martedì 16 gennaio 2018

Luigi Natoli: Majone da Bari. Tratto da: Gli ultimi saraceni.


Grande Almirante, capitano, favorito della regina Margherita a molti della corte, e generalmente creduto pessimo cristiano, e, in fondo musulmano ancora, e in relazione coi musulmani d’Africa. Il grande Almirante, per la sua politica, che mal celava una febbre ambiziosa di dispotismo, aveva partigiani e nemici. I primi erano più nu­merosi nel popolo e nella piccola borghe­sia, per sentimento di solidarietà di classe, come si direbbe oggi e per l’innata avver­sione di tutte le plebi alte e basse contro la nobiltà; i secondi erano nella borghesia dei banchi e nella nobiltà osteggiata sempre da Majone. Inoltre Majone si appoggiava ai Saraceni, convertiti o no, contro i quali cominciava a serpeggiare l'odio religioso.
Majone era venuto in corte giovine anco­ra, al tempo di re Ruggero; ed era arrivato a ottenere un posto di scriniario, o scriva­no. Il re, da quel profondo conoscitor d'uomini che era, riconobbe in quel borghese un cervello quadrato e un vivo senso pratico negli affari; ereditato forse dai suoi mag­giori gente di negozi. Accorto, sottile, ani­moso e risoluto quando era necessario, si­mulatore, tenace nei propositi, devoto al re, almeno agli atti, Majone seppe entrare nel­l'animo di Ruggero, che da scriniario lo promosse a vice cancelliere. 
Guglielmo l'ebbe a compagno di avventure, prima che si fosse associato al regno del padre; l'ebbe consigliere e ministro durante gli ultimi anni del regno di Ruggero; ne fu preso e gli si affidò. Il giorno in cui, dopo la morte di Ruggero, Guglielmo fu solennemente incoronato nella cappella del duomo, il 4 aprile del 1154, Majone già divenuto Cancelliere, fu promosso Almirante degli Almiranti, cioè primo ministro. La parola Almirante, divenuta poi Ammiraglio, derivata da el emir, non designava allora comando di flotta; era titolo di ufficio civile e militare, indifferentemente. L’Almirante  degli Almiranti, o più comunemente il Grande Almirante era su per giù quel che oggi è il presidente del Consiglio dei ministri ma con maggior autorità. 
Majone, senza parere, aveva a poco a poco radunato nelle sue mani il potere; e sebbene gli atti recassero la intitolazione Guglielmus dei gratia Siciliae nondimeno essi non esprimevano che la volontà del ministro. Il quale pareva così interamente e sinceramente devoto, e così votato al servizio del re, che questi gli abbandonò il regno, e tenne per sé un altro regno, più ristretto, senza noie, senza brighe, nel quale egli era solo ed unico signore; era re, ministro, sacerdote di un culto vecchio quanto il mondo, e sempre nuovo, sempre pieno di incanti, e di giocondità.


Luigi Natoli: Gli ultimi saraceni. - Ove si narrano le gesta di Re Guglielmo I e di Messer Matteo Bonello.  
Pagine 719 - Prezzo di copertina € 25,00
Pubblicato per la prima ed unica volta a puntate in appendice al Giornale di Sicilia dal 05 agosto 1911, viene editato dopo più di cento anni da I Buoni Cugini editori per la prima volta in unico volume nel 2015. 

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