venerdì 25 maggio 2018

Luigi Natoli: Le catacombe di san Michele. - Tratto da: Calvello il bastardo.

Ella udì un brusìo di voci sommesse dall’altro corridoio, ma non distingueva nessuna parola. Si chiedeva dove fosse, guardando ogni cosa con uno spavento che le gelava il sangue.
Erano le catacombe di S. Michele Arcangelo.
V’è sotto la città di Palermo una città sotterranea, scavata nel tufo, nota agli antichi, ora inaccessibile; ed è formata di antiche catacombe cristiane. Un gruppo di esse si distende per tutta quella contrada che dall’antica chiesa di S. Michele Arcangelo va sotto la chiesa di Casa Professa fino a quella dei SS. Quaranta Martiri. Un altro gruppo si trova nel quartiere del Capo, presso S. Agata la Guilla, ed era il ritrovo di una setta famosa tra il cadere del secolo XVII e il principio del seguente: quella dei Beati Paoli.
Altre catacombe si trovano fra Porta S. Agata e l’antica Porta Mazara; altre fuori Porta d’Ossuna.
Queste ultime, scoperte, sono ancora visibili; le altre per ordini viceregi furono chiuse in varî tempi, e sono ora inaccessibili e ignorate.
Le catacombe di S. Michele Arcangelo furono delle più celebri nei secoli andati, giacchè al loro gruppo appartenne una grotta che si disse abitata da San Calogero, nella quale fu eretta una cappella, oggetto di venerazione da parte dei fedeli. Su di essa più tardi sorse la chiesa dei padri Gesuiti, Casa Professa, intitolata appunto a S. Maria della Grotta.
L’ombra che avvolgeva lo sfondo delle gallerie, i loculi scavati da ambo le parti, qualche scheletro che nella penombra mostrava le orbite vuote e spaventevoli, quegli uomini armati, quel brusìo che pareva lontano, quel sentirsi separata dalla vita, e trasportata in un mondo dove la morte pareva avesse la sua sede, tutto ciò circondava d’orrore l’anima della duchessa.
A un tratto risonò un fischio. Allora i due uomini mascherati, le ingiunsero:
- Alzatevi e venite.
Ma ella non poteva alzarsi: le sue gambe si rifiutavano. Fu necessario che quei due la sorreggessero per le ascelle. La condussero così fino alla rotonda, e svoltarono pel corridoio nel quale essa aveva scorto i riflessi di un lume. Si trovò di fronte ad una specie di areopago spaventevole.
Erano circa una ventina di uomini col volto coperto da una maschera, armati, seduti lungo le pareti, e intorno a un tavolo di pietra. Dietro a questo sedeva un uomo, giovane a giudicare dalla freschezza del mento e dalla vivacità dei gesti. Quattro fiaccole ficcate in buchi delle pareti illuminavano la scena.
Ritto dinanzi al tavolo con le mani legate dietro le reni stava un uomo, tremante, fra due mascherati.
A un cenno del giovane che pareva il capo, i due che conducevano la duchessa si fermarono; la duchessa vedeva soltanto le spalle dell’uomo dalle mani legate, ma ne udì tosto la voce e rabbrividì...


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