Si segnarono con
compunzione religiosa. Il duca Giovanni fratello del morto re Pietro e vicario
generale per la minorità di Ludovico, era morto nell’aprile di quell’anno 1348,
di peste, a Mascali. Era stato uno degli ultimi casi di quella fiera epidemia,
che importata a Messina nel novembre dell’anno precedente, per sette mesi aveva
fatto strage in Sicilia e s’era propagata nella penisola e per tutta Europa con
violenza terrificante.
- Ero nella compagnia
di ventura... Sapete bene: la Grande Compagnia...
La “Grande Compagnia
di Romania” era stata condotta in Oriente qualche anno dopo la pace di
Caltabellotta. Era composta di venturieri siciliani e stranieri, capitanata da
un cavaliere templaro, messer Ruggero de Flor, e nella guerra del Vespro s’era
battuta valorosamente. Ma fatta la pace con l’Angioino, diventava nel regno
cagione di disordini, e re Federigo, non potendo scioglierla, se ne era
sbarazzato consentendo che andasse a soldo dell’imperatore Andronico contro i
Turchi, che minacciavano Costantinopoli; poi contro i despoti di Larta e
Romania. Ruggero de Flor aveva respinto gli Slavi, ma, seguendo il costume dei
venturieri aveva finito per combattere per suo conto, e aveva fondato fra Slavi
e Greci una signoria latina, della quale però si era affrettato a offrire la
sovranità al re di Sicilia, riconoscendola come vassallaggio della corona.
Morto il templaro, la compagnia non si sciolse; il re vi mandò altre milizie,
che continuarono a guerreggiare per consolidare il dominio; e occuparono
Neopatria e molte terre della Morea. Indi, assalito e ucciso Gualtieri di
Brienne duca di Atene, ne occuparono il ducato; e così ne sorsero i due ducati
detti di Atene e di Neopatria. Ultimo investito era stato Giovanni marchese di
Randazzo, che da essi aveva preso il titolo di duca, col quale era comunemente
chiamato. La corona di Sicilia non ebbe nell’isola tanta obbedienza e tanto
rispetto, come in quel lontano dominio, dove pareva che la distanza tenesse
viva la fiamma del sentimento patrio e la dignità nazionale.
Mastro Mino fece col
capo un gesto di compiacimento.
- Siete dunque
soldato? Bravo! Fra armaiuolo e soldato c’è parentela stretta...
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