lunedì 19 luglio 2021

Luigi Natoli: La Sicilia, ager publicus di Roma. Tratto da: Gli Schiavi.

Nel lungo duello con Cartagine, durato circa un secolo, Roma, insignoritasi dell’isola, se n’era fatta una base per tenere a freno i popoli dell’Africa. La folla dei Romani e degli Italici vi si era accampata come un popolo dentro un popolo, del quale sentiva la superiorità nel vivere civile. Altrove Roma, dove assoggettava popoli barbari o di civiltà inferiore, colonizzava, trasformava, latinizzava; ma in Sicilia, dove trovava Siracusa, Acroganto, Catana, Centuripe, Tauromenio e altre città ricche, splendide, altamente progredite; dove, fiera e rozza com’era, aveva tutto da imparare, attese ad abbassare il livello dei cittadini. E li spogliò. I Siciliani ricchi si dettero ad imitare i nuovi padroni. Considerata come ager publicus, proprietà dello Stato, i conquistatori si diedero ad accrescere le loro terre con la frode e con i ladroneggi, in una gara di rapacità e di invidie. Ma la coltivazione richiedeva un gran numero di braccia; quelle dei Siciliani richiedeva molta spesa; quelle degli schiavi costava assai meno. E Roma inviò in Sicilia grandissimo numero di prigionieri di guerra, altre migliaia ne fornivano i pirati, che facevano continue scorrerie nelle coste dell’Asia e dell’Africa, e anche in quelle della Sardegna e della Sicilia, rapivano i giovanetti e le fanciulle e andavano a venderli a Delo, grande mercato umano. In Sicilia se ne faceva anche allevamento, facendo accoppiare gli schiavi, poiché era legge che i figli procreati dagli schiavi fossero proprietà del padrone.
Così la Sicilia era popolata da pochi ricchi, Romani i più, e da molti poveri, che erano Siciliani, e da schiavi non siciliani. Tutti questi cavalieri e impiegati romani, venendo in Sicilia e trovandosi al cospetto di monumenti bellissimi, di gente facoltosa e amante di bellezza, erano presi dalla febbre di non parere rozzi. Roma infatti non aveva ancora raggiunto lo splendore dell’età imperiale, aveva case di legno, e conservava qualche cosa dell’antica semplicità: ma i ricchi – patrizi e cavalieri – venuti in contatto con altre città della Magna Grecia e della Sicilia, avevano trovato indegno che essi, i dominatori di tante regioni, possessori della ricchezza, vivessero ancora in case disadorne e non si circondassero di lusso. Esagerando come tutti i nuovi arricchiti, profondevano il denaro per fabbricare palazzi e ville sontuose, empirle di statue e di vasi, tenervi corti di musici e di danzatrici, di funamboli, di mimi; sfoggiavano una ricchezza ingiuriosa agli occhi delle popolazioni spogliate. Tuttavia mancava loro qualche cosa: mancava la finezza; compravano statue senza intendimento d’arte; e vasi senza gusto. Doveva ancora passare qualche secolo perché superassero in raffinatezza i popoli stessi dell’Oriente.



Luigi Natoli: Gli Schiavi – Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 103 a.c. al tempo della Seconda Guerra Servile. L’opera è ricostruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato con la casa editrice Sonzogno nel 1936. Le note aggiuntive dell’editore sono poste allo scopo di far capire maggiormente al lettore il grande lavoro di ricostruzione del periodo storico del romanzo svolto dall’autore.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Pagine 387 – Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
On line su Amazon Prime, Ibs e tutti gli store.
In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Nuova Ipsa (Piazza Leoni), Libreria Sellerio (Viale Regina Margherita, Mondello) 

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