giovedì 25 giugno 2020

Luigi Natoli: Giovannello Chiaramonte. Tratto da: Il paggio della regina Bianca.


Dopo la caduta del padre, il fanciullo era stato strappato alle cure materne.
La madre, madonna Isabella, era stata costretta a chiudersi in un monastero; egli fu dato al capitano di Catania; parendo forse al vecchio duca di Montblanc, atto di crudeltà, imprudente, impolitico, far uccidere per mano del boia un fanciullo innocente.
Il capitano di Catania si condusse col piccolo orfano, come presso a poco, parecchi secoli dopo si condusse mastro Simon col Delfino di Francia. La sua educazione, o meglio la sua tortura doveva avere lo scopo di fargli dimenticare la sua origine e la tragedia che aveva distrutto la sua famiglia. Il capitano di Catania, che forse aveva dei peccati da farsi perdonare dal re, adempiva al suo ufficio con soverchio zelo: il che sollevò qualche rimostranza nei signori, che alla fine vedevano in quelle torture una offesa alla loro casta.
Dopo la partenza del vecchio duca di Montblanc pel trono d’Aragona, qualcuno suggerì a re Martino di addolcire il regime di educazione di Giovannello Chiaramonte. E allora il re lo diede alle cure di messer Guglielmo Ventimiglia, che nella sua qualità di parente, poteva dar colore più umano alla prigionia.
Al filo di ferro aveva sostituito un filo d’argento; ma la prigionia non mutava.
La fanciullezza di Giovannello era trascorsa tra rigori e paure; la adolescenza cominciava fra paure e rigori.
Il suo vigile zio gli consentiva la più grande libertà purchè non oltrepassasse le mura del castello. E fino a che Giovannello non ebbe toccato i quattordici anni, la corte poteva sembrargli abbastanza spaziosa, e i cavalli che oziavano nella scuderia gli davano sufficiente agio ad esercitarsi.
Ma quando l’adolescenza, che per lui fu precoce, cominciò a schiudere il suo petto a nuovi desideri, la vista delle campagne ampie e verdi, dei boschi folti, delle montagne che si succedevano con tinte azzurre sempre più tenui e sfumate, gli accendevano l’anima e fremiti nuovi gli martellavano le arterie.
Giovannello sapeva di esser un Chiaramonte; ma ignorava che suo padre era morto, decapitato come fellone e che sua madre era ancor viva, chiusa in un monastero a Girgenti. Una volta, che egli domandò allo zio che ne fosse dei suoi parenti, n’ebbe un così fiero rimbrotto, che tutto il giorno non osò dire una parola.
Perché mai messer Guglielmo lo rimproverava? perché non gli era lecito domandar conto dei suoi genitori? perché non se ne doveva parlare? Queste domande, che implicavano la tragica storia della sua casa, cominciarono a martellargli il cervello: egli intuiva che ci doveva essere qualche cosa di misterioso o di grave.
Come saperlo?




Luigi Natoli: Il Paggio della regina Bianca – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1401, quando è appena tramontata la grande epoca chiaramontana. L’opera è ricostruita e trascritta dal romanzo originale pubblicato della casa editrice La Gutemberg nel 1921.

È la presunta storia di Giovannello Chiaramonte, figlio di Andrea, che cerca di risollevare la gloria del suo casato contro il gran giustiziere Bernardo Cabrera, il re Martino e la regina Bianca di Navarra.
Pagine 702 – Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile dal sito www.ibuonicuginieditori.it, www.lafeltrinelli.it, Amazon Prime e tutti i siti vendita online. 
In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133) La nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera s.a.s. (Via N. Turrisi n. 15), Libreria Sellerio (Viale Regina Elena, Mondello), Libreria Sciuti (Via Sciuti n. 91/f)

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