Questa porta secentesca a
bugna, d’una bella tinta dorata non esiste più; il bastione c’è ancora, ma
sguarnito da un pezzo: esso circonda il torrione meridionale del Palazzo reale,
dominante la porta, e gira sulla piazza ora detta dell’Indipendenza. Allora si
chiamava di santa Teresa, pel convento dei Teresiani che sorgeva a uno dei
lati. Un corpo avanzato, munito di feritoie, faceva come una trincea a questo
lato del bastione, che si prolungava poi per quanto era lungo il Palazzo reale,
e ne sosteneva il giardino, e svoltava a Porta Nuova, di cui primamente era la
difesa. Chi studia la topografia della città, non tarderà a riconoscere che
questo bastione maschera la roccia, forse da questa parte tagliata a picco,
dove sorgeva l’antica rocca o acropoli della Panormo fenicia o romana, divenuta
poi castello, Kasr, degli arabi e reggia nei Normanni, e infine il Palazzo
reale dei tempi più moderni; la quale roccia dominava, come si può intendere
ancora, l’avvallamento del fiume di Maltempo, il cui letto secoli dopo divenne
la via Castro. Nel 1799 non c’erano più fossati da questa parte: e tra il corpo
avanzato e il bastione si formava un angolo riparato, dove vi si poteva battere
comodamente. Il piano aveva allora un aspetto quasi campestre, non vi sorgevano
che poche e modeste case, e due palazzi, uno sullo stradone di Mezzomonreale e
l’altro a dominio dell’avvallamento, e che poi fu dimora di Luigi Filippo
d’Orleans.
Luigi Natoli: I mille e un duelli del bel Torralba.
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