L’alba illuminò uno spettacolo di orrore. Cadaveri da per tutto, orrendamente mutilati, addossati gli uni sopra gli altri, sulle vie, sulle porte; penzolanti dalle finestre, in nudità spaventevoli che mostravan lo strazio della bestiale libidine; e sangue dovunque, sui muri, sulle porte, gocciolante dalle finestre, scendente a rivoli per le strade, allargandosi in pozze.
E in mezzo a tanto scempio incredibile erravano torme di soldati ubbriachi, che, non avendo più nessuno da scannare, si davano al saccheggio e alle arsioni; e andavan quali carichi, quali in cerca di nuovo bottino per le strade deserte.
Nella piazza dinanzi al porto poco più di un centinaio di prigionieri, che il sire d’Estendart aveva riservato per un suo giocondo spettacolo, miravano con occhio istupidito la strage d’intorno; e pareva il dolore avesse spento in loro ogni senso di pietà o, forse, il conoscimento.
Quando il sole fu alto, messer Guglielmo l’Estendart si fe’ portare una sedia, e postala sopra una specie di trono fatto elevare di proposito, vi sedette, e fe’ battere nei tamburi, per convocar a raccolta su la piazza, le sue orde, sporche di sangue.
- Chiamatemi Le Tonneau!
Le Tonneau era il soprannome di un soldato: un gigante dal pugno così formidabile che atterrava un bove. Quella notte con una scure aveva fatto «meraviglie». Venne dinanzi al capitano tutto rosso del sangue sparso: ne aveva nelle vesti, nelle mani, nei capelli: metteva orrore.
I prigionieri, che stavano lì in un canto tremanti, sentirono mancarsi il sangue.
- Le Tonneau! – gridò il sire d’Estendart; – non hai uno spadone? cercane uno e che sia ben tagliente. Vo’ provare se il tuo braccio è ancor solido.
Il gigante grugnì. Pochi minuti dopo egli aveva il suo spadone.
Allora cominciò uno spettacolo di ferocia inimmaginabile; del quale gli scrittori del continente, che impallidiscon d’orrore per la vendetta siciliana del Vespro, tacciono, o parlan di volo.
Nondimeno è storia; ed oltrepassa il credibile.
A un cenno di messer Guglielmo l’Estendart, i soldati strappavano uno dei prigionieri, e lo gittavan legato dinanzi a Le Tonneau. Egli sollevava il suo spadone, e con un colpo recideva il capo dell’infelice. Cadevano in un fiotto di sangue capo e busto per terra, fra i lazzi e le risa della soldatesca, e il compiacimento del sire d’Estendart!
Così, a uno a uno, i prigionieri eran tratti al supplizio: mastro Le Tonneau faceva prodigi; qualche volta era costretto a raddoppiare il colpo. Il sudore gli bagnava il volto e si mesceva col sangue delle vittime che gli spruzzava addosso...
Così cadde Agosta; e non vi rimase neppur un cittadino. Re Carlo ne fu soddisfatto; e il papa assolvette i prodi francesi da ogni peccato!
Luigi Natoli: Il Vespro siciliano – Romanzo storico
ambientato nella Palermo del 1282, al tempo di una delle più famose rivoluzioni
della Storia di Sicilia.
Pagine 945 – Prezzo di copertina € 25,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
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