C’era una differenza tra i
banditi e gli scorridori: questi erano ladroni, che assalivano i viandanti, quelli
erano fuori bando per qualche vendetta; questi era raro che avessero un lampo
di generosità, quelli erano d’ordinario generosi e cavallereschi, la condizione
di perseguitati dalla giustizia li faceva malfattori; ma il coraggio di cui
davano prova, li circondava di poesia. Essi rampollavano per origine dagli
antichi cavalieri erranti, o dai nobili, che non erano altro che ladroni, o dei
condottieri di compagnie di ventura. Una vendetta contro i baroni li faceva
banditi: la poesia popolare, fedele specchio dei sentimenti plebei,
s’impadroniva di loro e magnificando il loro gesto, sfogava il suo odio contro
i baroni.
Un canto antico narra di
un conte, forse di Castronovo, che fece rapire la moglie di un contadino suo
vassallo, Nardo, il giorno dopo le nozze; la donna ne muore: Nardo fremendo
vendetta si dà alla campagna, armato della sua balestra; ed eccolo bandito. Ma
il bandito aspetta al varco il conte. E dopo qualche tempo lo coglie a caccia;
si apposta in capo a un ponte, e il dardo vibrato dalla mano punitrice trapassa
il petto del prepotente. Nardo è preso, condannato alla forca. Di notte gli
appare l’ombra del padre, che lo loda e lo benedice:
Figghiu, ti benedicu
eternamenti,
l’ha vinnicatu tu lu sangu
miu,
l’onuri di la casa è arrè
lucenti.
Nardo risponde:
Patri, puzzati godiri cu
Diu!
Ora ca sacciu chi siti
cuntenti,
binchì sentu la vuci e nun
vi viu,
sti catini e martirii su
nenti.
E con impeto feroce e con
fantasia veramente dantesca aggiunge:
Patri ridennu tri mila
turmenti
basta c’appi lu sangu, di
lu conti:
vaiu a la furca cu cori
cuntenti,
e pri lu ‘nfernu puranchi
su’ pronti:
mi jettu ‘ntra lu focu
allegramenti,
e pri la tigna attapanciu
lu conti;
cci scippu lu curuzzu cu
li denti,
lu strazzu, e ci lu sputu
‘ntra la frunti!
Nardo è forse invenzione
poetica; ma quanti Nardi non ebbe il Medio evo? Dico il medio evo con ragione:
questo poemetto è certamente anteriore alla seconda metà del secolo XI, l’arma
(la balestra) il titolo del feudatario (conti) che era solo in Sicilia, prima
che fosse eletto il primo marchese, che fu Giovanni Ventimiglia, ne sono la
prova.
Luigi Natoli: Storie di banditi.
E' la prefazione di: Pasquale Bruno di Alexandre Dumas
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