lunedì 8 febbraio 2021

Luigi Natoli: La resistenza di Agosta alla dominazione angioina. Tratto da: Il Vespro siciliano. Romanzo storico ambientato nella Sicilia del 1282

 
Ultima ribelle e pugnace rimaneva ancora Agosta.
Agosta, sebbene ripetesse antiche origini, era città recentemente rifabbricata sopra un promontorio da Federico imperatore, che vi trasportò i cittadini di Centorbi. Un forte Castello la difendeva dalla parte di terra; dal mare torri e mura sul vasto e profondo porto naturale.
Quattro grandi strade da oriente a occidente, e altrettanto da mezzodì a tramontana, tagliavano la nuova città, che traeva dalle vicine campagne e dalle saline la sua ricchezza.
Ribellatasi fra le prime, essa alla caduta di Corradino non aveva deposto lo stendardo della ribellione: mille cittadini e duecento cavalieri toscani ghibellini, che vi si eran ridotti, la difendevano valorosamente. 
Carlo d’Angiò diede ordine a Guglielmo d’Estendart di espugnarla a ogni costo; temendo che, forte di quel propugnacolo, la ribellione potesse riestendersi nella Sicilia mal secura.
L’Estendart mosse con le sue schiere selvagge sopra la città, che, scavati fossi, rinforzate le mura, approvvigionata, respinse i primi assalti. L’Angioino dovette abbandonare l’idea di prenderla d’assalto, per non veder decimate le sue milizie; e vi pose l’assedio, sperando vincerla per fame.
Messer Raone de Albellis, cittadino di Palermo, era fra’ difensori di Agosta; e non a caso. 
Era stato fra i primi nel ‘54 a gridare libertà e buono stato in Palermo, grido che significava in quei tempi la costituzione del comune a reggimento repubblicano; aveva difeso la libertà contro messer Federigo Lancia e messer Corrado Capece; ed aveva preferito il bando piuttosto che riconoscere e prestar fedeltà a Manfredi.
Dopo la caduta della casa sveva, a Benevento, invasa la Sicilia dalle milizie di Carlo d’Angiò, egli era ritornato: credendo che il nuovo re, come protetto dalla Chiesa, e per aver promesso di richiamare in vigore le consuetudini e le leggi di Guglielmo il Buono, avesse garantito la felicità e la libertà della Sicilia.
Ma ebbe a disingannarsi subito. S’accorse ben presto che il nuovo regime sottoponeva l’isola a una più fiera servitù; e che il dominio di casa sveva, con tutte le sue asprezze, valeva più di quello della casa d’Angiò: e allora, impenitente cospiratore, si gittò a capo fitto nella ribellione, correndo nelle schiere di messer Arrigo Ventimiglia, conte di Geraci, uno dei capi della rivolta.
Dopo lo scontro di Castronovo, ritirandosi dinanzi ai progressi di messer Guglielmo d’Estendart, messer Raone corse ad Agosta, coi cavalieri toscani che seguivan le armi ghibelline.
Messer Raone non era solo. Aveva un figliuolo, che allora, nel 1269, contava quattordici anni circa. Era tutta la sua famiglia. La moglie, madonna Allegranza, era morta in Sicilia durante l’esilio di lui, e il figliuoletto era stato raccolto e tenuto da amici, finchè, tornato il padre dall’esilio, non gli fu restituito. Da allora il giovinetto non aveva più lasciato il padre, e lo aveva seguito nelle vicende della lotta. Ora si chiudeva con lui in Agosta.
Sebbene giovanetto, Giordano de Albellis voleva seguire le sorti della guerra. Montava già a cavallo da provetto, e sapeva trar d’arco e maneggiare lancia e spada. Con una piccola corazza e un elmetto di quelli che si chiamavan barbute, la lancia in pugno, accompagnava il padre o sulle mura del castello o nelle frequenti sortite che gli assediati facevano, con grave danno dei Francesi.
Messer Raone era piuttosto taciturno, sobrio di gesto, forse anche duro; ma di un coraggio che rasentava l’audacia, e di una freddezza dinanzi ai pericoli, che spesso lo salvava dagli impicci. Tra gli Agostani e i cavalieri ghibellini aveva fama di valoroso; ed a poco a poco, per virtù delle cose, era divenuto un condottiero. Nè dell’acquistato comando gli Agostani si pentirono. Erano sicuri di essere da lui guidati alla vittoria..
V’era però chi si rodeva dall’invidia...



Luigi Natoli: Il Vespro sicilianoRomanzo storico ambientato nella Palermo del 1282, al tempo di una delle più famose rivoluzioni della Storia di Sicilia.
L'edizione, interamente restaurata a iniziare dallo stesso titolo, è la fedele trascrizione del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1915. 
Pagine 945 – Prezzo di copertina € 25,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito ibuonicuginieditori.it
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In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133) Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi n. 15)

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