lunedì 25 maggio 2020

L'officina Natoli: un tesoro di testi oltre i Beati Paoli. Articolo su La Repubblica del 22 maggio 2020 di Salvatore Ferlita.

LA RISCOPERTA DELL'OPERA OMNIA AL DI LA' DEI ROMANZI POPOLARI - di Salvatore Ferlita.

In latino si dice "auctor unius libri", definizione che tradotta significa "autore di un solo libro". E che si attaglia perfettamente al destino letterario di Luigi Natoli, al quale si deve un'opera che è diventata celebre in modo spropositato rispetto alle altre, tanto da averle oscurate, relegandole in un cono d'ombra. Per cui quella di autore dei "Beati Paoli", uno dei più famosi romanzi popolari italiani e certamente il più rinomato in Sicilia, suona oggi come un'etichetta riduttiva, a tratti quasi dannosa. Quello di Natoli (che col nome di Maurus firmava la rubrica "Storie e Leggende", mentre con quello di William Galt i romanzi) è un vero e proprio arcipelago letterario: occorre dunque cercare altri ingressi, altre vie di passaggio per riconsiderare la sua parabola di poligrafo, passando al vaglio una produzione vasta e soprattutto variegata. E, per certi versi, in parte ancora sommersa. A offrire oggi una risolutiva porta d'accesso al laboratorio creativo dell'autore di "Calvello il bastardo" sono "I Buoni Cugini editori"; Ivo Tiberio Ginevra e sua moglie Anna Squatrito, che sei anni fa hanno messo su una casa editrice con l'intento di riportare alla luce le opere. 
L'operazione dell'editore I Buoni Cugini segue un criterio filologico, trascrivendo dalle fonti originali dimenticate. Il loro catalogo allinea diversi nomi, ma su tutti troneggia quello di Natoli, del quale ha appena visto la luce un inedito, "Palermo al tempo degli spagnoli, 1500-1700". Si tratta della ventinovesima pubblicazione che riguarda lo scrittore, storico, poeta, commediografo e critico letterario palermitano nato nel 1857, che dedicò tutta la sua vita alla scrittura, guidato soltanto dal piacere di essa. 
Per dar forma oggi a un ritratto di Natoli che possa essere veritiero e circostanziato, non si può non tener conto dell'avventura editoriale di Ginevra e Squatrito, i quali sembrano posseduti dal demone dell'autore. Come spesso accade, tutto è cominciato quasi per caso: una giornata come tante in emeroteca, alla ricerca di un articolo che riguardava il Palermo calcio ai tempi del fascismo. A un certo punto salta all'occhio una puntata del romanzo "Fioravante e Rizzeri" pubblicata dal Giornale di Sicilia nel 1935. La casa editrice Madonnina, che l'aveva riunito in volume, lo dava come un romanzo postumo quando invece era uscito mentre Natoli era ancora in vita. Si tratta dell'unico romanzo con una prefazione dell'autore: ogni puntata, spiega Ginevra, era corretta da Natoli in persona. Da lì scatta l'operazione verità: recuperare tutte le puntate, collezionarle con le pagine del volume edito dalla Madonnina dieci anni dopo la morte di Natoli. Vengono fuori tagli significativi apportati alla storia, correzioni di un certo peso. Gran parte delle sue opere era stata modificata e poi edita. A colpire, tra l'altro, è la presenza massiccia di gerundi, una forma verbale invisa a Natoli, quasi mai utilizzata. Da lì prende l'abbrivio il progetto titanico di dedicare una collana all'autore e di ristamparne tutta quanta la sua produzione. Ma con un approccio finalmente filologico: le opere infatti sono tratte dalle fonti originali, quindi dai giornali e dai libri dell'epoca in cui lo scrittore era ancora in vita, e trascritte manualmente di sana pianta. Il recupero spesso si è rivelato accidentato: la ricerca ha dovuto fare i conti con l'illeggibilità delle pagine dei giornali dell'epoca, per cui è stato necessario setacciare le biblioteche nazionali. Come nel caso di uno dei veri capolavori di Natoli, ossia "Alla guerra", un romanzo fiume composto ex novo parola per parola, pagina per pagina. L'entusiasmo ha la meglio sulla fatica dell'operazione: Ginevra e Squatrito accarezzano l'idea di liberare Natoli dal suo cartellino ingombrante, ossia quello dei "Beati Paoli". 
"Opera di certo arcinota ma che ha goduto soprattutto del favore del popolino", spiega Ginevra. E che adesso deve fare spazio anche ad altri romanzi ancora misconosciuti: "Gli schiavi" ad esempio, che presenta una storia debole dal punto di vista del plot ma è il frutto di una ricerca storica pazzesca. le vicende in esso narrate si svolgono al tempo delle seconde guerre servili: Natoli ricostruisce l'ambientazione siculo-romana con straordinaria efficacia. Tutto questo va considerato in un tempo in cui di internet non c'era manco l'ombra.
La ripubblicazione delle opere di Natoli prevede anche, in certi casi, l'inserimento di scritti dimenticati o addirittura inediti. Nel romanzo dedicato alla figura dell'abate Meli si trova adesso, nell'edizione dei Buoni Cugini, lo studio compiuto da Natoli sulla poetica dell'autore de "La fata galante". Nel caso di titoli particolarmente conosciuti, come "La vecchia dell'aceto", occorre specificare che la nuova edizione propone una versione del romanzo fedele all'originale: ci sono differenze abissali rispetto alle precedenti edizioni uscite per i tipi di diverse case editrice (da La Madonnina a Flaccovio) Per non dire de "I morti tornano", il romanzo più violentato dal punto di vista editoriale, ora riconsegnato alla sua verità. Ma nel corso di sei anni di attività dei Buoni Cugini ha visto la luce pure la produzione teatrale di Natoli: cinque opere in lingua e in dialetto, una di queste anticipa addirittura tematiche pirandelliane. Il siciliano di Natoli è cangiante, mimetico: ora garbato e colto, come ne "L'abate Lanza", ora volutamente sguaiato, come dimostra la commedia "Quattru cani supra un ossu".
Per la prima volta, dunque, si può prendere in considerazione il Natoli drammaturgo. E che dire del poeta? A fine giugno approderanno in libreria tutti i suoi versi, rimasti fino a oggi inediti. Poi sarà la volta dei racconti, dei discorsi, delle commemorazioni, degli articoli: tantissimi, nei quali spesso Natoli se la prendeva col sindaco della città.
Ne viene fuori un autore che ha scritto tanto, giorno e notte, quasi per coazione, su tutto quello che gli capitava sottomano: fogli di carta di uffici anagrafici, il retro dei registri di classe. Quando passò alla macchina da scrivere era costretto a lavorare coi nastri scarichi: a volte i tasti erano compromessi, finito l'inchiostro le lettere rimanevano impresse sulla carta per forza piegata. A testimoniare quasi il suo corpo a corpo con la scrittura. 

Salvatore Ferlita

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