venerdì 29 marzo 2019

Luigi Natoli: Alcune notizie sulle opere Quannu curri la sditta! e Suruzza! Dalla prefazione di Cappa di Piombo e altre opere inedite per il teatro

Le due opere Quannu curri la sditta! e Suruzza! sono del tutto affini fra loro e purtroppo prive d’indicazioni atte a stabilire la cronologia delle due composizioni. Quannu curri la sditta! è una copia originale in carta carbone dattiloscritta corretta con meticolosità dall’autore con un pennino ad inchiostro dall’inizio alla fine. È concepita in siciliano e le correzioni di cui sopra, sono finalizzate tutte alla sua letterale traduzione in italiano. Suruzza! è scritta in siciliano, in bella grafia e senza errori. Anche in questo caso la trama è la stessa, così come i personaggi, ma è indubbio che la potenza del dialetto esprima un sentimento diretto e più forte rispetto alla sua versione in italiano che stranamente ha il titolo in vernacolo, divenendone un paradosso perché non è una frase molto usata nella lingua madre (la traduzione letterale è: Quando corre la sfortuna!) Forse Natoli non aveva ancora trovato a quest’opera un titolo efficace, perché Suruzza! in siciliano è il vezzeggiativo di sorella e rende bene l’idea,  in italiano non ricrea lo stesso effetto di tenerezza. 
Però è fuori discussione che nella versione in italiano il titolo iniziale Sorella! è stato cancellato con mano ferma e con altrettanta fermezza è scritto il titolo Quannu curri la sditta! Noi crediamo che si tratti sempre di manoscritto rielaborato e corretto, e che Natoli si sia riservato di provvedere alla sostituzione del titolo e del sottotitolo “sceni di vita paisana” magari in fase di stampa o rappresentazione, perché il contrasto stride troppo con il testo rigorosamente in italiano. 
Per concludere, Suruzza! doveva soddisfare particolarmente lo scrittore perché a tal proposito abbiamo trovato un articolo sul Giornale di Sicilia del 25 aprile 1911 che ci pregiamo di trascrivere interamente.

“Suruzza!” di Luigi Natoli al Circolo di Cultura
Sala affollatissima di pubblico eletto, di signore eleganti e intellettuali, di letterati, giornalisti, professori: sala di grandi occasioni al Circolo di Cultura, ieri alle 16 per la lettura della commedia siciliana “Suruzza” letta da Luigi Natoli. 
Era naturale che “Maurus” noto per le sue storie e leggende, pei suoi romanzi così popolari, pei suoi articoli agili e nobili, destasse la curiosità del pubblico presentandosi sotto l’aspetto di autore drammatico siciliano. Autore, ahimè! non giovane; ma come autore siciliano... nuovissimo. 
Egli cominciò con una prefazioncella per dichiarare i suoi intendimenti, e avvertire il pubblico che la sua commedia (egli si è piaciuto chiamarla così, umilmente, mentre è triste e drammatica) non ha niente che si rassomigli al teatro siciliano solito a recitarsi, tutto fondato sulla mafia, sulle coltellate, sulla vendetta, con accompagnamenti di urli, contorsioni e deliri più o meno bestiali. È una commedia senza amori, senza adulterii, senza passioni violente; con una favola semplicissima; uno dei tanti, tantissimi casi comuni della vita dei piccoli paesi, dove un borgese arricchito con l’usura, stando fra i briganti e il governo, diventa commendatore, occhio destro dei prefetti, arbitro del comune; e rovina qualche parente, spogliandolo a poco a poco. Contro il quale si oppone il nipote, figlio del parente rovinato. I fatti privati si intrecciano e si fondono organicamente coi fatti della vita pubblica: così da presentare un quadro vivace e fedele della vita dei piccoli paesi. 
Il terz’atto, in cui è riprodotto l’arrivo del deputato, gli sforzi del commendatore per festeggiarlo, le dimostrazioni e le controdimostrazioni è di una freschezza e una vivacità straordinaria. 
La commedia è interessante e commovente: la povertà dignitosa del povero don Tomaso, la malattia della figlioletta, vittima della povertà, l’affetto tenero di Giovannino (il protagonista) per la sorella, tutto ciò ha una nota di dolore così intenso nella semplicità dei mezzi, che commosse il pubblico. 
La commedia è in quattro atti. Quando si è detto che il pubblico ascoltò la lettura (il Natoli è un buon dicitore) di tutti e quattro atti, senza che nessuno si movesse, senza fiatare, prorompendo in applausi, che alla fine furono caldi e lunghi e reiterati, si è fatto l’elogio della commedia e del commediografo. 
Bisognerebbe vederla sulla scena; ma quale compagnia la darà? Dove sono gli attori adatti? 
In altra parte del giornale, intanto, diamo una primizia del bellissimo lavoro.


Luigi Natoli: Cappa di piombo e altre opere inedite per il teatro. 
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