, uno andava carponi con basto da mulo addosso. Le prostitute avevano un usbergo d’acciaio: i confrati di S. Lorenzo e quelli di S. Onofrio si trascinavano in chiesa in ginocchio; e le verginelle, ossia le orfane raccolte in un ospizio, andavano col viso velato. E tutti erano coronati di spine con corde al collo, e si battevano a sangue. 
Ma quelli che furono “riguardati con somma pietà e tenerezza” – dice l’Auria – furono i padri di S. Nicolò Tolentino, perché uno di essi aveva il collo stretto in un cilicio e due altri erano così fortemente coronati di spine che “correva molto sangue.” Uno dei confrati aveva nelle carni nude infisse delle tenaglie! 
E i Cappuccini? Andarono vestiti di sacco nero, con uno innanzi che sonava la tromba lugubremente, che pareva quella del Giudizio finale; e il superiore dei confrati era legato in una grossissima corda tenuta dai congiunti, e dietro a lui veniva la bara con Gesù che scagliava tre fulmini, e S. Francesco e la Madonna lo supplicavano di aver pietà! 



Luigi Natoli: Palermo al tempo degli Spagnoli. Opera inedita, costruita e fedelmente copiata dal manoscritto dell’autore privo di data. È lo studio critico e documentato di due secoli di storia della città di Palermo mirabilmente analizzata da Luigi Natoli con una visione del tutto contemporanea senza trascurar nulla, compresi i particolari, anche i più frivoli. Argomenti trattati: La città – Il governo – L’amministrazione – Il popolo – Il Sant’Offizio – Il clero e le confraternite – La giurisdizione e l’arbitrio – Le maestranze – Le rivolte – Le armi e gli armati – Le scuole e i maestri – La stampa – Gli usi e costumi delle famiglie – La vita fastosa – La pietà cittadina – Teatri e feste – I divertimenti cavallereschi e le giostre spettacolose – Banditi, stradari e duelli.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Nella foto: Il Crocefisso della Cattedrale di Palermo. 
Pagine 283 – Prezzo di copertina € 20,00
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