lunedì 7 gennaio 2019

Luigi Natoli: La cospirazione del 12 gennaio 1822. Tratto da: Braccio di Ferro avventure di un carbonaro.

Negli ultimi del 1821 il lavoro delle “Vendite” carboniche in Palermo si era fatto più attivo e intenso. Era avvenuto un accordo fra loro, per riunire in un fascio tutte le forze liberali. La Vendita dei SS. Quaranta era diventata il centro di tutte le altre: anima della cospirazione era quel Salvatore Meccio, che aveva iniziato Tullio. Si parlava di una possibile rivolta nel prossimo gennaio; nella vendita si studiava il piano e si cercavano il modo e i mezzi di raccogliere armi e denari. Si sperava nel concorso dei militari carbonari, che erano ancor numerosi nell’esercito.
Giuseppe Lo Verde era fra i più fervidi e laboriosi Buoni Cugini. La natura gli aveva dato vivace fantasia e cuor caldo e sentimento di poeta. Fra i Buoni Cugini gravi e pensosi, Giuseppe recava la baldanza gioconda della giovinezza e del suo spirito poetico.
Quasi ogni pomeriggio, fingendo di andare a diporto, si recava nel podere di compar Andrea a trovar Tullio, dal quale gli piaceva udir raccontare i casi occorsigli nell’esilio e le vicende della rivoluzione piemontese; e al quale egli da canto suo leggeva i versi che andava componendo, e che piacevano molto a Tullio. Così, a poco a poco, era venuto l’anno nuovo.
La sera dell’8 gennaio, Lo Verde andò a trovare Tullio.
- Il 12 è il compleanno del re, – gli disse.
- E perciò?
- Le Vendite hanno deliberato di festeggiarlo… in modo che il re non se ne dimentichi.
Sorrideva, dicendo questo; Tullio capì qualche cosa e sorrise anche lui.
- Ci siamo forse?
- Sì. C’è stata una riunione commovente. Peccato che non c’eri anche tu! Abbiamo giurato di insorgere, e di sacrificare anche la vita, se occorrerà. A quest’ora alcuni nostri emissari vanno intorno per esser sicuri che al primo segnale non ci mancherà l’aiuto del contado… Bisogna che tu guadagni compar Andrea. Egli, con una parola, può radunare una squadra di trenta o quaranta coraggiosi di queste contrade…
- Lascia fare a me. Quale è però il piano?
Lo Verde glielo riferì. Era semplicissimo. Quel giorno il luogotenente generale e il comandante delle truppe austriache dovevano recarsi al Duomo, per assistere alla messa pontificale in onor del re; le truppe sarebbero state schierate in parata coi fucili caricati a salve. I cospiratori dovevano appostarsi; a un segno dovevan gittarsi sulle carrozze, impadronirsi del luogotenente e del generale; mentre gli altri si gittavan di sorpresa sulle milizie e le disarmavano. La sorpresa avrebbe generato lo sgomento; e i cospiratori ne avrebbero approfittato per impadronirsi del palazzo reale e del pretorio.
Il popolo insorto e le squadre avrebbero compiuto l’opera.
Il Meccio, anima della cospirazione e ordinatore del piano, appariva ai due giovani come uno di quei personaggi maravigliosi dell’antica storia, condottiero e legislatore, dall’occhio acuto, dallo spirito pronto, dalla mente vasta e capace. Come dubitare del trionfo?
Ah il bel sogno! Cacciar gli Austriaci da Palermo, proclamare l’indipendenza e la costituzione, chiamar tutta l’Isola al riscatto: Messina, Messina stessa fatta più accorta della esperienza, deposte le antiche sciocche gelosie, avrebbe seguito e appoggiato il moto di Palermo. E allora Napoli, ancor fremente e mal tollerante l’occupazione austriaca e il tradimento del re, si sarebbe sollevata; e da Napoli il movimento rivoluzionario si sarebbe propagato nello stato della Chiesa; e poi Milano e Torino, tutta la penisola insomma, scossa da quell’impeto di tempesta rivoluzionaria, tutta in arme per la libertà!
Oh, il bel sogno, al quale i due amici si abbandonavano col facile entusiasmo della giovinezza, in quel dolce tramonto invernale rosso e senza nubi, come le loro speranze!
Quella sera separandosi, si abbracciarono e baciarono con maggiore effusione; e Tullio dormì profondamente, cullato nella sua grande visione; ma la mattina dopo fu svegliato da una voce affannosa e alterata.
- Don Tullio! Don Tullio!
Aprì gli occhi e balzò sul letto, correndo colle mani alla pistola che teneva al capezzale, non sapendo chi fosse e che fosse.
- Son io! diavolo! che fate?
Riconobbe compare Andrea, che aveva l’aspetto agitato. Se ne spaventò.
- Che cosa è accaduto?
- Arrestati!... Tutti arrestati stanotte!... C’è stata una spia; la polizia ha tutti i vostri nomi…
- Arrestati? – esclamò Tullio, balzando giù dal letto.
- C’è stata una spia! – ripetè compare Andrea con accento di sdegno; – a quest’ora tutti i vostri nomi sono in potere della polizia… 

Luigi Natoli: Braccio di Ferro avventure di un carbonaro. Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1930. Ambientato nella Palermo del 1820. 
Prezzo di copertina € 22,00 - Sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Disponibile on line e presso le Librerie Feltrinelli. 

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