giovedì 5 marzo 2015

Luigi Natoli in Fioravante e Rizzeri: Fioravante, figlio del re di Francia, Fiorello


Io lo lessi giovanotto e ricordo che non potevo, se non difficilmente tralasciare la lettura; lo rilessi ora, e provai il medesimo diletto al racconto delle avventure subite e affrontate da Fioravante e da Rizzeri suo compagno e maestro, primo paladino di Francia e uomo senza macchia e senza paura. Comincia Fioravante con una monelleria, che lo spinge a lasciare il tetto paterno del re Fiorello; e di là si partono le sue avventure. Liberazione di giovanette, uccisione di nemici della fede, perdita di armatura rubatagli da un ladrone, prigioniero del re di Scondia, innamoramento con Drusolina, il suo valore come incognito e via via quello che gli succede da re, le persecuzioni di sua madre Biancadoro, che voleva dargli moglie, le avventure di Drusolina, che sola abbandonata, dà alla luce due gemelli, uno dei quali le viene rubato, e il duello dei due fratelli che non si conoscono, tutto ciò frammezzato di tanti episodi forma il romanzo, che spira un senso di giustizia e solleva gli animi nelle regioni del sogno. I nomi delle contrade non si sa dove trovarli, le distanze di parecchie migliaia di chilometri si percorrono in un tempo irrisorio, gli eserciti sono così innumerevoli da superare il numero degli abitanti delle città che li armano... Che importa? Siamo nelle sfere del sogno, nel quale ci piace navigare. - Luigi Natoli

“Come era bello Fioravante! Bello, gentile e gagliardo. Aveva trascorso la fanciullezza tra i giuochi e tra i libri; non tanto occupato in questi (perché egli non doveva essere un uomo di chiesa; come destinato a regnare, gli bastava saper leggere) quanto in quelli, che per lo più consistevano nel montare a cavallo, e correre pei vasti poderi assegnatigli nel limite del palazzo.
- Questo fanciullo sarà il buon seme dal quale rampolleranno i Reali di Francia! ...Così fu profetato e così avvenne.
...Diceva che i saraceni si erano buttati addosso a Fioravante e Rizzeri, e che questi prodi menavan le mani. Rizzeri si meravigliava del valore di Fioravante, così giovane e già così abile; ma gli erano fatiche che andavano a male, perché stanchi essi, stavano per finire sotto i colpi dei nemici dei quali pareva che più ne morissero e più ne sopravvivessero. Ma ecco spuntare Tibaldo di Lima.
(Pupo siciliano esposto al museo etnografico Pitrè di Palermo)
 

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