Da quando era entrato nel forte, ed eran quattro
anni, dopo un processo laborioso, Giammaria era la prima persona con la quale
discorreva; per quattro anni era stato relegato nel silenzio della segreta, guardato
con disprezzo e terrore; oggetto di scherni e di crudeltà, contro le quali non
poteva reagire. Nessuno doveva parlare con lui; neppure il barbiere, che una
volta al mese radeva i prigionieri, non già per igiene o per decenza, ma perché
la barba era segno di giacobinismo.
Aveva dovuto infingere una rassegnazione che non
sentiva; ma era forse effetto della debolezza fisica, questa che gli pareva
forza di rassegnazione.
La condanna era crudele; oltre alla segregazione
in quella piccola, fetida, umida segreta, senza altro mobile che un banco di
pietra sul quale era disteso uno schifoso pagliericcio; era obbligatorio il
digiuno rigoroso per tre giorni della settimana: pane e acqua negli altri, una
minestra di legumi nauseabonda le domeniche. La sua salute ne aveva sofferto; i
suoi muscoli, la sua carne se ne erano logorati.
Egli non poteva sorreggersi con la speranza di una
liberazione prossima o lontana che fosse.
Gli ultimi
quindici giorni
L’arciprete
don Marini e il suo coadiutore, il padre don Filippo Scalini, per quei
quindici giorni, a vicenda avevano tentato ogni via per ammollire il cuore di
quell'uomo, che, per loro, era in preda del demonio. Egli pareva si fosse
chiuso in un mutismo, che nè esortazioni, nè preghiere, nè minacce e neppur torture
eran valse a vincere. Gli avevan punto le carni, gli avevano storto le braccia
per vedere se conservava la sua sensibilità e se quel mutismo fosse un effetto
del colpo apopletico o di pravità d’animo; egli si era riscosso, aveva mandato
un urlo che non aveva nulla di umano, ed era caduto nel suo mutismo. Soltanto i
suoi occhi avevano conservato nella profondità dello sguardo, la loro eloquenza;
e spesso alle insistenti domande degli ostinati padri, esso si era illuminato
di una superiorità sdegnosa, o di una penetrazione così profonda, che quelli se
ne erano sentiti imbarazzare.
Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure.
Nella versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914.
Pagine 884 - Prezzo di copertina € 25,00.
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Nella foto: La cella del conte di Cagliostro.
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