Chi era Mastro Bertuchello,
protagonista del romanzo? Così lo descrive Luigi Natoli: “L’ometto era piccolo, magro, con i capelli neri che gli scappavano a
lunghe ciocche sul collo di sotto la cuffia. Il suo volto lungo, con un muso di
faina, raso, aveva un’età indefinibile. Gli si potevano dare venti o
quarant’anni. Dal naso al mento, per la piega amara e beffarda delle labbra
aveva quarant’anni; ma gli occhi grandi, vivaci, che ridevano anche quando la
bocca pareva amara, erano quelli di un giovane di venti anni. La sua cuffia di
velluto nero, qua e là spelato, teneva buona compagnia alla zimarra che aveva
ai gomiti e al petto una lucentezza, indizio di un’età venerabile e di un lungo
servizio; e alle sfilacciature e a qualche strappo mal rammendato rivelava le
condizioni economiche dell’ometto, non molto prospere invero. Ma erano cose
alle quali egli non badava: pareva anzi che quella povertà fosse indispensabile
a quell’aria di sdegnosa fierezza che gli
splendeva sulla fronte ampia e impavida”. Aveva vissuto alla Corte di
Messer Francesco Ventimiglia, Conte di
Geraci, dal quale era stato mandato a Bologna a studiare. Ed è al suo ritorno a
Geraci che assiste alla distruzione del regno dei Ventimiglia, e Bertuchello è costretto
a fuggire e rifugiarsi a Palermo dove fa l’insegnante di grammatica presso la
scuola di S. Domenico.
Da qui la trama del romanzo si
“infervora”, come direbbe Natoli, in una giostra di personaggi le cui vite si
intrecciano fra amori e tradimenti, verso un finale che lascia col fiato
sospeso fino all’ultima pagina. E l’avvincente storia continua con IL TESORO
DEI VENTIMIGLIA…
Chi sono i personaggi, storici o nati dalla fantasia dell'autore, che vivono
nel romanzo, ognuno con la sua storia, vittime o carnefici? Così li presenta Luigi Natoli, con i loro reali
riferimenti storici.
Francesco
Ventimiglia, personaggio storico, signore di Geraci…”Messer Francesco Ventimiglia, conte di
Geraci, vantava sangue regio. Era uno dei più possenti signori del reame: il
suo vasto dominio si stendeva dal mare fino sopra le Madonie. Al tempo della
catastrofe comprendeva una ventina di feudi: Sperlinga, Pollina, Castelbuono,
Golisano, Gratteri, Sant’Angelo, Malvicino, le due Petralie, Gangi, San Marco,
Belici, ed altre terre minori e casali lo riconoscevano signore: alla sua casa,
per diritto ereditario concesso dai re, spettava l’ufficio di Gran Camerario,
una delle sei o sette dignità supreme del regno.”
La famiglia Chiaramonte…”Non erano i Chiaramonte così ricchi quanto i
Ventimiglia, né così addentro alle grazie del Re, ma vantavano più alte e più
antiche origini. Venuti in Sicilia con i Normanni, erano un ramo dei Clermont.
Rinaldo, il famoso paladino, era un Clermont. Si dicevano discendenti di Carlo
Magno, e la tradizione di questa discendenza, è istoriata nel soffitto della
gran sala dello Steri, da loro fatta dipingere nel 1387”
Costanza Chiaramonte, figlia di Manfredi I
Chiaramonte e moglie di Francesco Ventimiglia..”Era così bella, così gentile, così affascinante che messer Francesco
non potè non ammirarla. Certamente ella sarebbe stata una degna contessa di
Geraci. Avrebbe recato non solo la beltà e la ricchezza, ma anche lo splendore
di un nome che in quei giorni sopravanzava su tutti. Il suo orgoglio si destò:
l’idea di quelle nozze, che dapprima aveva scacciato come assurda, cominciò a
sembrargli conveniente e possibile. Ci pensò sopra.”
Giovanni Chiaramonte, fratello di Costanza …”L’incontro fra Costanza e suo fratello fu
commovente. Ella gli si gettò fra le braccia piangendo ed egli non seppe dire
nessuna parola di conforto, e pianse anche lui, ma d’ira; e proruppe in amare
invettive e in minacce...”
Margherita Consolo, madre dei figli naturali
di Francesco Ventimiglia…”Quella
fanciulla che pareva timida e vergognosa, doveva possedere qualche incantesimo;
e avvenne la cosa più illogica per le abitudini del conte, quella cioè di
rimanere fedele a madonna Margherita fino al punto di prenderla con sé e di
convivere con lei come se fossero stati marito e moglie. Questo avvenne intorno al 1313. Io
non ero ancora nato; e questi fatti mi vennero raccontati dai più vecchi...”
Matteo Palizzi, personaggio storico ..”Nel 1322 Matteo aveva circa vent’anni. Di statura media, bruno,
pallido in volto, neri i capelli e gli occhi; non era brutto, ma aveva nello
sguardo, freddo e tagliente coma la lama di un pugnale, qualche cosa che
agghiacciava il sangue e annullava la volontà. Tutti i lineamenti del suo
volto, dal naso lievemente aquilino al taglio della bocca, dall’ampiezza della
mascella alla durezza del mento prominente, dalla convessità della fronte alla
ruga che s’insolcava dritta e profonda tra le sopracciglia nere, rivelavano una
volontà tenace, una grande ambizione di dominare, violenza, simulazione e
insensibilità di cuore”
Damiano Palizzi, personaggio storico, fratello di Matteo “Tutto volpe era invece Damiano, anche negli
occhi gialli. Egli aveva quattro anni in più di Matteo, sul quale aveva, più
che per l’età, acquistato un certo ascendente per la sottigliezza dei suoi
suggerimenti, per la ricchezza degli espedienti che la sua mente feconda sapeva
trovare per trarsi d’impaccio, per la perfidia tenebrosa dei suoi disegni. Era
anche lui ambizioso, ma non soltanto per sé, anche per Matteo, per il quale
aveva una certa tenerezza” Entrambi
erano figli di Niccolò Palizzi, prode
difensore della città di Messina durante la guerra del Vespro Siciliano contro Carlo d'Angiò e cortigiani di Re
Pietro, sul quale esercitavano una grande influenza.
I Re Federico e Pietro d’Aragona..”il
25 giugno 1337 Re Federico morì. Il peso del regno gravò tutto su Pietro, che
già socio del padre, il quale di fatto regnava per tutti e due, ora si trovava
tutto solo, dinanzi a responsabilità così gravi e grandi, che lo riempivano di
sgomento”
Messer Puccio Cannata:”Messer
Puccio Cannata, mercante di Loggia, onesto e pacifico borghese, aveva chiuso il
fondaco, s’era vestito di panni di festa e ora spingeva innanzi monna Berta sua
moglie. Lucia e Niccoloso, suoi figli, vestiti anch’essi di gala, per andare a
vedere l’ingresso del Re”
Lucia Cannata:” Ma il più
temibile di questi diavoli graziosi e così seducenti era un diavoletto di
tredici anni, che abitava nel vicolo di Sant’Andrea presso la Chiesa di S.
Domenico; e quando egli passava s’affacciava alla finestra fra due testi di
garofani, meno rossi delle sue labbra che pareva ridessero della zimarra
logora, della cuffia spelata e del muso di faina di lui, Bertuchello”
Il Duca Giovanni d’Aragona, personaggio storico, fratello di Re Pietro..”Giovanni era di tre o quatto anni minore
di Re Pietro suo fratello; aveva sposato una donzella di casa Lancia, ed
ereditato alla morte del fratello Guglielmo I i ducati di Atene e Neopatria,
conquistati alla corona di Sicilia dalla grande compagnia di ventura composta
da catalani e siciliani. Per questi ducati egli passò alla storia più col
titolo di duca che con quello di marchese. Da quando era morto il padre (Re
Federico) egli s’era tenuto lontano dagli intrighi di corte, dominata dai
Palizzi”
Pirruccio da Tusa …”Pirruccio
era stato uno dei familiari della corte di Messer Francesco, il quale lo aveva
avuto singolarmente caro. Vi era entrato fanciullo, ed era cresciuto con i
figli del Conte e con Bertuchello. Al suo ritorno da Bologna, Bertuchello lo
aveva trovato signore della torre e villa del Vallone. Poi venne la catastrofe
e disperse tutti”
Serena Ognibene, moglie di Pirruccio..”In quel punto stesso la fanciulla si affacciò alla finestra. Non aveva
più il manto: il sole le illuminava il viso e mi pareva che l’accendesse di
splendori”..
Matteo Sclafani, personaggio storico, conte di Adernò e amico di Messer Ventimiglia “Questo signor Matteo Sclafani che fu
l’ultimo e il più noto della sua stirpe, non primeggia nella storia per gesta;
ed anche in quei trambusti il suo nome o non figura o figura tra personaggi
secondari ed in fatti di poca importanza. Pure ai suoi tempi dovette godere di
una grande reputazione per la sua ricchezza – sembra che venisse secondo dopo i
Chiaramonte - e per la sua liberalità.
Gareggiando con qeusti profondeva denari per edificare o decorare chiese ed
alcune serbano ancora o nelle lapidi o nei capitelli lo scudo con due gru, arma
dello Sclafani. Ma di questa gara rimase esempio il palazzo. Per deridere e
mortificare i Chiaramonte, che da trent’anni circa attendevano alla costruzione
dello Steri (fu cominciato verso il 1305), Matteo Sclafani costruì il suo in un
anno e una lapide sincrona, esistente fino al Settecento e riportata dagli
storiografi di quei tempi, attestava il miracolo. Strano destino: i soli
palazzi trecenteschi di Palermo rimasti integri nella loro massa, se non intatti,
sono appunto lo Steri dei Chiaramonte e il palazzo dello Sclafani”
Luigi Natoli: Latini e Catalani volume 1 e 2. (Mastro Bertuchello e Il tesoro dei Ventimiglia) Romanzo storico siciliano, ambientato nella Palermo
del 1300, al tempo del regno d’Aragona, del conte di Geraci Francesco
Ventimiglia e dei fratelli Damiano e Matteo Palizzi, sullo sfondo della guerra
fratricida fra Latini e Catalani. I due volumi sono la trascrizione delle opere
originali pubblicate con la casa editrice La Gutemberg rispettivamente negli
anni 1925 e 1926.
Copertine di Niccolò Pizzorno
Mastro Bertuchello –
Pagine 575 – Prezzo di copertina € 22,00
Il Tesoro dei Ventimiglia
– Pagine 525 – Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Consegna a mezzo corriere in tutta Italia) Invia un messaggio alla mail ibuonicugini@libero.it o al whatsapp 3894697296
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