La
strada di S. Claudio non è molto lunga. Può essere di circa duecento passi
geometrici; comincia dalla strada di S. Luigi e mette sul boulevard. Non vi
sono edifici notevoli salvo il convento delle Filles du Sacrement e il palazzo d’Orviellers. Questo era
all’angolo opposto; una delle sue facciate dava sul boulevard del Tempio. Era
un edificio a due piani, di belle e nobili forme; il cui portone si apriva
all’angolo del boulevard. La corte, chiusa tra le ali del palazzo, aveva un
aspetto grave e solenne, con un portico lastricato, sotto il quale si partiva
la scala con un passamano di ferro, che conduceva al primo piano. Una scala
segreta portava al secondo: una terza scala stretta e tortuosa, dalla parte del
boulevard, era scavata nello spessore del largo muro, e serviva alle grandi
sale, i cui finestrini s’aprivano sopra una terrazza con la ringhiera di ferro.
Giù, al pianterreno erano le scuderie e la rimessa (54).
Mi
piacque, e fui anche soddisfatto della magnificenza e della ricchezza
dell’arredamento.
Avevo
due carrozze nella rimessa, una comune per le mie escursioni, l’altra di lusso,
con dorature, pitture, tende di seta, frange e stemmi di argento battuto e cesellato;
un ricco e bellissimo vasellame d’argento, in gran parte, doni di ammiratori e
di riconoscenti; molta argenteria da tavola, porcellane, stoffe. Nelle pareti,
quadri di buon autore; negli stipi e sulle consolle gingilli e oggetti
curiosissimi, trovati qua e là nelle botteghe di antiquari, acquistati da
marinai levantini, fabbricati o modificati da me: piccoli idoli di bronzo,
scarabei, lampadine, triangoli mistici, occhi di vetro, vetri antichi; tutta
roba alla quale io davo un valore simbolico, misterioso. Altri emblemi e stelle
raggianti, e animali imbalsamati, fra cui un piccolo coccodrillo e un ibis,
erano posti qua e là; e fra essi, sopra una parete, una tavola di marmo nero,
incisa a lettere d’oro la preghiera di Pope, che comincia col verso: “Padre dell’Universo, intelligenza suprema
che governa i mondi, ecc”.
Ciò
dava un carattere singolare alla mia casa, che era così non soltanto la dimora
di un gran signore, ma anche quella di un personaggio misterioso.
Avevo
una servitù numerosa; valletti, lacchè, cocchieri, indossavano livree da
quattrocento lire per una. Lusso che produceva una grande impressione; tanto
maggiore, in quanto io vestivo ordinariamente con una grande semplicità, e
talvolta anche con trascuratezza.
Il
piede di lusso era per me a Parigi una necessità; perché aveva una grande
efficacia in sé e mi guadagnava i parigini, i quali si lasciano prendere
facilmente da ciò che è nuovo, inaspettato, straordinario.
Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure.
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