lunedì 30 marzo 2015

Luigi Natoli - La Baronessa di Carini - Un poemetto siciliano del secolo XVI; trattato storico sul Caso di Carini

Il signor Pietro Barcellona di Carini, raccogliendo in un grosso volume di varia materia, le memorie della sua terra natale, e rifacendo secondo la sua fantasia o leggenda o “storia vera” della baronessa di Carini, praticò delle ricerche in quell’archivio  parrocchiale, già frugato dal Salomone-Marino; e trovò nel registro dei morti dall’anno 1559 al 1575, a carte 38, verso, sotto il mese di dicembre, le due noterelle conosciute oramai dagli studiosi, ma che giova riprodurre: 

A di 4 dicembre, VII ind. 1563, fu morta la Baronessa
Laura La Grua. Seppellio a la matri ecl.” 



A scanso di equivoci noto qui, che alla dizione “fu morto, fu morta” non do, come ha fatto qualcuno, il significato toscano di “fu ucciso”. Essa è la traduzione del latino mortus, mortua est, ed equivale a “morì”. È la forma usata in Sicilia, in tutti gli atti di morte e dai cronisti.
 
 
E immediatamente sotto: 

“Eodem, fu morto Ludovico Vernagallu ecc.” 

Eodem, cioè lo stesso giorno.
 
La data è identica a quella del diario del Paruta; ma il nome della donna non è quello dato dall’Auria, né quello del poemetto; invece di “Caterina” essa di chiama “Laura”; e il Vernagallo, morto lo stesso giorno – si noti bene – non è quel Vincenzo che se ne andò in Spagna e di cui favoleggia il poemetto, ma un Ludovico, diverso dal padre di Vincenzo, il marito di Elisabetta La Grua, che già era morto sette anni prima, come afferma il Salomone-Marino.
Nessuna delle figlie di Vincenzo La Grua si chiama Laura, e nessuno dei fratelli di Vincenzo Vernagallo si chiama Ludovico...
(Tratto da "Un poemetto siciliano del secolo XVI di Luigi Natoli" , trattato storico del 1910 pubblicato nel volume "La Baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue". )

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