In fondo io eccitavo la loro vanità. Prendevo dalle
dottrine degli Illuminati quanto esse dicevano sulla superiorità spirituale
della donna, di cui è un simbolo l’Annunciazione. Non fu laVergine di Nazareth
la eletta per redimere l’uman genere? Non si chinò dinanzi a lei l’angelo
Gabriele? La donna doveva dunque uscire da quello stato di servitù e di
menzogna in cui era tenuta, sotto la maschera della galanteria, della devozione
degli uomini.
Nel mio rituale della Massoneria egiziana avevo
assegnato alla donna una parte importantissima nell’opera di rigenerazione,
sviluppando il bene della Bibbia, che essa era la predestinata a calpestare la
testa del serpente.
Quando
io scrivevo questa parte del rituale, sentiva dentro di me, veramente la grande
verità che vi si nascondeva, perché scrivevo sotto una ispirazione. Molte dame,
dunque, mi stavano attorno, ascoltavano i miei discorsi, ne bevevano le
dottrine, se ne infatuavano, mi sollecitavano di iniziarle. Io eludevo sempre
di rispondere, e allora esse si rivolsero a Lorenza, pressandola vivamente, per
ottenere non una loggia d’adozione, dove esse potevano intervenire senza avere
una vera missione, come figure ornamentali, sibbene una loggia propria, dalla
quale fossero esclusi gli uomini, e dove anche loro potessero venire iniziate
agli alti misteri della teurgia.
Trentasei nomi, dei più belli e più noti di Parigi
erano scritti in una lista; ne ricordo alcuni. Vi figuravano le contesse de
Brienne, de Dessalles, de Polignac, le marchese de Genlis, de Lomènie, de
Bercy, Baussan, le dame de Boursenne, de Trèvières, de la Blanche, de
Monichenise, d’Ailly, d’Auret, d’Evreux, d’Erlach, de la Fare, madama
d’Espresmesnil, madama Boissenier, madama Duval, madama Billet, madame de
Lautret ed altre, i cui nomi mi sfuggono.
Per desiderio di esse e anche perchè non fossero i
lavori disturbati prendemmo a pigione una casa al punto opposto della via S.
Claudio, nella via del Chemin Vert, sobborgo S. Onorato, quasi all’angolo della
via del Sobborgo; un luogo quasi deserto, verdeggiante di orti e di giardini,
oltre i quali si stendeva il vasto piano del Corso della Regina, detto dei
Campi Elisi.
La casa era isolata, aveva una piccola villetta
dinanzi, una dietro più vasta, con un parco. Pareva un nido di amori e di
misteri. Io battezzai la nuova loggia col nome di Isis.
Raccolte in una vasta sala, con la dolce ansia
aspettante di quel meraviglioso che si promettevano, empivano l’aria del loro
dolce sussurrìo. E sorridevano fra loro. Erano quasi tutte giovani, belle,
ardenti.
Alle undici entrarono nella sala, del guardaroba,
dove, secondo era stato loro insegnato, ciascuna si spogliò delle proprie
vesti, e indossò una tunica bianca, di leggera stoffa.che aderiva alla persona,
come quelle che si vedono nelle statue antiche; e strinsero la tunica sui
fianchi con una sciarpa colorata. Ogni gruppo di sei aveva una sciarpa dello
stesso colore; rosa, celeste, verde, nero, violetto, fantasia. In capo un gran
velo.
Così vestite entrarono nel tempio, coperte le pareti
di stoffa scura, intorno alle quali erano disposti trentasei seggioloni tappezzati
di seta nera; e in fondo un trono rilucente d’oro.
Poche lampade opache lasciavano nella penombra la
sala, allora, vestita di bianco, con le insegne del suo grado, e una specie di
corona sul capo, uscì Lorenza. La seguivano due giovani donne, vestite alla
maniera dei guerrieri egiziani, le quali si posero ai due lati del trono.
Lorenza ordinò alle dame di scoprire ciascuna la
gamba sinistra, nuda, oltre il ginocchio; e di alzare il braccio destro, e
appoggiarlo alla colonna vicina. Le due dame in costume egiziano allora con un
cordone di seta, legarono fra loro per le gambe e per le braccia le dame; e
quando questa operazione fu compiuta, Lorenza recitò un discorso, che ne
spiegava il significato mistico.
Io mi presentai in costume di Gran Cofto, e tenni
loro un discorso, a guisa di preambolo sulla scienza ermetica della quale esse
avrebbero appreso i principi, e le leggi e il fine della massoneria egiziana,
che era il benessere dell’unità.
- Vivete felici, – conchiusi, – amate la pace e
l’armonia, temprate le vostre anime ai dolci sentimenti; amate, operate il
bene; il resto è ben poca cosa!
Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure.
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