domenica 27 gennaio 2019

Luigi Natoli: Fabrizio al palazzo Belmonte conosce la principessa Carlotta - Tratto da: I mille e un duelli del bel Torralba

Poco dopo, riparato a qualche disordine del vestito, Fabrizio uscì per andare al palazzo Belmonte, da recente ricostruito con severa eleganza dall’architetto Marvuglia. Esso sorgeva nel Toledo, dirimpetto la piazza Bologni; passato poi ai principi di Pandolfina, fu da questi venduto al barone Riso, ed oggi è inteso con questo nome. Il Marvuglia ne cancellò le vecchie forme, che si possono vedere in una stampa del 1736, e gli diede quelle neo-classiche che conserva tuttavia.
Quando Fabrizio vi giunse non era l’ora consueta delle conversazioni. Esse cominciavano molto tardi e si protraevano fino alle prime ore mattutine. Ma Fabrizio andava semplicemente a partecipare al principe l’esito del duello, come aveva promesso, e poteva ben presentarsi a quell’ora indebita. Il principe lo accolse con un viso lieto, e le mani stese, dicendo:
- Non ho bisogno di domandarvi come è andata, dal momento che vi vedo sano e salvo. Vi ringrazio della vostra premura, che mi ha tolto da una grande preoccupazione. Roccasparta gode reputazione di buon schermitore. 
Carlotta di Belmonte era figlia di un Ventimille di Francia, morto cavaliere d’onore della contessa d’Artois. Il principe di Belmonte nei suoi viaggi per l’Europa la conobbe a Parigi, nei primi anni della rivoluzione, e la sposò. Fu un matrimonio d’amore. Ma avvenuta la catastrofe della monarchia, e cominciate le stragi del 1792, gli sposi, con la contessa di Verac, sorella di Carlotta, scampati per miracolo alla ghigliottina, attraversata la Francia fra mille pericoli, se ne vennero in Italia. Uno scrittore contemporaneo che la conobbe, e dal quale attingiamo questi particolari e molti aneddoti storici che si troveranno nel corso di questo romanzo, dice di non aver mai conosciuto una donna più amabile, un cuore migliore, uno spirito animatore più del suo. Amica intima di Maria Carolina era il rovescio di lady Hamilton. “Questa consigliava il male e i massacri, e, quel che è peggio, vi spingeva un personaggio di tanto merito, come lord Nelson;... la principessa pure sposando come suoi gl’interessi della regina, le consigliava il bene e l’indulgenza”. Ella conquistava i cuori con la bontà ed il suo tatto squisito: e Fabrizio sentì subito per lei un sentimento di devota amicizia, sentì nell’oscuro sub-cosciente che in lei avrebbe trovato una protettrice, una sorella benevolente, una guida. Nella sua frase madrigalesca v’era la voce dell’istinto che intuiva questa futura relazione spirituale.
La principessa Carlotta volle sapere, se non era la sua una indiscrezione, il perché del duello, e come era proceduto: e Fabrizio raccontò la verità, un po’ festevolmente, pieno della gioia di narrare una sua prodezza a una bella dama che pareva se ne interessasse. E nel racconto dei colpi dati e scansati v’era una spensieratezza un po’ spavalda e così perfettamente giovanile che la principessa ne sorrideva.
Fabrizio lasciò il palazzo Belmonte incantato dall’accoglienza ricevuta e della conoscenza di quella dama; e tra sé pensava in che modo avrebbe potuto frequentare il suo circolo, se a due ore di notte doveva trovarsi a casa. Ahimè, egli aveva accolto con entusiasmo l’invito, senza pensare a suo padre: l’ingresso nel tempio della dea gli era sbarrato da un mostro irremovibile e spaventevole, che aveva il volto arcigno e duro del conte di Torralba! E pure, dopo aver avuto un duello, egli meritava una maggiore considerazione; doveva essere ritenuto come un uomo; emancipato dall’aio, padrone di sé, libero di andare dove voleva. Così pensava. E un’altra cosa pensava: che probabilmente, anzi certamente in casa della principessa, avrebbe incontrato la sua bella incognita, l’immagine della quale gli stava fitta nel cuore. Ah quale tirannia non esercitava suo padre sovra i suoi cadetti, e come appariva odiosa a Fabrizio, e quali spiriti di ribellione gli agitava nell’animo!


Luigi Natoli: I mille e un duelli del bel Torralba. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine 700
Un inedito, pubblicato unicamente a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1926 e raccolto in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori. 
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