venerdì 24 aprile 2020

Luigi Natoli: Don Agostino Caracciolo e don Gaetano La Paglia. Tratto da: La vecchia dell'aceto


Il primo era don Agostino Caracciolo. Dal don e dal vestiario si riconosceva che era del ceto di quei piccoli impiegati, copisti o portieri negli uffici, scrivanelli o faccendieri che facevano da sensali presso i “paglietti”, cioè procuratori e avvocati di scarto, e qualche volta si adattavano anche a insegnare la Santa Croce ai ragazzi del popolo, a un grano al giorno. Era un uomo sui trent’anni, bruno di carnagione, di capelli nero, gli occhi impiccioliti dall’abitudine di tenerli socchiusi, come per raccogliere l’acutezza dello sguardo; una riga profonda tra le due sopracciglia corrugate; una espressione di sprezzo per gli altri e di coscienza del proprio valore; l’aria dell’uomo che sa il fatto suo, che “si fida”, che non indietreggia dinanzi ad un coltello, e sa impugnarne uno con tutte le regole dell’arte. Nel tono del saluto si sentiva l’abitudine di “masticare le parole”; nella camminatura, l’uomo che sa di imporre rispetto. Don Agostino Caracciolo non esercitava una professione fissa: si adattava a quelle che gli capitavano nelle mani, tanto per aver l’apparenza di vivere del suo lavoro. Da alcuni anni faceva il “razionale dei bottegai”; era, cioè, il contabile o ragioniere, che teneva i conti dei fruttaiuoli.

Don Gaetano La Paglia, poteva avere qualche anno di più; era anche lui bruno; e all’aspetto, al vestire, al gesto, all’andatura si vedeva subito che era dello stesso ceto, e della stessa specie. Egli esercitava la professione di scrivano pubblico nel piano della Correria che l’anno prima era stata trasportata nelle case di S. Cataldo, di fronte alla porta meridionale del palazzo del Senato, cioè Municipale. Allora il palazzo aveva quattro porte, una per lato; di esse due in tempi vicini furono chiuse. Anticamente il prospetto principale era dalla parte dell’odierna piazza Bellini; e qui era naturalmente la porta principale, fino a tutto il secolo XVI; quando allargato dalla parte della fontana, e fatto un nuovo prospetto, vi si fece il nuovo portone e si mutò l’aspetto del palazzo. La Correria, o Posta, dunque era di fronte all’antica facciata principale, in alcune case addossate alla chiesetta normanna di San Cataldo, che vi rimaneva sepolta, e serviva di magazzino, e tale rimase finché trasportati altrove gli uffici, il prezioso monumento non rivide la luce. Allora agli ufficî si accedeva per due scalette esterne, la seconda delle quali metteva in un portico, sotto cui erano le finestre per la distribuzione. Giù nel piano, lungo il muro di questa seconda scala erano schierati i tavolini dei pubblici scrivani. Quello di don Gaetano guardava le due statue marmoree che si trovavano all’angolo del palazzo municipale di fronte alla Martorana. Quelle due statue dell’epoca romana rappresentavano un magistrato e la moglie, ed erano prima dinanzi alla chiesa di San Francesco; donde nel 1563, erano state portate su quel canto, e ivi stettero fino al 1823, quando furono tolte e poste nell’atrio del palazzo.

Quattro volte la settimana egli collocava il suo tavolino, protetto da un ombrellone; e aspettava i clienti; non molti in verità. Erano i giorni della spedizione dei corrieri, lunedì e giovedì, e della distribuzione delle corrispondenze, martedì e sabato; chi aveva da spedire lettere o chi voleva farsele leggere ricorreva all’opera dello scrivano; il quale avrebbe fatto assai magri affari, se, oltre alle lettere non si prestava a scrivere suppliche ed istanze, e a copiare carte e a vendere penne d’oca, carta e ostie per incollare le lettere.
Certamente questi proventi bastavano appena per non far morire di fame un uomo senza bisogni; ma don Gaetano aveva famiglia, e non era un uomo da contentarsi di pan solo. Aveva altre fonti, alle quali attingeva per vivere con una certa agiatezza secondo il suo stato. Qualcuno se ne meravigliava, sebbene per soggezione, non osasse esprimere dinanzi a lui la sua meraviglia.


Luigi Natoli: La vecchia dell'aceto. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del '700. La storia di Giovanna Bonanno, l'avvelenatrice passata alla storia come La vecchia dell'aceto.
Nell'unica versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1927.
Pagine 562 - Prezzo di copertina € 22,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
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