sabato 3 giugno 2017

Luigi Natoli ricorda Giuseppe Garibaldi

Il 2 giugno del 1882, nella sua isoletta di Caprera, muore Giuseppe Garibaldi.
Il suo nome non ha bisogno di lodi: perché non si può parlare di Risorgimento della Patria, senza parlare di lui. E non ci inchiniamo dinanzi alla sua grandezza soltanto noi Italiani, ma tutti i popoli civili: perché dove c'erano popoli oppressi, che anelavano alla libertà, ivi accorreva Garibaldi.
Combattè in America, combattè in Roma, in Lombardia, in Sicilia, nel Napoletano, in Francia: e giovani e vecchi lo seguivano, perché egli li affascinava e li tramutava in eroi.
Eppure questo grande guerriero, questo liberatore di popoli, era di cuor generoso e compassionevole: era modesto, e rifiutò gradi, onori e doni. Si sarebbe potuto arricchire: invece, dopo aver liberato la Sicilia e Napoli e aver dato al re Vittorio Emanuele II queste due regioni, se ne tornò povero e semplice in Caprera, a coltivare le sue terre e a governare il suo piccolo gregge.
Ma quanta gloria illuminava la casetta solitaria da lui stesso costruita! E di quanta venerazione non era egli circondato!....
Non v'è città d'Italia che non gli abbia innalzato un monumento, e non abbia intitolato una via col suo nome. E questo, perché dire: "Garibaldi" e dire: "Italia" è la stessa cosa.

Luigi Natoli
Nella foto: ritratto di Giuseppe Garibaldi esposto al Museo di Storia Patria - Palermo.

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