mercoledì 30 giugno 2021

Luigi Natoli: Il Vespro siciliano e i suoi personaggi storici

C’era per tutta la pianura una mischia spaventosa e crudele. Diciassette anni di servaggio, di crudeltà subite, di violenze, d’infamia sofferte, diciassette anni di vergogne e di torture pareva avessero adunato tutte le loro collere in ogni braccio: la vendetta imprigionata da diciassette anni in ogni cuore pareva balestrare nei muscoli, dilagare nel sangue, diventare volontà nelle mani, tramutarsi in lama, in legno in urlo!” Leggere IL VESPRO SICILIANO fa sentire orgogliosi di essere siculi: la rivolta da Palermo, improvvisa e violenta, la rinascita di un popolo che dopo diciassette anni di tirannide e soprusi da parte degli angioini, lotta con armi improvvisate, riuscendo a coinvolgere tutta la Sicilia mandando via il tiranno dall’Isola, è un fatto storico che, come dice Luigi Natoli “segna nelle pagine della storia una data terribilmente memoranda”.
Al centro del romanzo, ovviamente, il Vespro siciliano e quando accadde prima e dopo. Natoli fa muovere personalità realmente esistite, che hanno fatto la storia di questo grande avvenimento. Madonna Macalda, personaggio femminile che occupa quasi tutta la scenografia della narrazione “Allora la collera le gonfiò il cuore, l’odio divampò nel suo sguardo, e cupa, fremente, abbandonò l’ospizio e riprese il cammino”, Messer Palmerio Abate, Messer Ruggero di Mastrangelo, Messer Alaimo da Lentini. Ad essi si fondono i protagonisti di invenzione, come Giordano de Albellis, Odette de Saint Remy, Filippo di Taccono, Damiano, Selvaggetta, Smaralda. Così Natoli presenta alcuni dei protagonisti storici de Il Vespro siciliano, in ordine di apparizione:

Il Sire de Flambeau, capo delle milizie del Regno e padre di Odette “Il personaggio chiamato sire de Flambeau, che raccontava le gesta delle sue quattro lance spezzate, era un uomo sulla cinquantina, alto e possente, con i capelli grigi tagliati sulla fronte cadenti a zazzera tonda sulle tempie e sul collo, gli occhi di gatto e il naso in su” 
Giovanni de Saint Remy, "giustiziere del Val di Mazara, per parte del magnifico e potentissimo signore Carlo d’Angiò, conte di Provenza, re di Sicilia e di Gerusalemme, duca di Napoli e delle Puglie, signore della contea di Folcaquier, ecc. ecc. Il visconte era un uomo sui quaranta; volto fra il lupo e la volpe; maniere da capo di banditi".
Il sire di Ravel bell’uomo di mezza età, dall’aspetto grave e solenne, che parlava lento, misurando il gesto e volgendo gli occhi intorno, come per raccogliere l’approvazione degli ascoltatori.
Messer Guglielmo Porcelet, signore di Calatafimi, piccolo, tozzo, brutto, ma con una grande aria di bontà sul volto e nella voce, di gentili maniere e di oneste parole, che facevan dimenticare i difetti della persona. 
Le lance spezzate: Gastone de Brandt, Bertrand e Taxeville, Ugo de Saint-Victor, Drouet de Genlis; età dai venticinque ai trentadue anni. Gastone de Brandt discende in linea diretta dai Galli: alto, rossiccio, arguto, mobile; Bertrand de taxeville sembra balzato dalle gesta di Rolando; squadrato, massiccio, fiero; Ugo de Saint Victor è schietto provenzale; bruno, molle, immaginoso; Drouet de Genlis deve aver avuto per avolo un canonico di Strasburgo ingrassato di pasticci di fegato d’oca. Sono uguali per valore; amano le belle donne, il buon vino le belle canzoni; bastonano questi paterini di Palermo; rubano gli ebrei e sono prepotenti più di quanto si possa immaginare

Carlo D'Angiò conte di Provenza, fratello di Luigi IX re di Francia a cui il papa Clemente IV, francese, formalmente concedette il regno di Sicilia a Carlo d’Angiò, come feudo della Chiesa, contro il pagamento dell’annuo censo di ottomila once e il servigio militare e altre trentasei condizioni di minor conto, come si può leggere nella Bolla papale del marzo 1265. Coi denari delle decime, coi prestiti, con le somme del papa, coi gioielli della moglie, Carlo d’Angiò, raccolti trentamila uomini, tra’ quali il fior dei banditi e dei ribaldi  di Provenza, venne in Italia...

Guglielmo d'Estendart ferocissimo interprete di crudeli ordini, piombò nella Sicilia come un lupo affamato in una mandra. Cominciò con gli incendi, le stragi, le barbarie a sottomettere le città ribelli; e a disperdere coi tradimenti e – dove questi non giovavano – con la corruzione i capi della ribellione e i venturieri sbarcati nell’isola. 

Messer Giorgio di Bissano, "aveva desiderato e sollecitato invano il comando di una schiera di duecento uomini; che gli Anziani non avevano voluto affidargli, perchè una volta egli, spinto dalla sua presunzione, aveva portato al macello una squadra di cittadini, senza nessun pro. Approvò con vivo calore undisegno: e ottenne l’incarico di tenere una postierla. Un diabolico sorriso gli illuminò il volto; e fu creduta soddisfazione della vanità di comandar nuova impresa...

Madonna Macalda “A ventiquattro anni era giovane, ricca ed era bella, di aspetto gentile, piena di cortesia, di gran cuore, valente, generosa nel donare, avida di piaceri. Confidando nella sua bellezza andò a Napoli per riavere da re Manfredi i beni del marito, dei quali il fisco si era impadronito... Era bianca con i capelli bruni, gli occhi nerissimi, eloquenti, voluttuosi, le membra tondeggianti ma senza aver perduto la grazia e la sveltezza; la voce molle, pastosa; una di quelle voci che scendono fino alle midolla; il sorriso affascinante. Ella pareva fatta per accendere nei cuori tutti i desideri e tutte le follie

Gamma Zita, la giovane catanese, famosa per aver preferito la morte alla violenza del francese suo persecutore “Gamma Zita aveva quattordici anni ed era esile come un giglio; la femmina non osava ancora impadronirsi del suo corpo sul quale i seni e i fianchi tondeggiavano timidamente. Ella pareva davvero una creatura angelica dalle lunghe vesti ondeggianti, che i pittori effigiavano intorno alla Vergine… Tesseva al telaio impiantato in un angolo della prima stanza e viveva sottomessa e rispettosa verso i nonni, dei quali era la consolazione e la gioia… Gamma era veramente la più bella fanciulla di Catania. Come mai il sire di Saint Victor non l’aveva veduta prima? Se l’avesse conosciuta un mese prima egli si sarebbe fatto amare ed avrebbe ottenuto per amore quello che ora le avrebbe tolto per forza… Un grido ferì l’aria e nel tempo stesso la massa bianca della fanciulla sparì nella bocca del pozzo!... I capelli neri disciolti le scendevano ancora umidi e rappresi sopra le spalle e sul petto, incorniciandole il volto cereo, soffuso di quell’indefinibile dolore della morte..”

Messer Palmerio Abate A quei tempi era signore del Castello di Carini messer Palmerio Abate, di nobile famiglia; uno dei pochi sul quale non era calata la mano dei dominatori…Messer Palmerio del resto usava la più grande prudenza e non faceva nessun rumore intorno al suo nome. Era umano e generoso. Non giungeva viandante, povero o ricco, uomo di plebe o di cavaliere, che nel castello non trovasse larga ospitalità, e se povero non partisse con qualche dono. Messer Palmerio aveva varcato la quarantina, ed aveva i capelli precocemente bianchi che davano al suo volto un’espressione di maestà. Giordano parve preso da una certa soggezione al vederne l’aspetto signorile e dignitoso

Messer Ruggero di Mastrangelo “Cittadino e primario dovizioso, era stato baiulo, cioè giudice del regno di Sicilia in Palermo nel 1272, e appaltatore della Zecca del regno a Messina, nel 1280Messer Ruggero, uscendo in quell’istante dalla Chiesa, con uno sguardo capì il gran momento, e raccolte le armi di un cavaliere caduto, alzando la spada gridò – Popolo! Alla riscossa! Muoiano tutti i francesi!...E intorno a loro si strinsero popolani e borghesi, armati o no, ripetendo quel grido, cosicchè messer Ruggero, noto per gli uffici tenuti, per la ricchezza, per l’autorità, diventò senza volerlo il capo, il condottiero di tutta quella moltitudine che, buttata la pelle di agnello rassegnato, appariva formidabile come belva sitibonda di sangue

Messer Alaimo da Lentini nella città di Messina e marito di Madonna Macalda “All’entrare dei due giovani, e vedendo uno dei due in saio di frate, messer Alaimo fece cenno che gli si avvicinassero e guardatili benignamente domandò loro chi fossero e in cosa potesse giovarli”..”Ai racconti di Giordano,  Alaimo  corrugava la fronte e si faceva scuro. Qualche volta stringeva i pugni….” Era Messer Alaimo da Lentini, che tornava a Messina. Egli salutava la folla con gesto benevolo. Ben visto, onorato, noto cavaliere prestante e valoroso e cittadino saggio e prudente, messer Alaimo pareva venuto per disegno della provvidenza alla difesa di Messina”  

Re Pietro d’Aragona, nuovo Re di Sicilia, personaggio storicoEra il 4 settembre del 1292, e la capitale dell’Isola, l’antica sede dei Normanni e degli Svevi era in festa. Da più giorni si era preparata ad accogliere il nuovo Re, Pietro di Aragona e lo aveva aspettato… essa aveva, spiegandosi alla meglio, magnificato il valore del re, che era il principe più animoso e prode della cristianità, e che veniva pieno di fiducia nella sua causa, di liberare il regno di Manfredi, di cui si riteneva legittimo erede, dall’usurpatore angioino. Si raccontavano di lui magnifiche gesta, che riempivano di ammirazione il popolo. Il re cavalcava, lieto in volto, fra i suoi maggiori baroni, coi quali discorreva familiarmente. Gli cavalcava accanto messer Palmerio Abate, che dopo averlo ricevuto a Trapani sotto un baldacchino di tela d’oro sorretto dai principali signori, e salutatolo - re mandato dal cielo per liberare l’isola dall’atroce nemico – aveva voluto accompagnarlo a Palermo…Così fu celebrato il primo atto del nuovo regno; fu legalizzata la intromissione della Casa d’Aragona nella contesa fra la Sicilia e la Corte d’Angiò; fu ancora una volta riconfermato nel regno il diritto, già altre volte usato, della libera elezione del re per volontà nazionale ” 

Luigi Natoli: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo di una delle più famose rivoluzioni della Storia di Sicilia. L’edizione, interamente restaurata a partire dal titolo, è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1915. Con la sua perizia di grande storiografo e narratore, l’autore ci consegna uno dei capolavori della letteratura popolare mondiale che nulla trascura di quel periodo storico come l’orrenda strage di Agosta, le trame politiche cospirative dei baroni siciliani, l’orgoglioso episodio di Gamma Zita a Catania, la valorosa resistenza della città di Messina al dominio francese degli Angiò. Il romanzo ricco di fatti e personaggi realmente accaduti o esistiti, ci regala l’indimenticabile eroe Giordano De Albellis, intollerante alle ingiustizie, innamorato della sua terra, della libertà e della sua bella Odette.
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Pagine 945 – Prezzo di copertina € 25,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia). Si può prenotare alla mail ibuonicugini@libero.it o al whatsapp 3894697296.
In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Nuova Ipsa editore (Piazza Leoni), Libreria Sellerio (Viale regina Margherita - Mondello)

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