“I saraceni, – raccontava mamma Rosa, – erano
ventimila, e i cristiani mille. Credete voi che i cristiani avessero paura e
rifiutassero la battaglia? Manco per idea. Il re dei Saraceni che era un
gigante terribile, con gli occhi che mandavano fuoco dice: - olà, cavalieri
cristiani! Voi siete pochi, e noi possiamo farvi a pezzi e salarvi come tonni;
ma siccome siete valorosi, vi propongo di arrendervi e convertirvi a Maometto:
e avrete montagne d’oro e grandi uffici. Vi accordo un’ora di tempo per
risolvervi. – ma il capitano dei cristiani che si chiamava Arduino, rispose:-
Vile Saraceno! E hai il coraggio di offendere così i guerrieri di nostro
Signore Gesù? Tira la tua scimitarra , che ti farò vedere quanto pesa la nostra
spada! – E detto fatto fa sonare le trombe, e attacca la battaglia. Mille erano,
figlie mie, e centomila parevano. In mezzo ai Saraceni roteavano le spade, e
facevan volare per aria braccia, gambe, teste. Arduino pareva un leone in una
mandra. Di suo pugno ne uccise più di mille, e con gran colpo di spada, tagliò
netto in due dalla testa al cinto il gigante saraceno, con tutto che avesse
l’elmo e la corazza. Basta, per farvela breve, non restò vivo neppure un
saraceno. Il Gran Conte fece festa ai vincitori, e chiamato Arduino, lo fece
conte, e gli disse: – da oggi in poi tu ti chiamerai Arduino dei Ventimiglia” –
e poi questo nome diventò Ventimiglia. Così ebbe origine questa casa. Il luogo
dove si combatte si chiama ancora “ Piano della battaglia”.
Luigi Natoli: Il tesoro dei Ventimiglia. Tratto da: Latini e Catalani vol. 2
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